Estratto del libro "Il Partito degli Influencer" di Stefano Feltri - in libreria il 15 maggio
stefano feltri
Il lato piú spregiudicato degli intrecci tra diverse operazioni pubblicitarie diventa tanto piú palese quanto piú Fedez si spinge nel campo dell’intrattenimento, dove la dinamica commerciale sottostante al contenuto svapora fino a diventare irriconoscibile.
Nel 2020 il podcast più ascoltato sulla piattaforma Spotify è stato «Muschio Selvaggio»: il format è semplice e sofisticato al tempo stesso, come gran parte delle produzioni costruite intorno a Fedez.
Nasce con la logica dei crossover tra supereroi nei fumetti americani: prendi due personaggi che hanno già un loro pubblico, li fai interagire insieme in uno spazio editoriale nuovo e
speri cosí di raggiungere un pubblico uguale o superiore a quello che ciascuno dei due porta in dote.
fedez luis sal donatella versace
In questo caso Fedez dialoga con lo youtuber e influencer molto palestrato Luis Sal (appare anche il fratello di Luis, Martin). Le chiacchierate vengono trasmesse in versione podcast,
ma anche video su YouTube, a frammenti su Instagram e altri social: niente deve andare sprecato.
Fedez e Luis interagiscono anche con celebrità del mondo tradizionale, il genere di persone che frequenta i talk show, per intenderci: l’intento è chiaro, portare l’intrattenimento targato
Fedez fuori dai social, e dunque arrivano lo storico Alessandro Barbero, il giornalista Enrico Mentana, la cantante mascherata Myss Keta, perfino la quintessenza dell’immaginario
berlusconiano che Fedez ha sempre avversato forse proprio per il suo fascino, cioè Paolo Bonolis e Massimo Boldi.
stefano feltri il partito degli influencer
Oltre ovviamente a Chiara Ferragni, la moglie di Fedez, una che di solito non si concede mai a interviste o show di cui non ha il pieno controllo. Per dare un’idea dei numeri: la puntata con Chiara Ferragni, soltanto su YouTube, conta oltre tre milioni di visualizzazioni.
Gran parte delle puntate non hanno un contenuto commerciale evidente: sono quelle che servono a costruire la credibilità presso il pubblico, sono godibili e brillanti secondo un
format senza tempo che è quello dell’intervista al personaggio, scevra da obblighi di commento all’attualità ma dedicata a far emergere lati inediti di qualcuno molto conosciuto.
Il podcast ha ritmo, è costruito per dare un’impressione di spontaneità e improvvisazione, anche se ovviamente si tratta di un prodotto molto professionale.
Ogni tanto ci sono episodi – peraltro molto interessanti – che servono a raccontare un’azienda, o meglio, una storia d’impresa e la cultura di un brand. Quasi sempre nel mondo della moda: c’è la puntata con Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, quella con Donatella Versace, e poi Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior. Non si trova traccia di sponsorizzazioni, nessuna avvertenza di rapporti commerciali tra i conduttori e gli intervistati.
chiara ferragni muschio seLvaggio
Anche perché probabilmente non c’è alcun contratto diretto di sponsorizzazione per il singolo episodio, ma basta seguire un po’ le puntate della saga di Fedez e della famiglia Ferragnez per capire che quelle interviste si inseriscono in una strategia di lungo periodo, cioè nella costruzione di rapporti stabili e ripetuti nel tempo con i grandi marchi della moda, il cui legame è soprattutto con la moglie, cioè con Chiara Ferragni.
A inizio 2018 Fedez e Chiara presentano al mondo il primogenito Leone fin da subito come testimonial di marchi noti, incluso Versace: i Ferragnez sono infatti una “Versace Family”
e in piú occasioni si immortalano con addosso i capi nero e oro della casa di moda di Donatella Versace, che ha vestito Fedez anche nel giorno del suo matrimonio.
muschio selvaggio 3
Perfino il video della canzone dell’estate 2021, Mille, diventa una forma di product placement oltre che per Coca-Cola, anche per Versace, che disegna gli abiti per Fedez, mentre Gucci si occupa di Achille Lauro, il sodale nell’operazione commercialeartistica.
Il marchio Gcds, invece, si occupa di Orietta Berti. Sia Gucci che Versace in passato hanno disegnato gli abiti per i tour di Fedez fin dal lontano 2017, quando il rapper ironizzava
ancora sui «comunisti col Rolex» come lui (oggi difficilmente parlerebbe ancora di comunisti, e di Rolex può permettersene piú che allora ma ha anche imparato a non ostentare).
Queste relazioni di lungo periodo sfuggono a qualunque paletto della normativa antitrust sulla pubblicità occulta e sui comportamenti scorretti da parte dei brand o degli influencer.
muschio selvatico
Perché i contenuti di «Muschio Selvaggio» sono chiaramente editoriali, ma influenzati dalla relazione con i brand di moda che poi viene monetizzata su altri canali, in altre occasioni, addirittura in modo indiretto (Fedez fa il podcast, ma l’accordo è tra il brand e Chiara Ferragni).
Non c’è niente di illecito o censurabile soprattutto perché nessun regolatore si è ancora posto la domanda su cosa debba essere consentito e cosa vietato. Una disamina del fenomeno Fedez come prodotto di intrattenimento di massa non può trascurare l’ultima mutazione, quella che ha generato la serie The Ferragnez, uscita su Amazon Prime a fine 2021.
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Qui il cerchio si chiude e c’è la celebrazione massima di una nuova egemonia culturale. Sui social Fedez e Chiara Ferragni hanno costruito il loro successo su una impressione di autenticità creata con grande perizia e ancora maggiore professionalità: li seguiamo perché abbiamo l’impressione di accompagnarli nella loro vita quotidiana, nei loro spostamenti, nelle loro lunghe, lunghissime vacanze, perfino nella crescita dei loro figli.
Cosa rimane da raccontare di persone che abbiamo l’illusione di osservare ventiquattr’ore al giorno?
Eppure, Amazon, cioè la più importante delle aziende che ha scelto Fedez come volto, sceglie di trasformare quell’illusione di realtà in un prodotto di intrattenimento tradizionale, spostandolo dal social network allo schermo televisivo.
Forse perché soltanto la finzione può talvolta dire la verità, o forse perché i Ferragnez hanno trasceso la categoria di persone per diventare personaggi, archetipi, tanto sono incistati ormai nell’immaginario collettivo.
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Il drammaturgo Fabrizio Sinisi arriva a sostenere che ormai i Ferragnez vanno osservati con le lenti della teologia, invece che con quelle del marketing o dell’intrattenimento: «In una fusione tra religione dell’ego e capitalismo digitale, ai Ferragnez non serve comunicare quasi nulla: basta l’ostensione. Chi li accusa di essere superficiali, non sa niente di teologia. Perché avvenga il miracolo dell’hype, infatti, l’essere divino non deve dimostrare
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nulla di eccezionale: gli basta vivere».
Secondo Sinisi, «la divinità non è un risultato da raggiungere, ma un requisito già ottenuto, sia pure temporaneamente. Finché i Ferragnez rimangono uno dei volti del presente, la loro
manifestazione è come il divino: inesauribile».
Trascendere i limiti della massa, dimostrare di essere «larger than life», come si dice di tutti i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, è uno dei prerequisiti per avere un peso politico.
Che i Ferragnez ormai hanno conquistato, a prescindere dalle loro intenzioni originali.
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Ma questa alterità assoluta rispetto alla vita dei follower combinata alternata a promessa di comunione è un equilibrio fragile, che si sgretola quando nella narrazione dei Ferragnez
entrano elementi non coerenti con la serenità aspirazionale sulla quale hanno costruito il proprio rapporto con la comunità.
Quando a marzo 2022 Fedez scopre di avere un serio problema di salute che richiederà cure impegnative, sceglie il silenzio per oltre una settimana, poi comunica ai follower il minimo indispensabile, senza dettagli.
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Promette che ce la farà, che condividerà, per dare forza a chi ha problemi simili, ma sia lui che la moglie Chiara scelgono di sottrare questo aspetto difficile della loro storia all’illusione di trasparenza assoluta a cui ci hanno abituato. C’è un pezzo di vita vera, dura e drammatica, che non può entrare nella sceneggiatura del grande intrattenimento permanente targato Ferragnez.
La malattia di Fedez, che già in passato aveva detto di essere esposto al rischio di Sla, congelerà almeno per un po’ anche il graduale ma progressivo sconfinamento di Fedez dall’ambito artistico verso la politica attiva.
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