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    WALTER BIOT AVEVA UN INCARICO DI PESO AL MINISTERO DELLA DIFESA: ERA ALL'UFFICIO POLITICA MILITARE E PIANIFICAZIONE, DOVE PASSA OGNI DOCUMENTO CLASSIFICATO E SEGRETISSIMO, ITALIANO E STRANIERO - LO STAFF DEL SUO UFFICIO CONCORRE A FORMARE LE DIRETTIVE IN TEMA DI SICUREZZA E DIFESA E POI LE TRADUCE IN DIRETTIVE TECNICO-MILITARI. IL SUO RUOLO LO HA PORTATO A RAFFRONTARSI CON CHI MANEGGIA DOCUMENTI RISERVATI: 007, ESPERTI DI INTELLIGENCE…


     
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    C. Man. per "il Messaggero"

     

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    Lavoro e famiglia, per tanti anni è stata soprattutto questa la vita del capitano di fregata Walter Biot, 55 anni, romano. Quattro figli, una moglie psicoterapeuta e quella nomina a capitano di vascello che non è mai arrivata. Finché non cambia qualcosa: l'arrivo del Covid e la figlia gravemente ammalata, la casa a Pomezia è una spesa continua per via delle ristrutturazioni in corso. Cominciano i debiti e l'ufficiale marinaio diventa una preda facile. Viene agganciato da spioni russi e finisce nei guai.

     

    «Abbiamo problemi economici - si sfoga la moglie Claudia -. Se mio marito ha sbagliato, l'ha fatto per aiutare la famiglia. È uscito e mi ha detto che sarebbe tornato a casa per la cena. Il tempo di andare a rinnovare il pass per il parcheggio per disabili di nostra figlia». Ma non è tornato. Negli ultimi tempi, il marinaio di fregata era «ansioso e preoccupato». «Non so nulla dei russi - aggiunge la donna -, so che se Walter ha sbagliato è perché abbiamo problemi economici a causa del Covid. Ha agito d'impulso. Non riesco a parlargli da giorni. Sono venuti qui e hanno portato via tutti i documenti, ma lui non è una spia».

     

    I RUOLI

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    Ora chi lo conosce, stenta a credere che possa essersi venduto «per quattro denari». Ha occupato tanti posti all'interno della Difesa e tutti senza mai ombre. L'ultimo incarico era quello più prestigioso, quello che gli consentiva di maneggiare documenti importanti: III Reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Praticamente dove passa ogni documento classificato e segretissimo, non soltanto italiano ma anche straniero. Settore molto delicato, il suo, ai più alti livelli dello strumento militare. Lo staff del suo ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari.

     

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    Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d'azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare. Insomma, tanti dossier scottanti, quasi tutti riferiti alla Nato. Biot aveva intrapreso da ragazzo la carriera militare in Marina ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, il passaggio tra gli ufficiali.

     

    Proprio da ufficiale del ruolo speciale si è qualificato guida caccia che, in gergo tecnico, vuol dire militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori. Per molti anni - proprio in seguito a questa sua specializzazione - è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi. E il suo ruolo lo ha portato a raffrontarsi con chi lavora nelle centrali operative, con chi maneggia documenti riservati e accede a dati classificati: 007, esperti di intelligence. È intorno al 2008 che cambia mestiere e da ruoli operativi passa all'ufficio stampa dello Stato maggiore della Marina militare.

     

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    A dicembre 2010 lavora nel gabinetto del ministro della Difesa che, all'epoca è Ignazio Larussa. Fino all'agosto 2015, quando entra a far parte della sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero di via XX settembre, periodo durante il quale al dicastero si sono alternati diversi ministri. Nello stesso anno l'ufficiale arriva al III Reparto rivestendo un ruolo determinante: la classificazione della documentazione riservata. È a lui che spetta decidere che grado di segretezza dare a un atto.

     

    Un lavoro di grande responsabilità che gli consente di conoscere anche buona parte dei segreti militari italiani e stranieri. Ed è per questo, forse, che da Washington si sono affrettati a dire che Biot ha passato al nemico i sistemi di telecomunicazione militare, «carte non troppo importanti» e che non ci sono rischi per la sicurezza. Dal suo computer, comunque il capitano di fregata poteva consultare i piani di intervento nelle principali operazioni militari, dall'Afghanistan al Libano, dall'Iran, all'Africa, comprese quelle zone del Sahel e del Mediterraneo, dove si stanno pianificando nuove strategie. Territori sui quali la Russia sembra aver indirizzato parecchie attenzioni.

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    LE ACCUSE

    Oggi Biot verrà interrogato dal giudice per l'udienza di convalida. L'atto istruttorio, a causa dell'emergenza coronavirus, si svolgerà da remoto dal carcere di Regina Coeli.

     

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