Ugo Magri per "La Stampa"
Il governo ha concordato con la maggioranza una tabella di marcia per le riforme. In pratica, ha annotato alcune date sull'agenda. La prima cade il 29 maggio: dibattito in Parlamento per approvare due ricche dichiarazioni di intenti (una alla Camera, l'altra al Senato). L'indomani Letta nominerà una ventina di esperti per dare una mano a redigere la Costituzione futura.
LETTA, ALFANO, SACCOMANNIE venerdì 31 maggio, in tempo per celebrare degnamente la festa della Repubblica, il Consiglio dei ministri sfornerà un disegno di legge che consentirebbe alle Commissioni Affari costituzionali di lavorare insieme senza pestarsi i piedi. Come? Pescando 20 membri da una parte, 20 dall'altra, e insediandoli in un supercomitato. Inutile dire che, per mettere in moto il Comitatone, sarà necessaria una modifica alle procedure costituzionali fissate nell'articolo 138.
enrico letta e alfanoDunque passeranno mesi affinché i Quaranta si pongano all'opera. Nel calendario che Letta ha discusso di buon mattino con i capigruppo Pd-Pdl-Sc, è previsto che un primo via libera del Parlamento arrivi entro luglio, e il secondo sotto Natale. A quel punto il Comitato potrà tuffarsi nell'esame delle proposte che gli «esperti» avranno nel frattempo elaborato.
epifani nciampa a coloriEscluso che si arrivi al dunque nel 2014, ben che vada il Parlamento metterà un timbro l'anno successivo. E perfino nel caso che la riforma istituzionale venga approvata dalle Camere a larghissima maggioranza, si terrà comunque un referendum confermativo. Chiaro il tentativo di coinvolgere gli italiani.
Prima di tutto questo, però, c'è un piccolo-grande ostacolo: la riforma elettorale. Su quella vigente (Porcellum) pende un verdetto di illegittimità da parte della Corte costituzionale, che potrebbe calare la mannaia tra pochi mesi. Secondo il premier, una sentenza siffatta «avrebbe effetti molto pesanti sulla legittimità di questo Parlamento e di questo governo». Sarebbe la premessa di un «tutti a casa». Letta gradirebbe evitarlo «mettendo in sicurezza la legge attuale».
EPIFANISta pensando, d'intesa con il Colle, a un miniaggiustamento del Porcellum da fare entro il 31 luglio. Poi, una volta definita l'architettura delle riforme, ci si potrebbe tornare sopra per definire un congegno più consono (crescono tanto a destra quanto nel Pd le spinte per un semi-presidenzialismo alla francese, accompagnato da un doppio turno proprio come al di là delle Alpi).
Berlusconi in tribunaleAnche di questo, anzi soprattutto di questo, s'è ragionato nella riunione coi capigruppo. L'unica certezza, spiega il ministro Quagliariello, è che «siamo giunti all'intesa per fare una norma di salvaguardia» in grado di parare una bocciatura della Consulta. Più in là di questo, i partiti della maggioranza non sono andati. «Che cosa ci sarà dentro questa salvaguardia», riconosce con onestà il ministro Quagliariello, «io ancora non lo so... Al momento ci sono valutazioni diverse tra i partiti».
Gaetano QuagliarielloIl Pdl vorrebbe una soglia al premio di maggioranza e lasciare intatto l'obbrobrio delle liste decise dall'alto. Una riforma «light», la definisce Brunetta. Il Pd, viceversa, vorrebbe disfarsi del Porcellum per tornare alla legge precedente, il Mattarellum: ma il Pdl non la vuole, Scelta Civica ancor meno. Per cui si annuncia martedì o mercoledì una direzione dei Democratici molto agitata. Contro il «Porcellinum» si schierano parecchi parlamentari, dietro i quali si intravvedono le ombre di D'Alema, di Renzi, dei prodiani.
Temono ciò che il segretario Epifani dice a voce alta: di trovarsi fino al collo in una «palude». Con una legge elettorale transitoria che non permetterebbe a nessuno di vincere in caso di elezioni. In pratica una polizza sulla vita per il governo Letta e per l'alleanza con Berlusconi.