Estratto dell’articolo di Giovanni Sallusti per "Libero quotidiano"
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Se l’anacronismo è un gioco truccato contro il tempo, l’anacronismo applicato alla grecità, addirittura alla sua imperscrutabile genesi omerica, è un gioco imbizzarrito contro noi stessi, contro quel che siamo ancora prima di nascere, uomini occidentali. Ed eccolo, l’anacronismo Woke supremo, citiamo letteralmente: “Il genere di Achille. Una prospettiva queer e trans sull’Iliade”.
Pare il frutto di una gara goliardica tra redattori di Libero ad escogitare la caricatura più assurda del politicamente corretto, è la realtà. E non una realtà qualunque, bensì quella andata in scena due giorni fa alla Scuola Normale Superiore di Pisa, sotto forma di seminario tenuto da tal Mar Rodda, direttamente dal Merton College di Oxford.
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[…] L’ansia arcobaleno nella letteratura classica era oggettivamente un filone ad oggi sconosciuto, ma c’è poco da ridere, anzi bisogna resistere alla tentazione di fermarsi alla superficie (involontariamente) comica che emerge dalla riscrittura “correttista” della civiltà antica. Perché l’operazione è uno stadio ulteriore rispetto alla stessa Cancel Culture: è una sorta di Reset Culture, dove è confermato tutto il patrimonio letterario, dai poemi epici ai dialoghi lucianei, ma è anche tutto aggiornato in base alle paturnie ideologiche dei resettatori.
scuola normale di pisa
[…] Il rapporto tra Achille e Patroclo, ovviamente, ha una netta eco omosessuale, ma bisogna intendersi in che senso. I classici successivi, ad esempio, lo interpretarono alla luce della pederastia pedagogica tipicamente greca, non replicabile in altri contesti. È questa sostanzialmente una relazione, con connotazione erotica ma anche iniziatica e conoscitiva, tra un adulto detto erastès (traducibile come amante) ed un ragazzo più giovane chiamato eròmenos (amato). In questa direzione andarono sia Eschilo, che nella tragedia I Mirmidoni descrisse il rapporto tra i due eroi come esplicitamente sessuale, sia Platone, che nel Simposio li indicò espressamente come amanti.
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La tradizione successiva riprenderà più o meno direttamente questa chiave omoerotico-pedagogica o raffigurerà in ogni caso i due come legati anche carnalmente (vedi Shakespeare nel suo Troilo e Cressida), senza mai mettere in discussione la parallela eterosessualità sostanziale di Achille (che d’altronde è alla radice stessa dell’“ira funesta” contro Agamennone, colpevole di sottrargli la schiava Briseide, motore narrativo dell’intera Iliade). Ma attenzione, tutto questo non sfocia nemmeno in una “bisessualità” alla maniera dei moderni, non fa di Achille un archetipo Lgbt.
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Per sbrogliare la matassa conviene rileggersi Eva Cantarella, insigne grecista, che nel suo “Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico” analizza come segue il rimbrotto della madre Teti, secondo cui Achille deve continuare a vivere, dimenticare Patroclo e prendere moglie “come giusto che sia”. “L’esortazione della madre al figlio... sembra un invito ad accettare quella che, per i greci, era una regola naturale: raggiunta una certa età, bisogna porre fine alla fase omosessuale della vita e assumere il ruolo virile con una donna”.
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Insomma, ci si riferisce a un complesso itinerario di ascesa dell’eroe-guerriero greco che contempla una fusione inestricabile e ai nostri occhi spesso indecifrabile di ruoli sociali e relazioni affettive e sessuali, che pare assai arduo ricondurre al carnevale arcobaleno e all’ideologia di genere del secondo millennio dopo Cristo. A meno di fare a pugni col tempo, come pare sia consuetudine (anche) alla Normale.
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