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Lo scorso giugno Charlie Watts, batterista dei Rolling Stones, ha compiuto 80 anni. La sua incredibile carriera con la più grande rock band del mondo è iniziata nel gennaio 1963, quando si è unito a Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones e Ian “Stu” Stewart (amico e fondatore degli Stones che è stato allontanato dal manager Andrew Loog Oldham nel maggio 1963 perché non aveva il look adatto) dopo aver suonato per due anni con i Blues Incorporated di Alexis Korner e lavorato come grafico per alcune importanti agenzie pubblicitarie di Londra.
Poco prima di incontrare gli Stones, Charlie Watts trascorre un anno in Danimarca in uno studio di grafica, poi entra nella band e non ne esce più, diventando l’unico membro insieme a Jagger e Richards ad aver suonato in tutti i dischi della band.
Nel 2021 Charlie Watts è ancora lì, fondamentale nel costruire il groove della band che non ha mai smesso di rappresentare il rock’n’roll.
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Keith Richards una volta ha detto di lui: «Voglio essere seppellito accanto a Charlie Watts. Penso che sia fantastico. Il lavoro più difficile all'interno di una band è quello del batterista. Penso di essere migliorato come musicista solo per poter suonare con lui, che è un uomo fantastico. Il mio obiettivo è quello di diventare cool tanto quanto lui".
Per le prossime date del No Filter Tour americano, che dopo lo stop causato dalla pandemia riprenderà il 26 settembre a St.Louis, Charlie Watts ha annunciato che non ci sarà perché deve recuperare da un intervento chirurgico dopo un check up di routine: «Per una volta sono andato fuori tempo» ha dichiarato il batterista, «Sto lavorando duramente per tornare completamente in forma, ma oggi su consiglio dei medici ho accettato il fatto che questo richiederà un po’ di riposo».
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Al suo posto ci sarà Steve Jordan, 64 anni, batterista delle band di show televisivi famosi come saturday Night Live e Late Night With David Letterman e membroi degli X-pensive Winos, la band solista creata da Keith Richards negli anni ’90. Steve Jordan è un amico degli Stones e ha detto: «Nessuno sarà più felice di me di lasciare la batteria appena Charlie mi dirà che va tutto bene".
Charlie Watts non vuole perdersi i festeggiamenti per i 60 anni dei Rolling Stones che arriveranno nel 2022, e intanto ha voluto lanciare un messaggio ai fan che lo adorano da sempre: «Dopo tutto quello che hanno sofferto a causa del COVID non voglio che chi ha tenuto il biglietto per questo Tour rimanga deluso da un altro rinvio o una cancellazione». La sua ultima esibizione con i Rolling Stones resta quindi quella fatta durante il lockdown nell’aprile 2020 per l’evento benefico Together at Home organizzato da Lady Gaga, in cui Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts hanno suonato ognuno da casa propria una versione di You Can’t Always Get What You Want che è diventata uno dei video più belli e più visti dell’anno. La cosa più incredibile, è che nel video (in cui Mick Jagger canta in un modo irreale come e fosse davanti ad uno stadio pieno), un Charlie Watts molto elegante nel suo maglioncino marrone e molto sorridente, seduto davanti ad una libreria piena della sua collezione di vinili jazz, fa finta di suonare la batteria usando il bracciolo di una sedia e una custodia per strumenti.
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I fan sono impazziti, definendo la scena una delle più belle nella storia del rock. «Charlie che fa air drumming è esattamente quello di cui avevamo bisogno in questo momento» ha scritto uno su Twitter. «La cosa più bella è che Charlie ha passato la vita a fare il batterista dei Rolling Stones e a quanto pare non ha una batteria a casa». Charlie Watts ha spiegato il motivo già nel 1989 in un’intervista: sua moglie Shirley con cui è sposato dal 1964 non vuole che suoni a casa perché fa troppo rumore.
«Non posso suonare a casa quindi per suonare la batteria devo andare in tour, ma per andare in tour devo andarmene di casa e lasciare mia moglie e mia figlia. È un circolo vizioso in cui sono intrappolato da tutta la vita. Ogni volta vado in tour con gli Stones pensando che sia l’ultimo e quando è finito lascio la band».
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Da rockol.it
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Ma che ore sono? Le cinque del mattino? Ma chi cazzo è che telefona a quest’ora della notte?” Ottobre del 1984, siamo ad Amsterdam. Charlie Watts, il batterista dei Rolling Stones è nella sua stanza d’albergo quando riceve una telefonata. Accende la luce, guarda l’ora e si stupisce. Lui non è come gli altri Stones. Sempre fedele alla moglie Shirley, è l’unico a rifiutare le groupies, anche se Mick Jagger e Keith Richards continuano a ripetergli che è pazzo, che la vita è una sola e quella degli Stones è la migliore delle vite possibili.
Persino quando sono stati invitati nella villa di Hugh Hefner, il boss di Playboy, durante il tour americano del 1972, Watts è stato l’unico a trascorrere tutto il tempo nella sala giochi invece che con le conigliette. Insomma, non è normale che qualcuno lo chiami alle cinque del mattino, a meno che sia successo qualcosa di grave. Così va a rispondere.
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È Mick Jagger. Lui e Keith Richards, ma questo Charlie Watts lo saprà soltanto in seguito, sono appena tornati da una notte di alcol ed eccessi vari ed eventuali. “Perché non chiamiamo Charlie?”, dice a Keith. “Beh, lo conosci. A quest’ora dorme”. “Chiamiamolo lo stesso”, dice Mick. Jagger fa il numero della stanza di Watts. “Ehi, dov’è il mio batterista?”, chiede. “Perché non trascini il tuo culo fino a qui?”
Charlie Watts non dice una parola, appende la cornetta, va in bagno, si fa la barba, si mette lo smoking, lucida le scarpe, le indossa. Esce dalla stanza, raggiunge Jagger nella camera di Keith, si avvicina e gli sferra un sensazionale pugno in faccia. Jagger finisce sopra un piatto di salmone affumicato, Keith Richards lo afferra per una gamba impedendogli così di precipitare dalla finestra aperta al ventesimo piano. Jagger non accenna a rialzarsi, guarda Charlie Watts con aria interrogativa. E Charlie Watts gli dice: “Non mi chiamare mai più il mio batterista. Sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!”.
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Questo aneddoto è tratto da “Rock Bazar”, un libro di Massimo Cotto edito da Vololibero Edizioni e Virgin Radio, che raccoglie 575 racconti tratti dall’omonima trasmissione radiofonica che narra storie vere e leggende, eccessi e follie delle rockstar.
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