Pierpaolo Lio per corriere.it
vittorio boiocchi
Ci sono gli striscioni dei «Boys San» e della Curva Nord. E il coro «Vittorio uno di noi», intonato dagli ultrà all’uscita del feretro. Chiesa San Materno a Figino: all’interno, lunedì 7 novembre si svolgono i funerali di Vittorio Boiocchi, il 66enne capo della tifoseria organizzata nerazzurra, ucciso in un agguato la sera del 29 ottobre alla fine dei portici, sull’altro lato della strada.
Di fronte alla chiesa si ritrovano in oltre 600 persone, la stragrande maggioranza tifosi, comprese alcune delegazioni della curva gemellata laziale, dei cugini-rivali rossoneri e del Varese.
Alla cerimonia in chiesa hanno presenziato solo i famigliari e i conoscenti più stretti. «È un dolore difficile da provare, il tuo debito con la giustizia lo avevi pagato. Magari avevi sbagliato ancora ma nessuno aveva diritto di toglierti la vita», sono state le parole di una delle tre figlie in ricordo del padre. «Niente più di quello che è successo può ferirci maggiormente - ha aggiunto -. Avevi dei veri amici, dei fratelli, i tuoi ragazzi e la tua curva. Quando ne parlavi non capivo, oggi sì. Hai lasciato tanto a tutti. Seppure pochi sono stati gli anni più belli».
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