Alberto Pinna per corriere.it
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Gianfranco Zola, fantasista del calcio (Napoli, Parma, Chelsea, Cagliari, Nazionale), stava per essere rapito, ma lui non ha mai saputo niente. Fabrizio Maiello, ex calciatore anche lui, sedicente malavitoso con aderenze nelle bande della Comasina (Renato Vallanzasca) e della Magliana, ha rivelato il progetto di un sequestro di persona con vittima designata Magic Box.
«Lo avremmo seguito con due macchine per speronarlo in strada e farlo salire su un’altra vettura — ha rivelato a un sito web — poi si è fermato al distributore di benzina e quando lo stavamo aspettando si è girato verso di noi per chiederci se volessimo un autografo. In quel momento ho pensato ‘ma cosa stiamo facendo?’ e abbiamo lasciato stare». Il rapimento sarebbe stato progettato e non realizzato nel 1994, quando Zola giocava nel Parma. L’episodio è di incerta attendibilità: negli anni ’90 la stagione dei sequestri di persona andava esaurendosi in Sardegna e anche nelle regioni del centro Italia (Toscana e Emilia) prese di mira da Anonime sarde e bande della Ndrangheta.
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L’incontro
Sullo specifico «incontro» al distributore di benzina raccontato da Maiello non risultano indagini di magistratura né di polizia, Gianfranco Zola – che è sardo di Oliena (Nuoro) - non può ricordare gli incontri casuali, migliaia, nei quali è stato avvicinato da tifosi che gli chiedevano l’autografo. E anche i trascorsi di Maiello suggeriscono prudenza: ex giocatore della primavera nel Monza, a 18 anni il primo arresto dopo la sparatoria a un posto di blocco; ripetutamente in carcere per rapine, nella squadra dei detenuti giocava da mezzala, lo chiamavano Maradona.
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Ora ha 56 anni e chissà perché ha deciso di svelare quella vicenda: «In quel periodo ero latitante. Siamo andati a vedere qualche allenamento del Parma. Ci era venuta l’idea di un rapimento lampo di 24/48 ore per richiedere il riscatto a Tanzi». Callisto Tanzi era il proprietario di Parmalat e presidente e finanziatore del Parma. «Al distributore di benzina Zola ci è venuto incontro sorridendo, gli ho detto che ero un tifoso del Napoli e gli ho chiesto un autografo. Gli ho dato la mia carta d’identità e lui l’ha firmata». Poi Zola è risalito in auto, Maiello e i suoi complici lo hanno seguito: «I miei compagni mi dicevano di speronarlo, io non volevo.
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L’avvocato
Dopo un paio di chilometri ho suonato il clacson, l’ho salutato e l’ho lasciato andare». A 56 anni, Gianfranco Zola è stato uno dei più forti trequartisti italiani: 35 presenze in Nazionale, 10 gol, dribbling ubriacanti, micidiali punizioni dal limite dell’area, quasi «baronetto» di sua maestà la regina Elisabetta (grande ufficiale all’ordine dell’impero britannico) nel 2004 per meriti sportivi. Ora è vice allenatore del Chelsea, divide il suo tempo fra Londra e l’Italia, ritorna spesso in Sardegna.
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Da una ventina di giorni è in «silenzio stampa» per il delicato momento societario e tecnico del Chelsea (Sarri alla Juventus, la vicenda di Lampard). Questa storia di Maiello? «Sono passati 25 anni - dice il suo procuratore avvocato Fulvio Marrucco – e non è possibile ricordare niente. Siamo stati colti di sorpresa. La vicenda sembra essere un po’ inverosimile… La firma sulla carta d’identità sembra comunque essere quella di Gianfranco». Ma un gesto di cortesia di un campione a un tifoso può confermare un fugace incontro, non supportare il progetto di un rapimento. «Zola ha dato decine di migliaia di autografi — fa notare l’avvocato Marrucco — una volta era così; oggi si fa con i selfie».
gianfranco zola jpeg GIANFRANCO ZOLA AI TEMPI DEL NAPOLI gianfranco zola