Claudio Plazzotta per “Italia Oggi”
VITTORIO FELTRI - L'IRRIVERENTE. MEMORIE DI UN CRONISTA
La produzione libraria di Vittorio Feltri inizia ad assumere proporzioni interessanti. Nel senso che, con la sua 14esima fatica in uscita (L' irriverente. Memorie di un cronista, per Mondadori), le opere del direttore editoriale di Libero occupano ormai un intero scaffale. Si esce nell' imminenza delle feste di fine anno, ma «non scrivo per la strenna di Natale. Lo faccio perché non voglio disperdere, neanche a me stesso, tutta una serie di aneddoti, di episodi legati ai personaggi che ho incontrato nel mio lavoro».
Come il replicante alla fine del film Blade Runner, perciò, Feltri, romanticamente, non vuole che tutti quei momenti vadano perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. Il burbero brontolone su cui lo stesso Feltri ha plasmato il proprio personaggio pubblico prova invece a raccontare di persone famose, descrivendole attraverso una lente inattesa.
VITTORIO FELTRI GIORGIO GABER
Domanda. Per esempio, mi racconti di Giorgio Gaber
Risposta. L' ho conosciuto quando avevo 18 anni, alla festa dell' Unità di Bergamo, che era l' unico avvenimento interessante in città. Successivamente, quando lavoravo alla Notte a Milano, il direttore mi chiese di intervistarlo.
Iniziammo a frequentarci, a uscire ogni tanto a cena in trattoria, in osteria. E lui, una sera, mi confidò, angosciato, di soffrire tantissimo per essere solo ragioniere. Voleva diventare dottore in filosofia e si era iscritto alla Università Statale di Milano.
vittorio feltri 3
Ma faceva una fatica boia a conciliare studio, lavoro, famiglia. Ci teneva, ma era una vera sofferenza. Allora gli dissi che anche Montale era ragioniere; che Quasimodo era agronomo; che la Deledda aveva la terza media; che Marconi non si era neanche diplomato all' istituto tecnico industriale. Insomma, l' unico Nobel italiano laureato era Pirandello.
Quindi Gaber non doveva soffrire di complessi di inferiorità. Lui mi guardò strano, non credeva tanto alle mie parole. Perché queste cose non le sapeva, e va detto che anche adesso le sanno in pochi. Poi, dopo due giorni, mi telefona: «Ho verificato, hai ragione tu. E allora sai che cosa ti dico? Vaffanculo la filosofia e l' università». Ecco, un punto di vista di Gaber che non è molto noto.
vittorio feltri 1
D. Ho seguito con molto interesse la vicenda della sua casa di Bergamo in vendita e del suo trasferimento definitivo a Milano. Una svolta epocale. Come mai?
R. Ho traslocato a Milano da fine settembre. La mia casa di Bergamo è ancora in vendita. Ho preso questa decisione perché mia moglie Enoe è un po' più anziana di me e non potevo più lasciarla da sola in collina tutta la settimana in una casa grandissima e isolata. Io dormivo sempre a Milano e tornavo a Bergamo solo al venerdì sera. Adesso almeno ci vediamo a mezzogiorno. L' ho fatto per quello, niente di più.
D. Nella imitazione di Maurizio Crozza lei abiterebbe a Milano in via Quadronno
R. Abitavo da solo in via Quadronno, è vero. Adesso la casa di via Quadronno l' ho lasciata a mia figlia, mentre io e mia moglie siamo andati a vivere in una casa con un po' di giardino, così stanno bene pure i gatti.
D. E la giacca regalata a Crozza?
R. Le sue giacche facevano schifo, e allora gli ho detto: già che mi imiti, almeno cerca di imitarmi bene. E gli ho regalato una delle mie giacche. La sua imitazione non mi ha dato per niente fastidio, anzi, ormai sono io che imito Crozza che mi imita. Mi fa molto ridere.
stefania andreoli vs vittorio feltri a 'dritto e rovescio' 4
D. Lei va in tv da molto tempo. Si è sempre presentato vestito elegante, ma parlando semplice, in maniera comprensibile. Da qualche anno, però, ha scelto anche la via del turpiloquio: perché?
vittorio feltri
R. Perché il linguaggio della gente è infarcito tantissimo di parolacce. Beppe Grillo ha fondato un partito sul vaffanculo. E questo mi ha fatto riflettere. Dopodiché si parla tanto di sessismo, che però colpisce di più gli uomini, ci rifletta: quale è l' offesa che si fa più di frequente? Il popolo dice: testa di cazzo. Mentre invece se vuole definire una cosa bella dice: come è figa, quello lì come è figo. Quindi ha vinto la figa, han vinto le donne.
D. Però usare le parolacce è spesso una scorciatoia facile, non trova?
R. Io finché ho avuto i figli piccoli in casa mi sono trattenuto. Adesso, però, sono loro che le usano più di me.
D. Ecco, i figli. Di Mattia sappiamo, fa il giornalista. Le altre tre figlie? Una si chiama Saba, un nome molto particolare
mattia e vittorio feltri premio e' giornalismo 2018 14
R. L' ho chiamata Saba dal poeta Umberto Saba, che mi piace tanto. Saba lavora alla Tim da sempre, dopo il liceo si era iscritta all' università ma non aveva voglia. Fiorenza è farmacista a Milano. Laura ha una società immobiliare: il paradosso è che quella che sembrava la più scema è quella che è invece diventata la più ricca.
D. Quindi si farà consigliare da lei per la vendita della villa di Bergamo?
R. Per l' amor di dio, io mi faccio gli affari miei.
D. In una intervista suo figlio Mattia, parlando della professione giornalistica, ha detto che preferisce consumarsi il cervello che consumarsi le suole delle scarpe. È d' accordo?
mattia feltri con il padre vittorio premio e' giornalismo 2018
R. Il mio direttore Nino Nutrizio diceva a tutti: «Se non avete il cervello, almeno consumate le suole delle scarpe». Mattia ha fatto il cronista molto bene, specialmente al Foglio. Poi anche lui è invecchiato, lo hanno nominato capo della redazione romana della Stampa, e dopo si diventa sedentari.
Come è successo a me: quando ero al Corriere della sera facevo tanti bei reportage. Io nasco soldato, sono rimasto soldato, non mi è mai piaciuto comandare, eppure non ho fatto altro per tutta la mia carriera. È assurdo, ho fatto la cosa che non mi piaceva fare: comandare.
vittorio feltri 2
D. Lei da anni non è più direttore responsabile di Libero. Però ci credono in pochi
R. Giuro, non sono più direttore responsabile. Certo, faccio i titoli. Ma io semplicemente li propongo
D. Ok, ma chi potrebbe permettersi di correggerli, dai
R. Ah, beh, allora che si fottano se non hanno il coraggio. Io, ripeto, li propongo, ma non sono responsabile. Se il direttore mi dice: «Qui magari rischiamo», per me non c' è problema, cambiatelo. Si fa così nei giornali, nessuno è perfetto.
D. Come vanno i conti di Libero, in questa crisi senza fine dell' editoria cartacea?
R. Noi, con tutto il disastro che c' è, chiudiamo il bilancio 2019 con circa 2 milioni di euro di utili, un risultato eccezionale. Però, devo dire la verità, ho affamato tutti. Ma l' alternativa era chiudere.
D. In effetti oggi i giornalisti sono tra le categorie peggio pagate
R. Le faccio un esempio. Negli anni 60 avevo vinto un concorso e lavoravo alla amministrazione provinciale di Bergamo: guadagnavo 120 mila lire al mese, uno stipendio molto dignitoso negli anni 60. Quando, poco dopo, ho cominciato a fare il giornalista, alla Notte, lo stipendio da praticante sotto i tre mesi, quindi lo stipendio minimo, era di 240 mila lire al mese. Il doppio.
vittorio feltri nel 1969
E all' epoca con 490 mila lire ti compravi una Fiat 500. Quando poi nel 1974 dalla Notte passai al Corriere d' informazione diretto da Gino Palumbo, io ovviamente non discussi nulla del mio compenso. Avevo 30 anni, non potevo certo mettermi a discutere con Palumbo. Lui mi fece avere il contratto in busta chiusa, io corsi in macchina, aprii la busta e c' era scritto: un milione al mese. Un sacco di soldi. E ho mantenuto la famiglia alla grande. Il mestiere di giornalista era prestigioso. Ora ti vergogni, dici giornalista o poliziotto è uguale.
vittorio feltri melania rizzoli (4)
D. Chi sono, oggi, i suoi migliori amici?
R. Sono molto amico di Melania Rizzoli, vedova di Angelo Rizzoli, e di Maria Luisa Trussardi, di cui ero compagno di scuola. Ho avuto più amicizie femminili, ma non per motivi sessuali: è che mi trovo meglio con le donne, le stimo di più. Comunque sono amico anche di Aldo Cazzullo, di Antonio Polito, di Gennaro Sangiuliano.
D. Che poi, a ben guardare, sono spesso persone molto lontane e diverse da lei
R. Ma su molti punti ci troviamo. E poi se uno ha idee diverse dalle mie che problema c' è? Si figuri, io per primo non condivido le mie idee, cosa vuole che me ne freghi
VITTORIO FELTRI E MATTEO SALVINI
D. Ha perfino scritto il suo primo libro con Furio Colombo, un altro che parrebbe molto lontano dal suo mondo...
R. Colombo è stato il mio collaboratore numero uno quando dirigevo L' Europeo. Gli feci fare il libro Perché Israele ha ragione, che ebbe uno straordinario successo.Lo allegammo all' Europeo e superammo l' Espresso. Con Colombo ho un ottimo rapporto. Poi la pensiamo diversamente, ma, ripeto, chi se ne frega.
furio colombo foto di bacco
D. E invece quale amico le manca di più?
R. In generale, i miei amici di Bergamo, perché frequentando sempre Milano alla fine diventa difficile. Mi è spiaciuto tanto quando è morto Gigino Pezzoli, industriale tessile della Val Seriana: un uomo di una intelligenza elevata nonostante non avesse un istruzione classica. Lui capiva di economia molto più degli economisti, che, se fossero così bravi, sarebbero tutti ricchi e invece vanno in giro con le pezze al culo.
vittorio feltri melania rizzoli (3)
Adesso io passo tanto tempo con mia moglie Enoe, una persona meravigliosa che mi ha salvato la vita. Siamo sposati da 51 anni. Il suo è un nome greco, credo che significhi «dalla bella mente». Vado d' accordo con lei, ci parlo volentieri. Certo, stare cinque giorni a Milano e solo due a Bergamo era l' ideale. Però anche adesso che ci convivo tutti i giorni, confesso che ci sto bene.
VITTORIO FELTRI CON IL SUO CAVALLO CROCUS
D. I suoi gatti hanno il giardino anche a Milano. E i suoi cavalli?
R. Ne ho ancora due, sono vecchi, li mantengo ma sono a riposo, non li può cavalcare più nessuno. Uno dei due non mangiava più perché aveva i denti guasti. E allora ho chiamato il dentista dei cavalli e ho speso 3.800 euro per farglieli sistemare. Cavoli, appena sistemati si è rimesso a mangiare e adesso sta benone.
rodolfo carlo edoardo de benedetti con il paadre
D. Che ne pensa dello scontro tra Carlo De Benedetti e i suoi figli sulla gestione del gruppo editoriale Gedi?
R. Sto con Carlo De Benedetti tutta la vita. Lui ha fatto il grave errore di dare tutto in mano ai figli. Poi si è accorto della cavolata, ha provato a fare marcia indietro, un tentativo lodevole andato male. Ma non ho antipatia per De Benedetti, neanche un po'. Tra l' altro mi invitava spesso da lui in via Ciovasso, a pranzo.
taylor mega urbano cairo
D. E come vede l' ascesa di Urbano Cairo?
taylor mega urbano cairo
R. Ammirevole, bravo. Come amministratore è fenomenale, lo stimo molto. Certo, poi è uno di quelli che se scrivi che è spettinato si incazza. Il problema di Cairo è che per rilevare tutta la baracca di Rcs si è dovuto fare sostenere da Banca Intesa, e quei soldi li dovrà restituire. Questa è l' unica complicazione, gli auguro di farcela in fretta.
vittorio feltri da giovane
La sua discesa in politica? Non ci credo, cosa ci va a fare, non lo conosce nessuno. Mia moglie, per esempio, pensa che Cairo sia solo la capitale dell' Egitto.
D. Perché continua ad avere la testa di Benito Mussolini su uno scaffale dietro alla sua scrivania?
R. È il regalo di uno spaghettaro qui vicino
VITTORIO FELTRI CON LA MAGLIETTA IN DIFESA DI MASSIMO BOSSETTI
D. Ma la tiene lì per il periodo socialista del Duce, visto che lei è sempre stato socialista?
R. Dai, nessuno nega che Mussolini ne abbia combinate più che bertoldo, ma dal punto di vista storico non si può ignorare. La sa una cosa? Sulla scrivania di Indro Montanelli c' era una statuetta bellissima di Stalin: gli chiesi come mai. Lui mi rispose: «È quello che ha ammazzato più comunisti di tutti, non posso che rispettarlo». Quindi Montanelli poteva tenere Stalin, e io non posso tenere Mussolini?
D. Vabbè, ma lei non tiene lì Mussolini perché ha ucciso tanti fascisti. Nonostante ne abbia uccisi tanti
carlo e rodolfo de benedetti
R. No, certo. Va detto che c' è anche pigrizia: se lo butto via nel cestino, non ci sta. E allora devo smaltire il rifiuto, è complicato. Quindi lo tengo, non ho pregiudizi, che mi frega.
D. Ma i suoi articoli li scrive ancora a macchina?
VITTORIO FELTRI E ORIANA FALLACI
R. Continuo a non avere il computer. Però io miei articoli non posso più scriverli con la macchinetta, perché non abbiamo più i tastieristi. E quindi mi sono dovuto adattare all' iPad, e praticamente ogni riga è una bestemmia. Mi cambia le parole, un disastro, faccio una fatica tremenda. Non è difficile, è fastidioso perché il ritmo della macchina da scrivere, su cui ho scritto per 70 anni, non mi faceva più fare i refusi. Qui, invece, boh, me ne scappano molti. Certo, rileggo, cerco di evitare i danni, però è complicato.
D. Va sempre a pranzo al Baretto?
VITTORIO FELTRI E LA DOMESTICA NERA
R. Sì, ci vado volentieri perché si mangia male e si paga tanto. Ah ah ah, però il posto è bello, dai.
D. Lei è tifoso dell' Atalanta, e poi della Fiorentina. Come mai?
R. A 13 anni, nel 1957, sono andato a vedere Atalanta-Fiorentina. Pioveva, il risultato era sullo 0-0. Il terzino dell' Atalanta, Roncoli, che durante la settimana faceva il farmacista, scivola sull' erba bagnata e resta a terra. Montuori, attaccante della Fiorentina, rimane da solo davanti al portiere, ma, anziché tirare in porta, decide di buttare fuori il pallone per soccorrere Roncoli. Un gesto di sportività che mi fece innamorare di Montuori e della Fiorentina, che poi quell' anno vinse lo scudetto giocando benissimo. Mi ricordo ancora tutta la formazione a memoria.
FELTRI MONTANELLI BERLUSCONI
D. Quindi lei nasce socialista, poi ha la testa del Duce sullo scaffale, appoggia i radicali nelle campagne per l' eutanasia, va a pranzo con De Benedetti, ha diretto il Giornale di Berlusconi... Come si definirebbe?
VITTORIO FELTRI SILVIO BERLUSCONI
R. Sono nato socialista, e fondamentalmente sono libertario. Ero molto amico di Marco Pannella. Che mi diceva che ero un Indro Montanelli ma con un cilindro in meno.
D. Lei è da molti anni una presenza fissa in tv. Cosa pensa dei giornalisti di quotidiani che vanno tanto in televisione e rubano il tempo al loro lavoro principale?
R. Di sicuro non fanno vendere più copie ai giornali. Però andare in televisione fa il bene dei singoli giornalisti, nel senso che dopo essere stati in tv la portinaia li riconosce. Ormai se non vai in tv non ti conosce nessuno. Enzo Biagi diceva sempre che per avere un minimo di buona fama devi aver scritto almeno 3 mila articoli, ma per sputtanarti ne basta uno.
BICE BIAGI VITTORIO FELTRI
D. Enzo Biagi mi evoca il nome di Bice Biagi: io, anni fa, credevo fosse sua moglie
R. È vero, avevo con lei una frequentazione assidua, anche se ero sposato. Non era una cosa clandestina. Dico sempre che la fedeltà è la virtù dei cani, io ho un po' diversificato. D. Nelle sue diversificazioni ha pure suonato il piano R. Da ragazzo facevo perfino il piano bar, per raccattare due lire. Poi, però, se non ti eserciti, perdi l' 80%. Comunque ho un piano a casa, e devo farlo accordare. Assolutamente.