Estratto dell’articolo di Luca Pallanch per “La Verità”
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Vittorio Cecchi Gori torna a ruggire come il leone della Metro-Goldwyn-Mayer. Nella casa che fu dei suoi genitori, da cui si gode una magnifica vista su Roma, fa il punto sul suo tortuoso passato e guarda con ottimismo al futuro, pronto a lanciarsi in nuove avventure.
Segue le vicende del cinema italiano? Cosa ne pensa della dichiarazione di Pierfrancesco Favino al Festival di Venezia sugli attori stranieri che interpretano personaggi italiani?
«Non parliamo del Festival di Venezia! Io già stavo in polemica perché il progetto di Ferrari di Michael Mann era mio. C’è stata una causa, mi hanno cambiato il copione, allora li ho mandati a quel paese e ho levato il nome. Lasciamo perdere…».
vittorio con torta e oscar
Favino?
«[…] Dice una cosa di buon senso, ma la scelta di un attore dipende dalla storia e da tante situazioni produttive, non si può adottare una regola precisa. Comunque, oggi che il mondo va verso il non doppiare più i film, devi prendere un attore che non stride nel contesto per problemi di lingua. Ci sono poi attori che non li puoi togliere dalla loro realtà, funzionano nel Paese d’origine, ma non sul mercato internazionale. Pensa che avevo pensato a Favino per il sequel de Il sorpasso, insieme a Luca Marinelli, nei ruoli che furono rispettivamente di Gassman e Trintignant».
Il progetto de Il sorpasso lo sta portando avanti?
«Forse non si farà mai, chi lo sa? […] È difficile farlo: il cinema italiano non è che se la passi molto bene…».
Qual è il problema? Mancano i produttori, manca lo star system, è una cinematografia finanziata prevalentemente dallo Stato, per cui non c’è più iniziativa imprenditoriale?
mario e vittorio cecchi gori
«Il cinema non c’è più perché è stato maltrattato rispetto alla televisione. Era uno dei più forti al mondo, è stato invece sbriciolato dando tutte le preferenze al mezzo televisivo. […] gli autori non sono più venuti fuori, la qualità è sparita e abbiamo perso la possibilità di fare film fuori delle regole che avevano successo. […] La maggior parte dei film sono brutti, almeno da quello che leggo».
[…] Non le interessava fare l’imprenditore televisivo e creare nuovi programmi?
«Non mi è mai piaciuto fare la televisione, però come tutti gli uomini di spettacolo me la cavavo piuttosto bene, anche perché in Italia ci vuole poco a fare meglio. Ho portato nel nostro paese Sex and the City. Mi chiamò un cardinale che conoscevo per chiedermi di spostare l’orario di programmazione e lo feci mandare in onda a mezzanotte. La televisione ha un grave limite: con le news entra in gioco la politica. Allora meglio fare il proprietario di un giornale: ti deve piacere un altro tipo di direzione che non è quella del grande produttore cinematografico».
vittorio cecchi gori fiorentina 6
È stato un errore buttarsi nel campo televisivo?
«È stato un errore perché ho messo paura agli altri».
E comprare la Fiorentina?
«L’ho comprata per caso, ma l’ho gestita per passione. L’ho fatto anche bene, si stava per vincere lo scudetto, però, quando mi hanno voluto attaccare, hanno colpito anche su questo fronte perché mi sono battuto per far crescere il valore dei diritti della serie A, anche in funzione delle vendite all’estero. [... ]»
vittorio cecchi gori
Quando ha conosciuto Berlusconi, suo socio a Tele+ e nella Penta Film, che impressione le aveva fatto?
«Prima era diventato molto amico di mio padre. Per far capire il tipo di rapporti che abbiamo avuto, mi invitò alle Bermuda sul suo aereo privato e dormimmo insieme su un divano letto! Da un punto di vista imprenditoriale era bravissimo, il problema è stato quando è entrata la politica nella televisione, e quindi anche di riflesso nel cinema, perché a quel punto la politica ha rovinato tutto».
CECCHI GORI 44
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Qual era la strategia della Penta Film?
«Era nata per fare i film assieme perché finché si stava assieme non si sarebbe litigato. Significava poter vivere in questo contesto con una major che dominava il mercato dei diritti televisivi. Poi hanno mandato a casa Cecchi Gori, anzi non solo me, che non ha alcuna importanza, ma l’intero cinema italiano».
Perché vi siete divisi?
«Hanno deciso loro, non solo Berlusconi, soprattutto le nuove generazioni in seno alla sua famiglia: “I film, se vogliamo, ce li facciamo da soli e non abbiamo bisogno di nessuno”, che poi non è stato vero perché i film bisogna saperli fare. Non credo che Berlusconi ce l’avesse con me».
cecchi gori oscar
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Come socio Berlusconi era ingombrante?
«Finché si faceva il cinema no, perché lui rispettava chi sapeva fare bene questo lavoro. Poi sono diventati troppo grandi gli interessi e sono stato trascinato dagli eventi».
Forse aveva ragione suo padre a fare solo il produttore cinematografico…
«Il produttore sì, ma poi si devono vendere i diritti alle televisioni. Anche mio padre ha beneficiato della vendita dei film alle emittenti».
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Cosa ha provato quando è morto Berlusconi, al quale era legato, nel bene o nel male, una parte della sua avventura professionale?
«Sono morto anche io! Alla fine queste vicende hanno messo a soqquadro anche la mia vita. Berlusconi mi lasciò in braghe di tela il giorno prima delle riprese di Seven e il film non partì. Lo spunto era mio, poi il progetto lo comprò la New Line e cambiò rispetto a quello che avevo pensato io. Glielo dissi: “Noi chiudiamo la società nel momento in cui stavamo per produrre un film che avrebbe guadagnato trecento milioni di dollari”».
vittorio cecchi gori con valeria marini
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È tornato a vivere nella casa dei suoi genitori…
«Mio padre la comprò proprio quando fece Il sorpasso. Io avevo vent’anni e lui quarantadue: non c’era una grande differenza d’età tra di noi. Da allora in poi siamo andati avanti assieme. Sento molto la sua mancanza, tra queste mura ancora di più».
Ha in mente altri progetti?
«Progetti ne ho sempre, sia per film internazionali, sia per commedie. Fanno parte della mia vita: mi vengono in mente, vanno via… Il mio grande sogno adesso è creare una piattaforma Cecchi Gori, anche in ricordo di mio padre, dove poter vedere tutti i film da noi prodotti in più di cinquant’anni di attività, accompagnati da mie presentazioni con ricordi e aneddoti. […]
vittorio cecchi gori mario monicelli dino risi tom cruise
Tra gli attori, registi, sceneggiatori che hanno lavorato per lei, qualcuno le è stato vicino durante le sue vicissitudini giudiziarie?
«La riconoscenza è un libro che ancora deve essere scritto».
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vittorio cecchi gori allo stadio con la madre vittorio cecchi gori vittorio e mario cecchi gori cecchi gori cecchi gori vittorio cecchi gori foto di bacco (3) vittorio cecchi gori con rita rusic