Lodovico Poletto per "la Stampa"
l'angelo ribelle jean michel basquiat
La vita a volte è così. Hai tra le mani una fortuna e non lo capisci, finché non sparisce. Poi vai all' inferno per provare a riprenderla. Come finirà non importa. Conta il viaggio.
Ecco, questa è la storia di un uomo che è nato in un' ottima famiglia torinese sessanta e più anni fa: si chiama Sergio Rossi. Ha amato le donne, il mare e l' arte. Con le prime è un galantuomo: i nomi non li fa. Del mare dice «Prima o poi ci tornerò». Ma per l' arte s' è stravolto la vita, ed è finito all' inferno.
Per l' arte ha perso la casa dove viveva, in Crocetta. Ha dormito sulle panchine e nelle auto abbandonate. Poi l' hanno processato, gli hanno detto che era un falsario. Una specie di truffatore. Ma alla fine ha vinto lui. Dimostrando che quel quadro per cui ha fatto qualunque cosa (valore stimato svariati milioni di euro) non è una crosta, un' imitazione. È vero, c' è un parere discordante. Ma tanti sono a favore. E poi è solo ed esclusivamente suo.
jean michel basquiat
Intanto l' opera, che è quella che c' è in fotografia. S' intitola «L' angelo ribelle», ed è stata firmata da Jean-Michel Basquiat: un monumento mondiale della graffiti art. Un capostipite che, nella sua vita brevissima, ha scalato tutto quel che poteva scalare. Ha incontrato ed è diventato amico di altri monumenti dell' arte, tra cui Andy Warhol. Ha amato un monumento della musica: Madonna. È stato sbeffeggiato, alla prima mostra pubblica. Ed è diventato un semidio nella città dov' è nato, New York, e poi in tutto il mondo. Un artista maledetto, forse. Ammazzato dall' eroina dopo aver lasciato all' arte quadri che raccontano tormenti, ansie, ribellione.
jean michel basquiat
Ecco, Sergio Rossi, tanti anni fa, lavorava come cassiere in una banca, ed era amico di una collezionista d' arte italo-americana, Mara Nicodemo. È lei che, prima di salutare l' Italia e Torino per l' ultima volta, e tornare in California, gli dà un bacio e gli regala quel quadro. Valore - inizio Anni 80 - un milione di lire. Neanche mille euro di oggi.
Per vent' anni Sergio Rossi lo tiene arrotolato dentro un tubo porta disegni. Lui ha da andare per mare. E in giro per il mondo a inseguire le sue passioni. Cambia case. Vita. Ripara organi antichi. E il rotolo con il Basquiat lo porta ovunque. Vale poco, ma è un regalo.
basquiat con warhol
Si sa come vanno certe le cose: un giorno ci si alza, si apre il libro dei ricordi e si scopre che la fortuna ti sta scappando di mano. Il Basquiat merita di vedere la luce. Lo fa valutare, lo porta Salisburgo da Rudolf Budja, gallerista che ha fama mondiale, credibilità e sedi, da Miami a Londra. Gli dicono che è vero. Vuol venderlo. Ci sono già dei contatti.
Ma se non sei del mestiere rischi grosso. Lui e il suo amico Stefano, un poliziotto, fanno quel che sanno. Gli altri son vecchi volponi. L' opera si perde. Gli dicono che è a New York per esser autenticata dalla sorella di Basquiat. Ma la fondazione non c' è più. È il 2017. Rossi ha contatti per vendere l' opera e bisogno di soldi.
E fa quel ciò che fanno quelli con l' acqua alla gola: dice in giro di essere disposto a darlo via per un milione.
BASQUIAT MADONNA 1
La storia a questo punto diventa un giallo. Il quadro non torna, e lui, alla disperata, va a fare denuncia in procura. La magistratura indaga. Riesce a riportare «L' angelo ribelle» in Italia, Ma scopre anche che lo skipper vuole disfarsi dell' opera a tutti costi. Sospetta la truffa. Gli sequestra il quadro e lo indaga. È a questo punto che Sergio Rossi scende all' inferno. Da figlio della buona borghesia, si ritrova senza un euro in tasca e campa come riesce.
L' ultimo regalo di quella donna potrebbe salvargli la vita.
BASQUIAT
La storia a questo punto è tutta di perizie. L' esperto della Procura vede l' opera in fotografia e dice «no». I consulenti di Rossi dicono che è autentico Basquiat. Esposto, tra l' altro, alla mostra internazionale di Rio De Janeiro nel 2017.
A cui partecipano galleristi come Budja, quello di Salisburgo. Risultato Rossi poche settimane fa viene assolto: non ha falsificato nulla. Tanto che, scrive il giudice Giulia Casalegno: «Rossi non si rivolge al mercato nero dell' arte, ma procede sempre per vie lecite e ufficiali» per dimostrare che il quadro è autentico.
Fine del processo. Sergio Rossi ora aspetta che i carabinieri gli restituiscano il quadro. Che la sua vita svolti.
basquiat e paige powell a maui
«Ho trattative in corso e certificazioni che dicono che è vero. Posso tornare a vivere».
Nel frattempo abita in una soffitta, nella periferia più periferia di Torino. «Ma prima o poi vado a prendermi anche la mia barca, ormeggiata in Grecia». Rolla l' ennesima sigaretta, si ravviva i capelli ricci e grigi, dice: «Voglio riprendermi la mia vita. E con lei il mio quadro, i miei sogni e miei ricordi». Poi chiude la lampo del Moncler nero comperato ai mercato, e se ne va.
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