Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
vittorio feltri
È tornato Paolino Isotta, il mio amico Isotta, ce l'ho sulla scrivania, bello corpulento come sempre, com' era in carne e com' è ancora in carta, me lo guardo e averlo qui mi rassicura e mi intimidisce: per giorni ho avuto pudore ad aprirne le pagine, e ne avevo ragioni, perché è un Paolino non musicologo e non polemico, è un Paolino dolce e filiale, figlio di Napoli amata come nessuno ama più la sua città, figlio di Totò.
Il libro che mi ha restituito il mio amico è infatti San Totò ( Marsilio, 302 pagine, 19 euro). Il principe Antonio de Curtis, in arte Totò (1898-1967). A destra, la copertina del libro di Isotta In gioventù mi ero dedicato al pianoforte classico e per questo a volte mi sono sentito titolato ad avvicinarmi alla sapienza di Isotta, venendo respinto non per sua volontà, ma perché le sue conoscenze erano così tentacolari e connettive che, più che maneggiare le sue evoluzioni intellettuali, sovente mi sono trovato a correre loro dietro.
paolo isotta
Questo libro, invece, mi è vicino perché a Paolino somiglia: è quello bagnato nel sugo partenopeo dell'aneddoto e della scaramanzia, nella parte sotto la cintura della religione, dove si venerano più volentieri i santi che Dio; questo sentimento passa attraverso il suo più nobile interprete, Antonio de Curtis.
Totò ha rappresentato per Isotta il terzo volto delle sue passioni vernacolari che con la finezza dei poeti rigirava in aristocratiche: le prime due erano l'utero metropolitano di Napoli (che ha messo dappertutto nei suoi scritti) e San Gennaro, il quale tanto quanto Paolino stesso, è l'incarnazione catto-pagana di una città che per i suoi pensatori è puro spirito, lasciando il santo nella teca a sanguinare (ma poco e non sempre).
Ho raccontato e ricordo di nuovo, perché è il profilo più acconcio che ne potrei fare, una scorribanda su uno scooter cui Isotta mi costrinse negli anni Ottanta, un giorno in cui ero stato mandato a Napoli per un articolo: Isotta venne a prendermi in stazione con la Vespa, mi obbligò a togliere l'orologio e partì come un matto.
PAOLO ISOTTA COVER
A un incrocio si mise a litigare con un altro scooterista insultandolo in un dialetto acrobatico e forbito, dandogli del voi, fino a che, del tutto spazientito, passò al tu e lo ricoprì di contumelie di argomento sessuale.
Tanto quanto Isotta, che si trovò spesso a peregrinare nei sottoscala dei giornali nonostante o forse proprio a causa delle sue altezze letterarie e il suo divincolarsi dalle 'ndrine dei pensatori certificati, anche Totò fino alla morte fu oggetto di discriminazione da parte dell'intellighenzia che storceva il naso guardando le sue gag. Ma l'intellighenzia di solito non capisce niente delle cose non conformi alle convinzioni degli "intellighenti", e per non subire scivoloni di autostima le cestina.
AUTOBIOGRAFIA
paolo isotta
Questo libro, quindi, mentre parla di Totò, parla anche di Isotta, ma in fondo tutti i libri di Paolino hanno una vena nascosta di autobiografia. Il libro per i due terzi conclusivi è la compilazione critica di tutte le trame dei 97 film girati dal Sommo (Isotta dixit) dal 1937 al 1967, ma la prima parte è una sontuosa analisi dell'eredità che l'attore ha lasciato al mondo, compendiando in sé la tradizione occidentale della risata che ci è giunta da Artistofane e da Plauto sulle due sponde del Mediterraneo, passando per il dramma liturgico medievale di cui Totò e Peppino De Filippo sono stati selvaggi cantori gregoriani, maestri dell'improvvisazione, devoti e sulfurei dall'anima "mercuriale, fallica, acrobatica, ingovernabile".
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Sono le radici della comicità ritualizzata già nella preistoria analizzata da Lucrezio (lo scopo è l'irrisione che neutralizza il potere e anche la stessa realtà), sfiorata da Virgilio; e anche della facezia, e quindi a capofitto su Boccaccio e Molière. Totò, che porta in sé anche la tradizione teatrale dell'avanspettacolo vissuto prima del cinema, non ha i limiti del "personaggio": è universale, metafisico, è una "maschera".
TOTO'
Isotta è tumultuoso anche quando, innalzando Peppino, la spalla perfetta, alle altezze che merita, ridimensiona il più celebrato fratello Eduardo: lo descrive come conservatore, «piccolo borghese cantore dei buoni sentimenti e della coesione sociale», mentre Totò è «antiborghese, anarchico e dadaista». Due Napoli che esistono e convivono contrapposte. Non è un caso che sia stato apprezzato e capito da Ennio Flaiano e da Mario Soldati, e non da Alberto Moravia e da Elsa Morante.
toto cerca casa
PIRANDELLO E MOLIÈRE
La risata mossa da Totò, dice Isotta, è surreale, contesta «che la realtà sia percepibile, forse addirittura che la realtà esista», è una risata omerica e shakespeariana per grandezza, molieriana e pirandelliana quanto a sottigliezza. I napoletani che ancora oggi vanno in pellegrinaggio sulla tomba di Totò lo chiamano santo, e Fellini anche lo chiamava così, rimpiangendo di non aver mai girato, per sua colpa, un film con lui.
totò
Che altro fanno i santi, spiega Isotta, se non quello che ripeteva Totò, di essere lieto di aver fatto il comico perché la comicità aiuta la gente a prendere vita come viene e gliela rende più accettabile? L'attore deve essere «come il medico, deve andare dove lo chiamano, dove c'è bisogno di lui». Ma l'uomo de Curtis oltre il palcoscenico aveva una consapevolezza dolente della condizione umana, che nascondeva: «La vita non si sceglie, si accetta».
«La felicità per me non esiste. Ci possono solo essere momenti in cui si dimenticano le cose brutte. La felicità è un fatto di dimenticanza». «Sopporto le disgrazie facendomi guidare dal raziocinio () arrabbiarsi non serve. Sarebbe come inveire perché piove o perché c'è il sole o perché si muore. La morte esiste come la pioggia e bisogna accettarla».
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Leggete dunque questo libro e convertitevi, soprattutto se non conoscevate Isotta e se non vi piaceva Totò. Rimedierete a queste due bestemmie "bianche" e vi farete due amici di Là, che è prudente: il primo per deliziosa conversazione e ottime letture, il secondo, soprattutto se vi toccherà l'inferno, per imparare subito ad allargare le braccia, fare spallucce e prenderla com' è.
isotta toto' – gli onorevoli totò toto' – gli onorevoli toto' – gli onorevoli 2 toto lascia o raddoppia isotta