"No al fascismo" e "viva l'Italia antifascista" urlati prima e dopo l'inno #PrimaScala pic.twitter.com/i59g6AUUMe
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) December 7, 2023
PAGELLE
Da la Stampa
marco vizzardelli don carlo prima della scala
Sgarbi: Zero
Non c’era ma da Lucca ha tenuto a far sapere quanto fosse bella la regia. Memorabile che abbia definito “memorabile” il balletto che, poiché alla Scala si dava il Don Carlo “di Milano”, non è stato fatto
LA PRIMA DELLA SCALA
ALBERTO MATTIOLI per la stampa - Estratti
Bilancio finale del Don Carlo della Scala: tredici minuti di applausi, misti a qualche buuu per Riccardo Chailly e molti buuu per il regista Lluís Pasqual. Un Don caldo, insomma. La serata si è aperta con un discorsetto del sovrintendente Dominique Meyer che annuncia il noto, cioè che l'Unesco ha appena dichiarato il canto lirico italiano patrimonio immateriale dell'umanità, ma si sa che il governo ci tiene tanto. Il benvenuto per Ignazio La Russa arriva prima di Mameli: «No al fascismo!». Dopo l'Inno, altro strillo, stavolta dal loggione: «Viva l'Italia antifascista!», immediatamente applaudito e anche riconosciuto perché si tratta dell'inconfondibile voce di Marco Vizzardelli, loggionista di lunghissimo corso, che poi ha raccontato che nell'intervallo la Digos lo ha identificato. Tal dei tempi è il costume.
palco reale don carlo prima della scala
La Russa, diplomaticamente, commenta che il grido lui non l'ha sentito. Invece Matteo Salvini naturalmente replica: «Se uno viene alla Scala a urlare ha un problema», dimostrando di non sapere nulla della Scala, di Verdi e dell'opera. Consiglierei di vedere la prima scena di Senso, è anche su YouTube. Roberto D'Agostino dice quel che tutti pensano, compreso Beppe Sala: «Senza Liliana Segre nel palco reale avremo avuto il lancio del fez». Di musica si riparla alla nuova apparizione di Meyer che, alla fine del secondo intervallo, annuncia che Filippo II, il glorioso basso Michele Pertusi, è rimasto senza voce ma avrebbe terminato la recita. Infatti Pertusi compare, canta come può ma sempre con classe «Ella giammai m'amò» e viene molto applaudito, circostanza che non si sa se renda più onore a lui o al pubblico della Scala.
don carlo prima della scala
(...)
Resta il Grande Problema della Scala, difficile sempre, drammatico quando dirige Chailly: gli spettacoli. Dopo gli sciagurati Marelli per Ballo in maschera e Kokkos per Lucia di Lammermoor, Pasqual è l'ennesimo regista ripescato dal passato remoto per fare una regia non regia, in pratica un concerto in costume, tutti fermi immobili a guardare il maestro nelle loro gorgierone griffate Franca Squarciapino (il Don Carlo sta ai costumisti come il Natale ai bambini), mentre non succede assolutamente niente e il Coro è sempre in fila per tre col resto di due. Lo spettacolo, buio, cupo o monotono, non è nemmeno bello da vedere. Il famoso retablo di cui tanto si è parlato alla vigilia, già, tipico della Scala, l'immensa complessità psicologica, politica e religiosa di Don Carlo ridotta ad arredamento, alla fine, si è visto poco.
IGNAZIO LA RUSSA - PRIMA DELLA SCALA 2023
E invece imperversa la scena fissa di Daniel Bianco, un enorme cilindrone rotante, fra la casa a soffietto di Butterfly e il fu gasometro della Bovisa. Allora, concesso e non dato che sia ancora in magazzino, tanto varrebbe riesumare il Don Carlo di Zeffirelli, che certe sciocchezze non le avrebbe mai fatte. Come l'Autodafé dove ci sono un Re di Spagna, un Infante e un Grande di Spagna a capo scoperto e i supplici deputati fiamminghi supplicano con il cappello in testa. E allora questo spettacolo inerte diventa il simbolo della Scala di questi anni, una macchina che del punto di vista amministrativo e finanziario gira benissimo, ma è del tutto priva di una linea artistica e, scusate la parolaccia, culturale.
FRANCESCA VERDINI - MATTEO SALVINI PRIMA DELLA SCALA 2023
Una montagna di soldi, personale, sponsor, sedi, televisioni, grandeur che partorisce topolini come questo Don Carlo, che sembra tarato sul gusto dei turisti o dei La Russa di passaggio (e va benissimo, va pur detto, con l'attuale Zeitgeist politico: vedi i delirii di Sgarbi sulle regie). È un teatro che può permettersi di fare shopping nel supermercato della musica «colta» e prendere dagli scaffali il meglio, certo, infatti i grandi nomi ci sono. Ma non c'è mai un'idea, un debutto spiazzante, una scelta coraggiosa, perfino una provocazione. È una Scala noiosa. E dire che la sua missione non sarebbe certo quella di essere un teatro d'avanguardia; ma all'avanguardia, sì.
riccardo chailly DOMINIQUE MEYER - LILIANA SEGRE - PRIMA DELLA SCALA 2023 LILIANA SEGRE ORNELLA VANONI - PRIMA DELLA SCALA 2023 michele pertusi ornella vanoni prima della scala 2023 anna netrebko dominique meyer mario monti prima della scala 2023 melania rizzoli fedele confalonieri