Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”
gaetano azzariti
Che il referendum sulla giustizia non si sia neppure avvicinato al quorum (l'affluenza al 20,9% è il minimo storico) non sorprende il costituzionalista Gaetano Azzariti: «Una débâcle totale, ampiamente annunciata». Tuttavia lo interroga su cosa fare per salvaguardare questo strumento.
«Abbiamo un istituto di democrazia diretta al quale il popolo non partecipa. È un segnale grave, un problema per la democrazia. Ma la soluzione non può essere solo abbassare il quorum: nessuno troverebbe ragionevole farlo scendere sotto la soglia del 20 per cento».
REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA BY MACONDO
Professor Azzariti, lei quindi esclude che possa essere utile intervenire sulla soglia di validità per i referendum abrogativi?
«No. Non lo escludo, ma ritengo che l'eccessiva attenzione a questo solo ostacolo abbia distolto dai più logoranti profili che stanno affossando uno strumento decisivo della nostra democrazia. Non di solo quorum vive (o muore) il referendum».
Negli ultimi quindici anni, però, sono fallite otto consultazioni referendarie su nove.
In un quadro generale in cui l'affluenza cala in tutte le chiamate al voto.
«Al di là delle statistiche, se domenica l'80 per cento degli aventi diritto ha deciso di non accedere ai seggi, il vero problema è sicuramente il "tipo" di quesito che è stato proposto.
referendum sulla giustizia 1
Sia in passato sia più di recente, non hanno avuto problemi di quorum referendum su divorzio, aborto, nucleare, acqua pubblica. Temi sentiti, come sarebbero stati quelli del suicidio assistito o della legalizzazione della cannabis, se fossero stati ammessi.
Inoltre, dal 2011 i referendum abrogativi falliscono. È vero. Ma a quelli costituzionali, che pur notoriamente non richiedono un quorum, la maggioranza degli italiani ha partecipato. Il referendum è una domanda alla quale si risponde con un sì o con un no. Deve quindi essere univoco, di portata politica e culturale chiara, coinvolgente».
matteo salvini al seggio per i referendum sulla giustizia
Eppure anche i referendum costituzionali, partecipati dagli elettori, come ricordava, non trattavano temi semplici.
«Toccavano la Costituzione, di cui lasciavano percepire al comune elettore uno stravolgimento tale da provocare una reazione, in un senso o nell'altro. Il problema vero è tornare allo spirito principale del referendum».
I cinque quesiti di domenica scorsa non erano sentiti?
«Almeno quattro di quei cinque quesiti riguardano questioni interne alla magistratura e rapporti tra magistratura e altri poteri o soggetti. Solo uno, quello sul carcere preventivo, riguarda direttamente i cittadini.
referendum sulla giustizia
Non entro nel merito dei quesiti, dico che non sono materie adatte a un referendum. Nessuno di essi si occupa dei problemi fondamentali che ogni elettore percepisce come critici: durata del processo e formazione dei magistrati».
Lei quindi non ritiene che, per non far fallire il prossimo referendum, si possa rivederne il meccanismo?
«In parte. Prima di tutto credo si debba evitare di usare il referendum in termini troppo disinvolti. Quindi penso che un cambiamento debba riguardare più i promotori, compresi i partiti, che le istituzioni».
giuseppe conte al seggio per il referendum sulla giustizia 2
In che modo?
«Deve cessare l'uso politico del referendum: è stato piuttosto evidente in quest'ultimo caso se si pensa che è stato proposto da nove Consigli regionali benché la competenza sulla giustizia non sia delle Regioni. Una strategia strumentale, utilizzata perché non si erano raccolte le firme sufficienti».
referendum sulla giustizia 9
Altri interventi possibili?
«La giurisprudenza sui referendum è piuttosto ondivaga. I quattro criteri fissati dalla sentenza 16 del 1978, redatta dal compianto Livio Paladin, si sono in questi anni moltiplicati e frantumati. Sarebbe auspicabile che la Corte costituzionale definisse una giurisprudenza consolidata sull'ammissibilità. Il Parlamento, poi, dovrebbe rivedere la legge 372 del 1970 che regola lo svolgimento dei referendum.
silvio berlusconi vota referendum sulla giustizia
Anche alla luce della normativa che consente di raccogliere le firme per via telematica. La soglia delle 500 mila firme a sostegno dei quesiti sarà molto più facile da raggiungere. La previsione conseguente è che aumenteranno le richieste. Un fatto positivo, ma per evitare l'eterogenesi dei fini si dovrebbero regolare in modo più serrato le condizioni. E poi c'è un altro intervento che può rivitalizzare lo strumento dei referendum».
Quale?
«Sarebbe opportuno assicurare un seguito parlamentare a quelli che ottengono un esito positivo, per evitare che la volontà popolare legittimamente espressa cada nel vuoto, com' è avvenuto in molte occasioni: dal finanziamento pubblico dei partiti all'acqua bene comune».