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Fabio Monti per il “Corriere della Sera”
Il Barcellona giocherà l’ottava finale di Coppa Campioni/Champions League della sua storia sabato 6 giugno all’Olympiastadion di Berlino. Stasera conoscerà il nome dell’avversario, in bilico fra l’EuroClasico con il Real Madrid e la terza sfida con una squadra italiana (la Juve, dopo Sampdoria 1992 e Milan 1994).
In ogni caso sarà una finale tutta nuova per l’Europa. Il Bayern, come un anno fa contro il Real, si è fermato alla semifinale, ma se nel 2014 era stato travolto dagli spagnoli all’Allianz Arena per un eccesso di presunzione (0-4, dopo aver perso solo 1-0 al Bernabeu), questa volta ha vinto al ritorno (3-2), ma dopo aver compromesso tutto all’andata (0-3), quando ha pagato gli infortuni di Robben, Ribéry e Alaba ed è crollato alla distanza di fronte a Messi e Neymar.
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Con la finale in tasca, Luis Enrique, alla sua prima stagione da allenatore del Barça, può inseguire il titolo nella Liga (quattro punti sul Real a due giornate dalla fine) e la Coppa del Re (30 maggio, finale con l’Athletic Bilbao), sempreché lo sciopero venga revocato.
La partita dell’Allianz Arena sembrava dovesse infiammarsi quando al 7’ Benatia, di testa, ha portato avanti il Bayern su angolo (difesa blaugrana battuta dopo 7 gare senza subire reti), ma è stata chiusa 8 minuti dopo dall’azione travolgente dei tre tenori, che hanno cantato a piacimento di fronte alla linea di difesa bavarese troppo alta per resistere: lancio di Messi per Suarez, Benatia in ritardo e pareggio di Neymar. Il brasiliano non si è fermato e ha firmato anche il 2-1: testa di Messi, gran lavoro di Suarez, scarico per il numero 11, che ha cercato la soluzione più difficile mettendo il pallone fra la mano di Neuer e il palo. Per lui nono gol in Champions League, con il tridente che nella stagione ha toccato quota 113.
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Prima e dopo il secondo gol di Neymar, il Bayern ha giocato molto e molto ha costruito, con uno sforzo che i 70 mila dell’Allianz Arena hanno sottolineato con una partecipazione emozionante, così come Guardiola non ha mai smesso di guidare la squadra nonostante tutto fosse perduto. I tedeschi volevano vincere e ci hanno provato fino alla fine. Prima hanno trovato sulla loro strada grandi avversari e Marc André ter Stegen, portiere (tedesco) di coppa, 23 anni (nella Liga gioca Claudio Bravo), che ha compiuto fra gli altri un doppio intervento su Lewandowski, il secondo impressionante per reattività, con la palla che non ha superato del tutto la linea (40’ p.t.).
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I bavaresi hanno avuto altre occasioni, ma il Barcellona, giocando in discesa, ha fatto vedere numeri di alto valore spettacolare prima di decidere di uscire dal match nella ripresa, interpretata come un’amichevole. Il Bayern ha continuato a giocare, operando l’aggancio (Lewandowski, 14’ s.t.) e il sorpasso (Muller, 29’ s.t.) con i difensori blaugrana già sull’aereo. Grande dimostrazione di forza (il Barça), grande orgoglio fino all’ultimo secondo (Bayern). E un forte abbraccio fra Guardiola e Luis Enrique. Il calcio è anche questo.
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