dannunzio al mare
1. E D’ANNUNZIO SCRISSE: «VOGLIO MORIRE»
Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Il primo e l' ultimo amore di Gabriele d' Annunzio in un fondo di 500 lettere autografe, donate dall' imprenditore Martino Zanetti al Vittoriale degli Italiani presieduto da Giordano Bruno Guerri, storico ed editorialista de il Giornale.
La donazione comprende anche il manoscritto de La vita di Cola di Rienzo, una tappa importante ma tuttora poco conosciuta nella evoluzione artistica (e politica) dello scrittore. È la prima redazione, il manoscritto è fitto di cancellature e ripensamenti: darà filo da torcere ai filologi.
MUSSOLINI E D ANNUNZIO
L' epistolario invece darà filo da torcere ai biografi. «Io dovrò riscrivere L' amante guerriero» dice Guerri nel corso della presentazione delle carte, svoltasi ieri al Grand Hotel et de Milan, lo stesso in cui D' Annunzio era solito soggiornare quando si trovava nel capoluogo lombardo.
Il primo carteggio risale agli anni 1881-1882. D' Annunzio ha terminato gli studi liceali al collegio Cicognini di Prato, e si è appena trasferito a Roma.
LETTERA DEL VATE DANNUNZIO
Dalla capitale scrive 232 missive a Giselda Zucconi, figlia di Tito, docente di lingue al convitto. D' Annunzio è già incontenibile. Nella lettera del 20 marzo 1882, dice di se stesso: «È fatale che io debba vivere così, sempre in agitazione, in un' irrequietezza indescrivibile, assetato di desiderio, di mille desideri l' uno più strano ed alto dell' altro, dilaniato dall' amore, torturato dall' arte».
La passione dura un anno e mezzo, poi svanisce. La vera novità però è un' altra. Spiega Guerri: «È un periodo poco conosciuto. Di solito viene inquadrato come un momento di formazione in cui d' Annunzio si sprovincializza. Qui scopriamo che arrivò a Roma con le idee molto chiare sul ruolo che avrebbe voluto occupare nella letteratura italiana e perfino nella vita mondana».
GABRIELE D ANNUNZIO
L' altro carteggio donato da Zanetti è composto da 228 lettere alla contessa Evelina Scapinelli Morasso, chiamata dal poeta Manah, Maya o Titti. Siamo nel 1936-1938. La corrispondenza riguarda gli ultimi diciotto mesi di vita del poeta. Le lettere sono tragiche. Da una parte c' è una passione erotica travolgente. Alcuni passaggi sono pornografici e accompagnati da disegni eloquenti.
giordano bruno guerri
Dall' altra parte ci sono la vecchiaia e l' impotenza: «Tu non puoi amarmi. Ed io sono tanto decaduto che non mi ricordo, in una cabala d'or è molti anni, d' aver scelto Amare senza essere amato». La contessa cerca inutilmente di consolarlo.
Al Vittoriale sono già conservate le sue risposte. La donna scrive al Comandante: «Ti supplico di non parlarmi di vecchiaia. Se tu sapessi come in questi due soli giorni di lontananza io ho pensato e desiderato te».
GABRIELE D ANNUNZIO
Evelina cerca poi di stuzzicare la fantasia dell' amante: «Indosso una veste spumosa, fiorita come il tuo giardino». E ancora promette di vestirsi «di tartaruga perché le carezze siano più lente». Nell' ottobre 1937 d' Annunzio tronca il rapporto. Probabilmente la storia è diventata troppo dolorosa, il paragone col passato è insopportabile, forse umiliante. D' Annunzio in una lettera scrive: «Voglio morire».
La consapevolezza della propria decadenza fisica è un filo conduttore del carteggio e spinge a riconsiderare la fine dello scrittore. Dice Guerri: «L' ipotesi del suicidio è già stata formulata dagli studiosi. Io stesso l' ho scartata in passato perché non documentabile. Alla luce di queste lettere, merita almeno di essere presa in considerazione».
dannunzio fazzoletto con il seme dello scrittore
Il fondo ha una valore di 500 mila euro. Martino Zanetti, presidente e titolare di Hausbrandt, marchio storico del caffè, ha conservato queste carte, credute disperse, per trent' anni. Erano appartenute al collezionista Mario Guabello. Zanetti le ha lette e rilette, tenendo quelle giovanili sempre a portata di mano, nel cassetto della scrivania. Ha deciso di donarle «perché è giusto che tornino a casa». Un regalo generoso, il più importante nella storia del Vittoriale.
A Treviso, l' 11 novembre, ci sarà la consegna ufficiale. Il fondo sarà poi segretato per un anno, durante il quale si provvederà all' inventario dei documenti (tremila pagine, che includono anche poesie e discorsi pubblici). A operazione compiuta, sarà messo a disposizione degli studiosi.
Gabriele D'ANNUNZIO
2. LA LETTERA: LA VECCHIAIA RENDE VILE E MELENSO ANCHE UN EROE
Lettere di Gabriele D’Annunzio pubblicata da “il Giornale”
È fatale che io debba vivere così, sempre in agitazione, in un' irrequietezza indescrivibile, assetato di desiderio, di mille desideri l' uno più strano ed alto dell' altro, dilaniato dall' amore, torturato dall' arte, pazzo sognatore che reco il cuore palpitante tra la folla impassibile, e cerco come per fatalità, in nuove cose tormenti nuovi, e vivo nel disordine, e lavoro con la stessa foga con cui tiro di spada, o poltrisco in torpori lunghi e spossanti, e languo nelle penombre lente dei salotti, e bevo avido l'aria vasta e la fulgida luce, prodigo, scialacquatore, temerario, generoso, affettuoso, innamorato di te, triste, gaio, da un' ora all' altra, indomabile e indomato.
(lettera a Giselda Zucconi, datata 20 marzo 1882) Voglio morire... Tu non puoi amarmi.
LE LETTERE DI GABRIELE DANNUNZIO A LUCILA CHITU
Ed io sono tanto decaduto che non mi ricordo, in una cabala d' or è molti anni, d' aver scelto Amare senza essere amato.
(lettera a Evelina Scapinelli Morasso, risalente agli anni 1936-1938)
L a vecchiaia rende vile e melenso anche un eroe.
(lettera a Evelina Scapinelli Morasso, risalente agli anni 1936-1938)
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