SGARBI CONTRO REPORT PER IL QUADRO SEICENTESCO: «MI ACCUSANO DI FURTO MANCO FOSSI DIABOLIK»
Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per www.corriere.it
inchiesta di report sul quadro di vittorio sgarbi
Vittorio Sgarbi contro Report e viceversa, infuria la tenzone sul quadro caravaggesco «rapito». Il programma di Sigfrido Ranucci domenica sera su Raitre manda in onda un documentato reportage sul caso, il sottosegretario alla Cultura li diffida per violazione del segreto istruttorio e chiede che la puntata venga bloccata. Al centro della contesa c’è una tela seicentesca di Rutilio Manetti - intitolata «La cattura di San Pietro» – di proprietà del critico d’arte, che racconta di averla rinvenuta, piegata e impolverata, durante i lavori di restauro di Villa Maidalchina, a Viterbo.
Invece secondo Report (che ha investigato insieme ai cronisti del Fatto Quotidiano) risulta rubata nel 2013 dal castello di Buriasco, in Piemonte, e perciò schedata dall’Interpol. I ladri l’avrebbero trafugata tagliandola dalla cornice e sostituendola con una fotografia. Margherita Buzio, la proprietaria del maniero (trasformato in ristorante), denunciò il furto ai carabinieri.
il restauratore gianfranco mingardi - inchiesta di report sul quadro di sgarbi
Il dipinto, stando alla ricostruzione di Report, riapparve poco dopo in un casello di Brescia centro, arrotolato come un tappeto. A rivelarlo è un restauratore, Gianfranco Mingardi, che in passato ha lavorato per Sgarbi. E che sostiene che fu proprio lui, due mesi dopo la sparizione del quadro, a mandargli la tela da restaurare, tramite Paolo Bocedi, presidente dell’associazione Sos imprese Italia, impegnato nella lotta contro mafia e racket e che ha diffidato anche lui la trasmissione: «Report divulga miei dati sensibili, dove abito e dove lavoro, mettendo a rischio la mia vita, ho subito un attentato poco tempo fa, sono pronto a chiedergli un milione di euro di risarcimento». Proprio lui più volte, secondo i giornalisti, si sarebbe recato al castello per provare a comprare il quadro, ma invano.
«Questi raccontano cose che non esistono, che sono pura fantasia, basandosi su falsità, mi accusano di furto manco fossi Diabolik», ribatte indignato Sgarbi. «Se vi fosse un’inchiesta in corso – e a dirlo sono proprio loro - starebbero violando il segreto d’ufficio. O comunque il mio diritto alla riservatezza, visto che mi hanno intervistato e non ho dato la liberatoria».
Il quadro di Rutilio Manetti rubato e quello di vittorio sgarbi
Ma è soprattutto nella sostanza che il sottosegretario contrattacca, punto per punto. «Quel Mingardi, il restauratore, ha lavorato per mia madre, sbagliò un lavoro ma pretendeva molti soldi che non gli furono pagati, da allora cova vendetta. Peraltro lavorava senza mai preventivo, per non pagare le tasse. Il quadro del Manetti lo affidai ad un altro restauratore di fiducia, se serve ne farò il nome. Inoltre è diverso a occhio nudo da quella crosta che sarebbe stata rubata.
A sinistra c’è una colonna e c’è una torcia che nell’altro non ci sono. Si tratta di due tele diverse, è chiaro. L’originale è la mia, l’altra una copia malfatta. Ricordo vagamente di averla vista, credo nel 2008, quando fui ospite del ristorante del castello. La usavano come tenda tra sala da pranzo e cucina, la notai perché era piena di buchi, sventolava già staccata dalla cornice. Chiesi a Bocedi di andarle a fare una foto perché somigliava al mio quadro, tutto qui. Lui non è mai andato a consegnare una tela a Mingardi, non lo conosce proprio, tanto meno in motorino sull’autostrada per Brescia. Che poi farneticano di valutazioni milionarie, l’ultimo Manetti fu battuto all’asta per 22 mila euro».
inchiesta di report sul quadro di sgarbi
Opposta la versione di Ranucci, che va in onda comunque: «Quello che raccontiamo è stra-documentato, i carabinieri stanno indagando dopo la nostra inchiesta, Sgarbi faccia quello che vuole. Mingardi dice che fu lui a contattarlo per il restauro della tela e che gli fu consegnata da Bocedi, in moto, al casello di Brescia. Senza cornice. Perché? Nell’inventario di Villa Maidalchina l’opera non risulta. Come mai nessuno dei vecchi proprietari l’aveva catalogata? I due quadri sono identici e possiamo provarlo. Abbiamo trovato un brandello di tela ancora attaccato alla cornice originale, basta confrontarli».
2 - LA VERSIONE DI SGARBI
Testo di Vittorio Sgarbi
CASTELLO DI BURIASCO - INCHIESTA DI REPORT SUL QUADRO DI SGARBI
Siamo al paradosso , all’insulto , al dilettantismo e alla menzogna sistematica delle pseudo inchieste (con più di 30 articoli contro di me , contro le mie conferenze, contro le mie presentazioni, di mostre e di libri) da parte del “Fatto Quotidiano” e dal pappagallo stitico Antonio Scarsi ,che dice di chiamarsi Andrea Scanzi, ed è abituato a parcheggiare i suoi motocicli nelle aree dei disabili (forse per la consapevolezza della sua disabilità) .Secondo questi dilettanti,un competente non va bene al governo: non deve parlare d’arte.
Eccitati da una vita che non capiscono, nella continua ricerca della bellezza,due giovani disperati e fino ad oggi sconosciuti,Pinocchi Meckinson e Gege’ Bonaccorsi , l’uno dell’infetto quotidiano, l’altro della trasmissione di servizio pubblico “Report”,mi inseguono da settimane in ogni luogo,anche dove non sono,richiedono appuntamenti , soffrono e godono .Ma non capiscono.
CASTELLO DI BURIASCO - INCHIESTA DI REPORT SUL QUADRO DI SGARBI
Non possono capire, nella loro insensata vita, che una persona spenda tutto il suo danaro per acquistare opere d’arte ,e che insieme le studi, che abbia scritto centinaia di libri e saggi, che abbia organizzato mostre in ogni dove, che faccia lezioni e racconti l’arte. E che sia premiato per quello che fa,che e’ davanti agli occhi di tutti.Sbavano, invidiano, sono brutti , untuosi , con l’alito pesante, e si improvvisano ,fra ghigni dolenti,critici d’arte , cercando ogni traccia dei miei passaggi.
CASTELLO DI BURIASCO - INCHIESTA DI REPORT SUL QUADRO DI SGARBI
Ignorano il buono e il giusto. Ignorano che la collezione che io ho raccolto, con il mio impegno, con la mia ricerca e con i danari guadagnati nel corso degli anni, è blindata entro una fondazione dedicata ai miei genitori ,con 500 , dico, 500 opere d’arte vincolate dallo Stato per mia volontà, come collezione. E quindi indivisibili, invendibili, unite da un solo spirito . Adesso si sono superati , vagheggiano di furti , citando episodi inverosimili, accusando persone socialmente impegnate, e utilizzando delatori, con particolare attenzione ad autisti, che raccontano quello che non hanno capito e non capiscono .
Mirabile un tal La Mura che, ignaro di centinaia di battute d’asta e di fatture , pensa che tra i modi di studiare e di ricercare ci sia anche il furto.Improvvisandosi psicologo ,nella miseria della sua vita ,afferma : “Sgarbi è un collezionista compulsivo, quando si trova davanti ad un opera di grande valore salta fuori questo suo lato “.E aggiunge ,per stare dentro e fuori , ed essere intervistato per una volta nella vita : “chi materialmente lo prelevò {il quadro} dal castello questo proprio non lo so, certamente non io”{fra l’altro proclamandosi sospetto}.
vittorio sgarbi
Ho smesso di lavorare per Sgarbi alla fine del 2012”. Si tratta di rivendicatori . La Mura cercava soldi ,e dimentica di dire che ancora oggi lavora , grazie a me, con il padrone che gli ho presentato , Adolfo Vannucci , petroliere.
Stia attento,Adolfo.L’altro,con il profilo del traditore, è un autista di camioncini , e affitta camere inesistenti,autoproclamatosi Social Media Manager”, condannato e arrestato, tale Dario Di Caterino , così credibile e divertente da dirsi in coma , commuovendo i congiunti, per nascondere i suoi arresti domiciliari. Un altro ancora,debole autista,e buon bevitore,tale Kevin,rumeno, colto in stato di ebbrezza e fatto dismettere dalla guida ,è molto ascoltato,nei suoi deliri approssimativi.
sgarbi
A questi personaggi ,credibili e affidabili e senza motivi di astio, si aggiunge un restauratore fallito, Gianfranco Mingardi, molto amato da mia madre , che oggi lo prenderebbe a schiaffi ,e molto da me sostenuto e aiutato affidandogli dipinti e sculture fino a farlo restaurare ,nell’indifferenza dei giornalisti di inchiesta , perfino per Berlusconi, con lauti guadagni. Tu li aiuti, e loro ti pugnalano.
Ma entriamo nel merito dell’ultima avventura inventata dai due giornalistucoli. Vanno a cercare l’ultimo traditore, e trovano il restauratore che , senza aver mai fatto un preventivo e senza mai avermelo proposto, per il suo modesto lavoro chiede centinaia di migliaia di euro, non proponendo documentazione , non offrendo resoconti, fino a dar prova del suo declino nel restauro dell’opera più importante ,e da me notificata allo Stato , della fondazione : il “San Domenico” di Nicolò’ dell’Arca ,impasticciato con orrende vernici,e poi recuperato dalla valorosa e rigorosa Franca Gambarotta ,una vera restauratrice .
vittorio sgarbi sabrina colle
Nasce tra me e lui un contenzioso, per cui io ritengo di doverlo pagare il giusto ,ed egli negozia con il mio bravo e onesto assistente Sauro Moretti 80000€ ,e il resto si fa materia di avvocati.Nel frattempo mi ruba alcune opere consegnategli : un dipinto tedesco del ‘500,una “Vanitas,una mirabile cornice barocca,di cui mi resta il pendant,cere e sculture che e’ incapace di restaurare.Alcune sono state presso di lui anche vent’anni,senza che riuscisse a restaurarle.
Non vedeva l’ora di confidare presunti segreti che non ci sono , e ha iniziato a fare illazioni con caparbia determinazione. Così ha offerto ai due giornalisti di incerta inchiesta due succulenti primizie , benché assai scadute . L’una ,una incredibile storia che non mi riguarda .Un amico perduto acquista un dipinto nero di vernice, e mi chiede un parere: il quadro è illeggibile e io gli suggerisco di portarlo , come egli fece, a Mingardi, il quale, più che pulirlo, lo ridipinge perché la pittura evapora, come accade con i quadri di fattura recente.
sgarbi sangiuliano
L’amico me lo riporta pulito e io mi accorgo che è una copia (forse da Valentin de Boulogne) e quindi, dopo la ricerca su altre copie, il mio collaboratore,infastidito e disturbato dai soliti ,Giuseppe Pinna, stende alcune note generiche .E io non scrivo la perizia.Piu’ di così!Si guardino il Valentin di Roberto Longhi,acquisito in cambio di una perizia.Io mi limito a presumere una copia.Un giorno il proprietario lo manda a ritirare ,e i carabinieri lo ritrovano a Montecarlo.
La storia e’ descritta in una lunga inchiesta iniziata nel 2021 a carico di un amico che aveva dialogato con la mia assistente Sabrina Colle. Un esperto d’arte che ha a che fare con i trasporti delle opere è cosa che non si era mai vista . Ma ora sono accusato per non aver periziato un non Valentin de Boulogne che ,secondo gli infetti, varrebbe 5 milioni di euro e che il proprietario pagò ,a mia scienza, 10000€ .
sgarbi
Scritti fiumi di insensatezze su questo caso, le cui indagini preliminari si sono prolungate ben oltre i 6 mesi previsti dalla legge , arriva la seconda storia : e anche qui bugie , imprecisioni,accuse. Nella bellissima e piena di affreschi e stucchi ,e da ma fatta accatastare e vincolare , Villa Maidalchina che ,con la collezione notificata,e’ patrimonio della Fondazione Cavallini-Sgarbi ,durante i necessari restauri del tetto, condotti intorno al 2006/2007, piegata e molto impolverata, trovo una tela, in presenza di testimoni che ricordano l’accaduto, che mi pare di scuola senese ,e propriamente di Rutilio Manetti . Capire i quadri è una cosa difficile.
vittorio sgarbi in auto
E perfino incomprensibile per neofiti ,avventati e avventizi . Ma una cosa è certa : la pratica delle repliche è diffusissima ,e quasi di ogni dipinto vi sono derivazioni e copie, talvolta assai fedeli perché eseguite sui medesimi cartoni. La qualità’ di un originale e’ rara.
E così , qualche tempo dopo, come apprendo dai laboriosi inseguitori con annessi autisti e panzanisti ,nel 2008 ,presento un libro in un castello,trasformato in ristorante,vicino a Pinerolo, pieno di quadri ,molto modesti, in gran parte copie ottocentesche e novecentesche ,nessun originale,forse venduto e sostituito con falsi,come ho pensato(e dalle fotografie non sarà difficile verificarlo) . Li guardo con divertimento, e fra essi vedo un dipinto molto malandato , assai simile a quello ritrovato da me alla Maidalchina,ancora una copia,e di diverse dimensioni.
VITTORIO SGARBI E GENNARO SANGIULIANO
Dopo qualche tempo(non usavo allora i telefonini per fotografare ,come può ricordare il mio fedelissimo assistente Roberto Saporito) chiedo a due amici che abitano relativamente vicini,uno dei quali il serissimo e legalitario (cresciuto con Antonino Caponnetto)Paolo Bocedi,intollerabilmente accusato e infamato,di andare in quel castello e di farmi una fotografia ( e’ il reato di fotografia),per il confronto tra il mio originale e quella copia.
Mai da alcuno riferita al Manetti , e tenuta, a quanto ricordo ,a copertura del vano cucina fra fuochi ,fumi e lessi ,piena di tagli e di buchi,a far capire quanto fosse considerata.Ora Mingardi ,nel suo tristo desiderio di vendetta ,si esalta mostrando una tela arrotolata che dice essere il dipinto di cui si parla.Peccato che sia una malconcia tela forse del 700,come potrebbe essere quella di qualunque quadro. Nel suo pressappochismo mostra solo il lato posteriore ,e parla di interventi che crede di aver fatto e probabilmente ha fatto a una tela che non mi apparteneva,che non gli ho portato io,e di cui non gli è mai interessata ,come di ogni altro quadro,la provenienza .
GENNARO SANGIULIANO E VITTORIO SGARBI
La riservatezza era la sua migliore qualità: nessuno gli ha mai sentito proferir parola.Ed eccolo garrulo ,come un autista qualsiasi,con i due pinocchi.Infatti ,oltre alla questione generale delle copie che fu la ragione della mia curiosità , i due improvvisati cacciatori ignorano che il dipinto mio ,quello trovato alla Maidalchina, in condizioni relativamente buone , fu restaurato da un altro restauratore , in un altro laboratorio, non a Brescia,con una attenzione ben superiore a quella del sempre più svogliato Mingardi.
Non ne dico il nome per evitare di farlo disturbare dai due neofiti , ma sono pronto a fornirlo, come testimone onesto ,a chiunque voglia fare una verifica sullo straccio mostrato da Mingardi , assatanato di ingiustificata vendetta ,e l’originale che è nella casa dei miei genitori, e che intendo portare nel mio ufficio al Ministero della Cultura per arredo. Se qualcuno potrà dimostrare che quella bellissima opera,di misure completamente diverse( almeno quaranta centimetri per lato) ha a che fare con lo straccio rubato sono pronto a restituirlo a chi non l’ha mai posseduto .
sgarbi
Aggiungo , valutando le mie denunce dei redditi , che i valori di mercato di Rutilio Manetti sono alquanto bassi e che quando lo esposi, proprio per il suo singolare luminismo, per lo spazio architettonico della colonna dietro il sadico giudice, non era affatto,ne’ alcuno lo disse,la “scoperta” della grande mostra di Lucca su “Caravaggio e Pietro Paolini. I pittori della luce”.Era semplicemente inedito.E corredato di una scheda mia e del massimo esperto del pittore Marco Ciampolini.
vittorio sgarbi
In mostra c’erano ben 13 dipinti della mia collezione.All’ultima asta cui è apparso un commovente Manetti con “Le stimmate di Santa Caterina”, di proprietà di Giovanni Pratesi , l’antiquario che molte cose acquistò alla Maidalchina , prima che io ne diventassi proprietario, ha raggiunto in asta da Sotheby’s la cifra record di 22000 euro! Io l’ho battuto e non l’ho acquistato. Gli avventizi farneticavano di centinaia di migliaia di euro, e così il loro rintronato pappagallo. Era il 22 marzo del 2023 .Forse i ladri del castello avevano fatto male i loro conti. Spero di poter acquistare il prossimo Manetti con le cause all”Infetto”e a Report ,diffamatori abituali,pallide copie di giornalisti.