Francesco Malfetano per il Messaggero
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Le vacanze sono appena finite, forse però sarebbe meglio non disfare i bagagli.Questione di vita o di morte.Secondo uno studio finlandese infatti, prendersi dal lavoro più di tre settimane di ferie all' anno riduce in maniera significativa il rischio di morte. La ricerca - presentata al Congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) in corso a Monaco di Baviera - ha dimostrato che le vacanze possono avere un potente effetto anti-stress e che quindi, a lungo termine, sono in grado di proteggere la nostra salute.
«Non si può pensare che avere uno stile di vita sano possa compensare l' effetto negativo del troppo lavoro o dell' assenza totale di ferie», avverte l' autore del lavoro Timo Strandberg dell' Università di Helsinki. Dello stesso avviso è anche Carlo Gaudio, capo del Dipartimento universitario di Scienze cardiologiche della Sapienza di Roma: «Sicuramente al giorno d' oggi fare tre settimane di vacanze è un lusso per pochi e sinonimo di uno standard di vita elevato, a cui si associano migliori cure e mezzi preventivi».
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Allora, continua Gaudio, sarebbe meglio rovesciare l' ottica del problema: «Da questo studio abbiamo la conferma che periodi prolungati di lavoro e di fatica con poche ore di sonno aumentano il rischio cardiovascolare». Secondo il professore più che sul prolungare le ferie «ora bisognerebbe concentrarsi sull' evitare stress eccessivi al rientro a lavoro. Il tutto con una giusta moderazione - spiega Gaudio - È necessario fare in modo che le prime giornate in ufficio non siano troppo impegnative o comunque che gli sforzi siano ben distribuiti».
IL CAMPIONE In realtà la scoperta finlandese è frutto di un risvolto inatteso di una ricerca che intendeva dimostrare come cambiare stile di vita riducesse la mortalità. Il maxi-studio è durato più di 40 anni e ha coinvolto 1222 uomini - principalmente dirigenti di mezza età - con almeno un fattore di rischio cardiovascolare, ad esempio il fumo o l' ipertensione, il colesterolo alto o il sovrappeso.
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Per decenni i ricercatori finlandesi hanno monitorato lo stato di salute dei candidati, cercando di accertare se a un cambiamento drastico nel loro stile di vita - come smettere di fumare o perdere peso - corrispondesse una riduzione del rischio cardiovascolare. I risultati dei primi anni sono stati positivi: i 612 uomini che avevano modificato le proprio abitudini hanno visto il rischio abbassarsi del 46%. In maniera paradossale però, sul lungo termine la mortalità tendeva ad aumentare.
A questo punto gli esperti sono andati a controllare il campione analizzando altri fattori, come qualità e quantità di sonno, quantità di lavoro e durata delle vacanze annue. Ebbene: è emerso che chi era solito trascorrere almeno tre settimane consecutive in vacanza aveva un rischio di morire inferiore del 37% rispetto a chi invece aveva ferie più corte.
Lo studio quindi, evidenzia come la gestione dello stress sia fondamentale nella riduzione del rischio cardiovascolare, almeno quanto un corretto stile di vita.
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Prendere una pausa adeguata dal lavoro, oltre che a livello psicologico, ha un impatto determinante anche sulla salute fisica.
I CONSIGLI «Gli uomini con ferie più brevi - ha precisato Strandberg - hanno lavorato di più e dormito meno di chi ha trascorso vacanze più lunghe». Così facendo si annulla qualsiasi beneficio dell' intervento sullo stile di vita e, aggiunge, alla fine «l' intervento stesso potrebbe aver avuto un effetto psicologico negativo aggiungendo ulteriore stress». Oggi, sottolinea lo scienziato, le cose sono diverse: la gestione dello stress è raccomandata per le persone a rischio o affette da malattie cardiovascolari e i farmaci attuali sono più efficaci. «I nostri risultati - conclude - suggeriscono che la riduzione dello stress sia una parte essenziale dei programmi volti a ridurre il rischio cardiovascolare». Insomma, le vacanze fanno bene al cuore, ma solo se durano più di tre settimane: e a fine agosto forse c' è ancora tempo per partire.
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