Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per www.corriere.it
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[…] Quando nel febbraio 2016 Vladimir Putin lo nominò a sorpresa governatore della regione di Tula, […] Aleksey Dyumin […] portò con sé molti segreti e soprattutto un ricco bagaglio di crediti politici e personali nei confronti dello zar.
Nella nuova era dei torbidi inaugurata dalla ribellione […] di Evgenij Prigozhin, per Dyumin sta probabilmente iniziando il tempo di incassarli. È il suo, […] in queste ore a Mosca, il nome più ricorrente per la successione a Sergeij Shoigu , il ministro della Difesa, del quale Prigozhin ha chiesto senza successo la testa, ma che è uscito fortemente indebolito dalle feroci e fondate critiche del capo della Wagner.
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«Dyumin è sicuramente il favorito», dice Sergei Markov, analista militare un tempo vicino al Cremlino, precisando tuttavia che la nomina «non avverrà immediatamente, per non dare l’impressione che Shoigu venga rimosso su richiesta del ribelle».
Nato nel 1972 a Kursk, figlio di un’insegnante e di un medico militare ancora oggi in servizio al ministero della Difesa, laureato in ingegneria militare a Voronezh, Aleksey Dyumin è l’archetipo dei siloviki, gli uomini forti che strutturano la verticale del potere di Putin, di cui è stato guardia del corpo sin dal 1999, quando l’ex agente del Kgb fu nominato premier da Boris Eltsin.
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Rimase al suo fianco nei primi due mandati da presidente e nella breve parentesi tra il 2008 e il 2012, durante la quale Putin cedette la presidenza a Dmitrij Medvedev. E tornò con lui al Cremlino, questa volta come numero due del Servizio di sicurezza presidenziale, prima di essere promosso al grado di generale e nominato nel 2014 vicecapo del Gru, la potente intelligence militare.
Ma per capire il debito di riconoscenza e la stima che ne ha Putin, bisogna andare oltre il cursus honorum di Dyumin. Ed evocare la storia dell’orso, che un giorno si presentò alla porta di una residenza presidenziale, in una non precisata zona di montagna. Putin stava riposando e fu Dyumin a vederlo: «Ci siamo guardati negli occhi — ha raccontato l’ex guardia del corpo — e quello fece un piccolo passo indietro. Io aprii la porta e cominciai a sparare puntando vicino ai suoi piedi, ma senza colpirlo». L’orso si diede alla fuga. Putin, svegliato dai colpi di pistola, ringraziò il suo angelo custode, lodandolo per non aver ammazzato la bestia.
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Ancora più significativi sono i crediti acquisiti sul campo. A Mosca raccontano che fu Dyumin a organizzare nel febbraio 2014 la fuga da Kiev di Viktor Yanukovich , il presidente ucraino cacciato dalla rivolta di Maidan. E l’interessato non ha mai voluto commentare l’altra voce insistente, che lo indica come il vero regista dell’annessione della Crimea […].
[…] Nel dicembre 2014, Putin lo nominò viceministro della Difesa, proprio sotto Shoigu. La sua carriera sembrava inarrestabile, al punto che il suo nome appariva regolarmente quando nei circoli russi si discettava di un possibile successore di Putin.
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Rimasero perciò tutti sorpresi, nel 2016, quando lo zar lo mandò a Tula da governatore. Ma nelle imperscrutabili e misteriose trame del potere russo, anche questo allontanamento avrebbe una sua logica: […] Putin ha voluto metterlo al riparto dagli intrighi e dalle lotte senza quartiere tra le fazioni della bolla moscovita. Vent’anni più giovane dello zar, senza apparenti responsabilità dirette nel disastro della guerra in Ucraina, Aleksey Dyumin sarebbe ora pronto per il salto al vertice del ministero della Difesa. E in futuro forse anche per qualcos’altro. […]
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