1. TIM LA BOCCIATURA
Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
PIETRO LABRIOLA
La tensione degli ultimi mesi esce allo scoperto: Vivendi sfiducia l'amministratore delegato di Tim Pietro Labriola. Tutto precipita al termine di un'assemblea annuale che oppone un secco «no» alla politica di remunerazione per il top manager, senza contare le due giornate difficili di Borsa (con un cumulato -9,7%) seguite ai mini rilanci per la rete giunti tanto da Cdp-Macquarie quanto da Kkr.
Da Parigi ne traggono una morale ben precisa: «Tim ha perso venti mesi a discutere offerte che sono state in queste ore chiaramente rigettate dal mercato», dichiarano fonti vicine a Vivendi. «La strategia di Labriola – proseguono – è stata bocciata così come la politica di remunerazione. Sorprende leggere nel comunicato di Tim che il management voglia attribuire la responsabilità di questo chiaro segnale degli azionisti all'astensionismo. È tempo di cambiare passo...».
BOLLORE' DE PUYFONTAINE
Parole che non hanno bisogno di interpretazioni e rappresentano un foglio di via indirizzato all'amministratore delegato e al presidente Salvatore Rossi, anch'egli da tempo nel mirino del primo azionista transalpino.
A scatenare l'ira dei francesi, in particolare, è proprio un passaggio del comunicato post-assembleare. Quello in cui si spiega che «sui risultati» delle votazioni dei soci «ha influito significativamente l'elevato numero di astensioni». Come a dire che la débâcle è solo colpa di Vivendi, non anche un segnale del mercato.
PIETRO LABRIOLA
[…] Nel corso della riunione arriva la conferma per i due consiglieri già cooptati in sostituzione di Luca De Meo e Frank Cadoret, ovvero Giulio Gallazzi (91,9% di voti a favore) e Massimo Sarmi (93,2% di sì), il quale nel frattempo viene designato all'unanimità pure per un nuovo mandato alla presidenza di Assotelecomunicazioni-Asstel dal consiglio generale dell'associazione.
Vivendi, poi, dà prova di forza sbarrando la strada alla sostituzione in consiglio del dimissionario Arnaud de Puyfontaine (ad del gruppo che fa capo a Vincent Bolloré). Non passa Paola Bruno, proprio perché, nell'idea di Parigi, avrebbe cambiato gli equilibri in quanto proposta dal comitato dei gestori che di consiglieri ne esprime già 5. E niente da fare nemmeno per Franco Lombardi, presidente dell'Asati, l'associazione che riunisce i piccoli azionisti, per lo più dipendenti ed ex del gruppo.
MASSIMO SARMI FOTO ANSA
Ora comincia una nuova fase delicata per Tim. Parigi, spazientita, si aspetta un passo indietro di Labriola o comunque che il cda tragga le conclusioni. Ancora non considererebbe la carta della revoca. Per ora. Di certo al centro di tutto resta la questione rete.
Secondo i francesi le cifre piombate sul tavolo (19,3 miliardi da Cdp-Macquarie, 19 miliardi da Kkr, più 2 di earn-out), […] non costituiscono dei rilanci: il miliardo e rotti in più si limiterebbe a prezzare il rialzo delle tariffe all'ingrosso del rame concesso dall'Agcom. Al contrario Labriola è convinto di avere ottenuto offerte compatibili con le valutazioni della media degli analisti e di poter aprire una ulteriore fase negoziale per spuntare nuovi ritocchi al rialzo.
PIETRO LABRIOLA TIM
Vivendi vuole voltare pagina. Inutile, si sostiene, svendere la rete se poi si resta in una situazione precaria. E mentre c'è chi ragiona ancora sulla possibilità di unire le due offerte, Parigi guarda ad altro, all'Opa con cui alcuni fondi potrebbero portare Parigi fuori dalla Borsa («take private»), ma anche alla semplice scissione proporzionale. Una svolta totale, per cui da ieri Vivendi cerca un nuovo capoazienda. L'ennesimo.
2. LA GIRANDOLA DI MANAGER NON SALVA PARIGI LA CAMPAGNA D'ITALIA RESTA APPESA ALLA RETE
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa”
luigi gubitosi
La velocità con cui Tim sfiducia i propri manager ricorda quella con cui l'Italia cambia i governi. Dal 2013 a oggi, alla guida del Paese si sono alternati sette diversi esecutivi; sulla poltrona di capo azienda dell'ex monopolista della tlc si sono avvicendati cinque manager. Addirittura sei si considera il brevissimo interim del presidente Salvatore Rossi che prese le deleghe di Luigi Gubitosi tra novembre e dicembre 2021 (quelle operative passarono subito a Pietro Labriola, nelle vesti di direttore generale).
E l'astensione di Vivendi nell'assemblea Tim di ieri è un chiaro segnale di sfiducia nei confronti dell'ad Labriola. D'altra parte da quando i francesi sono entrati in Tim, nel 2015, il titolo ha perso oltre il 70% del proprio valore e dei vari capiazienda che si sono succeduti solo Flavio Cattaneo […] è stato in grado di far crescere l'Ebitda della compagnia.
AMOS GENISH1
Insomma, la campagna d'Italia di Vincent Bollorè è stata tutt'altro che soddisfacente e nei piani francesi solo la cessione della rete sarebbe in grado di raddrizzarne l'esito. Il desiderio di Vivendi, però, si scontra con la valutazione dell'asset principale del gruppo: i fondi, dai Kkr e Cdp con Macquarie, non hanno intenzione di offrire oltre 20 miliardi di euro; gli esperti di Agcom valutano la rete non più di 25 miliardi, mentre i francesi non vogliono neppure sedersi al tavolo per meno di 31 miliardi.
A farne le spese sono i manager. Il primo, in ordine di tempo, è stato Marco Patuano […] sostituito, a inizio 2016, da Flavio Cattaneo: l'ultimo in grado di far crescere il gruppo, ma troppo indipendente per i francesi che […] lo sostituiscono con Amos Genish […].
flavio cattaneo tim
Genish si è fermato a Piazza Affari neppure 14 mesi: a sfiduciare il manager fu il consiglio nominato dal fondo Elliott, tra polemiche e divergenze sui destini della rete. È durato di più Luigi Gubitosi […]. Sulla rete ora rischia di saltare pure Labriola. Anche se tra gli addetti ai lavori c'è chi inizia a pensare che i francesi cerchino solo di prendere tempo per capire cosa fare dei propri investimenti italiani. A cominciare da Mediaset.
PIETRO LABRIOLA DE PUYFONTAINE BOLLORE bollore de puyfontaine flavio cattaneo tim PIETRO LABRIOLA