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    "VOLETE VENIRE A LIPARI? OFFRO UN INVERNO IN FATTORIA" E RISPONDONO TREMILA PERSONE - L'ANNUNCIO DI UN 35ENNE CHE LA DECRESCITA IN-FELICE ANZICHE’ TEORIZZARLA L’HA INIZIATA A PRATICARE ALLE EOLIE. LE TANTE RICHIESTE POTREBBERO ISPIRARE UN REALITY – “È L'EFFETTO DI QUELLA PANDEMIA CHE HA VISTO SORGERE PANIFICATORI DOMESTICI E AGRICOLTORI DA BALCONE. E NE HO LA CONTROPROVA, PERCHÉ…”


     
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    LAURA ANELLO per la Stampa

     

    lipari lipari

    Per avere la prova di quanto il mondo sia cambiato, in bilico tra il lockdown passato e la paura di subirne un altro, bisogna venire qui, a Lipari, la più grande delle isole Eolie, in cima alla collina da cui ogni sera il sole si tuffa sul mare. Qui, e guardare il sorriso geniale e le mani callose di Luigi Mazza, 35 anni, uno che la decrescita anziché teorizzarla, è venuta a praticarla dopo la sua laurea in Comunicazione a Tor Vergata.

     

    Qui, in quella che era la casetta delle vacanze di famiglia dove un padre calabrese morto troppo giovane e una madre siciliana lo portavano sin da bambino con le sorelle. In questo durissimo paradiso terrestre dove Luigi vive da solo (asini, galline, zolle di terra da dissodare, semine da fare, ortaggi da raccogliere, sveglie all'alba) vogliono venire adesso in più di tremila da tutto il mondo. Giapponesi, neozelandesi, americani e moltissimi italiani.

     

    lipari luigi mazza lipari luigi mazza

    Sono quelli che hanno risposto al suo annuncio su Facebook in cui cercava qualcuno disponibile ad aiutarlo da novembre a febbraio sull'isola. «Casella mail e whatsapp intasati - racconta - pioggia di telefonate, persino la richiesta di girare un reality».

     

    L'umanità che gli si è parata davanti è un catalogo straordinario dei nostri tempi: «Un ragazzo di Bergamo in fuga con la sua bici che non riesce a tornare a casa per ansia e claustrofobia, una coppia di giapponesi, bloccati in Europa da marzo, che hanno deciso di restare nomadi fino alla fine della pandemia, e vivono tagliando legna e mungendo capre e vacche; una donna alla quale dopo il divorzio hanno sottratto il figlio, che non vede ormai da cinque anni, e che stremata da una battaglia legale persa ha deciso di vivere nella natura, lontano da città e tribunali.

     

    luigi mazza luigi mazza

    Un'etologa che studia il comportamento dominante delle galline ovaiole su quelle non ovaiole; un vedovo che non riesce a stare nella casa dove non c'è più sua moglie; una donna che non vede la sua compagna da marzo, da quando hanno chiuso le frontiere. E poi un'altra donna che vive in camper perché non può pagarsi un affitto, e dopo aver portato il figlio a scuola va in un bar con la connessione a internet per lavorare a distanza. E anche quella coppia di ottantenni, che vorrebbero averne venti di meno».

     

    Come il Nanni Moretti del film Caos Calmo, Luigi Mazza si è sottratto al nulla della frenesia e ha acquistato una nuova centralità. È il mondo che adesso vuole scappare insieme con lui. «È l'effetto di quella pandemia che ha visto sorgere panificatori domestici e agricoltori da balcone - riflette in una pausa del lavoro - unito allo smart working. E ne ho la controprova, perché un annuncio analogo l'ho fatto anche negli anni scorsi, ma ha avuto solo qualche decina di risposte».

     

    Alla fine l'hanno spuntata due coppie di innamorati: due ragazze, una di 25, l'altra di 30, che arrivano dall'Emilia, e due giovani di Marsiglia. «Per accontentarli ho diviso il periodo a metà», spiega. Ma che cosa avevano di speciale rispetto agli altri? «La condivisione di una certa visione del mondo, lavori alienanti lasciati alle spalle, esperienze in fattorie, aziende agricole, permacultura. Sono persone che condividono una riflessione sulla possibilità di un'economia circolare, sulla riduzione dei rifiuti, sull'autosufficienza. Io spero di imparare da loro, di condividere.

     

    lipari lipari

    Dopo il lockdown l'idea di un altro inverno in solitudine mi pesava troppo, e poi voglio la libertà di andare a trovare la mia fidanzata a Roma. Fa la stilista, ma sogna di venire qui». Quanto c'è di utopia da slow life in quest' ansia di fuga? «La differenza sta sul pratico. Tanti teorizzano, sognano, ma la sfida comincia quando hai a che fare con le gelate, con le piogge che non arrivano. Io sono scappato dalla mia vita precedente quando è morto mio padre e sono entrato in crisi». Nostalgia? «A volte. Ma, tra i miei dubbi, la bilancia pende sempre per questa scelta, e penso che ci voglia più coraggio per vivere in una grande città che su un'isola in mezzo al mare».

    OSPEDALE LIPARI OSPEDALE LIPARI

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