MARK ZUCKERBERG FACEBOOK - VIGNETTA DI FARLEY KATZ SUL NEW YORKER
1 – PRIVATO È MEGLIO! – ZUCKERBERG CESTINA IL SOCIAL NETWORK E TRASFORMA FACEBOOK IN UN SERVIZIO DI MESSAGGISTICA CRIPTATO. CIOÈ IN WHATSAPP? – MARCOLINO CI SPIEGA L’IMPORTANZA DELLA PRIVACY (SIC!) E ANNUNCIA UN LEGAME (ANCORA) PIÙ FORTE TRA MESSENGER, WHATSAPP E DIRECT – A QUEL PUNTO LA PROFILAZIONE SARÀ TOTALE E LA PUBBLICITÀ MIRATA E CRIPTATA - SI SBARAZZA DI UN MODELLO ORMAI IN DECLINO. MA NON DITELO AGLI EDITORI CHE HANNO PUNTATO TUTTO SU FACEBOOK
elizabeth warren in senato
2 – USA 2020: FB CENSURA SPOT WARREN CONTRO MONOPOLI GIGANTI TECH
Una candidata presidenziale democratica 'censurata' da Facebook. È successo alla senatrice Elizabeth Warren, che nei giorni scorsi aveva lanciato messaggi promozionali in cui proponeva di spezzare i monopoli dei giganti tech, opponendosi alle fusioni che minano la concorrenza, come l'acquisizione di Whatsapp e Instagram da parte di Facebook. FB ha cancellato i messaggi, quindi li ha rimessi dopo che Politico aveva segnalato la loro rimozione.
elizabeth warren alla convention democratica
"Li abbiamo rimossi perchè violavano le nostre politiche contro l'uso del nostro logo aziendale", ha spiegato un portavoce di Facebook. "Nell'interesse di consentire un robusto dibattito, abbiamo ripristinato gli spot".
"Tre società hanno un vasto potere sulla nostra economia e la nostra democrazia. Facebook, Amazon e Google", dice l'inserzione pubblicitaria della Warren. "Tutti noi li usiamo. Ma nella loro salita al potere, hanno demolito la competizione, usato le nostre informazioni private per profitto e inclinato il campo di gioco a loro favore", prosegue.
3 – FACEBOOK RIPRISTINA POST DELLA WARREN
MARK ZUCKERBERG
Facebook fa marcia indietro e ripristina tre messaggi elettorali di Elizabeth Warren precedentemente rimossi. La senatrice democratica del Massachusetts,candidata alle primarie presidenziali del 2020, aveva fortemente criticato la piattaforma social annunciando la scorsa settimana una proposta volta a contrastare il monopolio dei giganti della tecnologia come Facebook ma anche Amazon,Google e Apple. Secondo Warren i colossi della Silicon Valley avrebbero accumulato troppo potere non solo in ambito economico, ma anche sociale
mark zuckerberg 1
4 – ELIZABETH WARREN VUOLE SMANTELLARE ANCHE APPLE, OLTRE AD AMAZON, GOOGLE E FACEBOOK
Alessio Marino per www.everyeye.it
A ridosso del fine settimana abbiamo riportato su queste pagine la proposta di Elizabeth Warren, la politica americana del Partito Democratico che ha presentato una proposta di smantellamento nei confronti di Google, Amazon e Facebook. Oggi il tutto si è esteso ad un altro colosso della Silicon Valley.
Come riportato dalla stampa americana, la Warren alla lista ha aggiunto anche Apple, anch'essa accusata di aver soffocato la concorrenza e di fare il buono ed il cattivo gioco.
La sua era una piccola dimenticanza, ha ammesso nel corso del SXSW Festival in corso ad Austin Texas, nel corso del quale ha affermato che Apple usa la propria posizione dominante nel mercato per distruggere la concorrenza.
MARK ZUCKERBERG OCULUS
"Se si gestisce una piattaforma in cui gli altri possono vendere, allora non puoi vendere i tuoi articoli perchè hai dei vantaggi comparativi. Innanzitutto hai accesso a tutte le informazioni su ogni acquirente e venditore prima che abbia preso la decisione su cosa vuoi vendere. In secondo luogo, puoi dare agli utenti la capacità (in quanto gestore della piattaforma) di preferire i propri prodotti piuttosto che quelli di terzi. E' un vantaggio comparativo" ha affermato.
FACEBOOK WHATSAPP
In un post pubblicato sul proprio blog venerdì scorso, la Warren si era rivolta alle aziende con un fatturato globale annuo di 25 miliardi di Dollari o più e che offrono al pubblico piattaforme per l'acquisto o scambio. Secondo la politica "bisogna fare in modo che i gigante della tecnologia non escludano potenziali concorrenti o soffochino la prossima generazione di grandi aziende, in quanto hanno in mano talmente tanto dati che potrebbero compromettere la nostra democrazia", e non è un caso che si sia rivolta ad Amazon ed i negozi Whole Foods, Google (con i servizi collegati) e Whatsapp di Facebook.
5 – «ZUCKERBERG E LA PRIVACY CHE CAMBIA TUTTO E NIENTE»
Francesco Malfetano per “il Messaggero”
«Privacy first». Il 6 marzo scorso Mark Zuckerberg sembra abbia finalmente scoperto la tutela dei dati personali. In tremila parole affidate a un lungo post su Facebook, il fondatore della piattaforma ha descritto la sua nuova idea di social. Una visione in cui a farla da padrone sono le stories effimere, i piccoli gruppi e le chat riservate.
mark zuckerberg dustin moskovitz
«Credo che il futuro della comunicazione si sposterà sempre più verso servizi privati e criptati - ha scritto Zuckerberg - dove le persone possono essere certe che ciò che si dicono rimane al sicuro e i loro messaggi e contenuti non rimarranno per sempre in archivio». Oltre alla prevista integrazione delle app di messaggistica e l' estensione della crittografia end-to-end a tutte le chat, Zuck ha anche annunciato la rimozione dei contenuti condivisi dopo un determinato periodo di tempo e soprattutto che i dati sensibili non verranno conservati in Paesi dove non vengono rispettati il diritto alla privacy e la libertà d' espressione.
mark zuckerberg e priscilla chan
Una svolta inattesa che ha creato un piccolo terremoto tra gli esperti di social network, i legislatori e gli utenti. Tutti si sono sentiti ben felici di ottenere da Menlo Park, il risultato per cui si battono da sempre: maggiore privacy. In particolare dall' esplosione dello scandalo Cambridge Analytica dello scorso anno, le recriminazioni nei confronti dell' eccessiva invadenza del social all' interno della quotidianità sono cresciute, rendendo impossibile a Zuckerberg continuare ad ignorarle.
LO SPIRITO
Così quando il Ceo del mostro a tre teste (Facebook, Instagram e Whatsapp) ha annunciato ufficialmente il nuovo spirito privato della sua azienda, tutti gli spettatori interessati hanno pensato che la loro battaglia volgesse al termine. «Quello che sfugge è che Zuckerberg ha solo fatto finta di rispondere a una necessità del popolo, dei governi, degli utenti. In realtà ha fatto quello che fa di solito: cambiare tutto per non cambiare nulla». Derrick De Kerckhove è evidentemente in disaccordo con chi ha elogiato le mosse dell' ex studente di Harvard, ora a capo di un impero da 62 miliardi e mezzo di dollari.
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Secondo il sociologo belga naturalizzato canadese, considerato l' erede intellettuale di Marshall McLuhan, Zuck «Ha solo aggiunto un servizio alla sua piattaforma - spiega - Un servizio che non solo rafforza la posizione precedente del social ma soprattutto aggiunge un potere fondamentale: il controllo di tutte le conversazioni private».
L' estensione della crittografia end-to-end a qualsiasi chat di proprietà di Menlo Park «non è un passo in avanti anzi, concentra ulteriormente nelle loro mani la forza dei metadati», cioè le informazioni sull' utilizzo delle app (geolocalizzazione, accessi e peso dei file scaricati ad esempio).
FACEBOOK CENSURA
SUCCESSO
In pratica per De Kerckhove quello che è stato salutato come un grande successo dei gruppi di pressione contro il colosso di Menlo Park, è una sconfitta inconsapevole. «Lo stesso Zuckerberg ha parlato di un cambio di paradigma - racconta il professore 74enne che al termine dell' intervista confesserà di amare follemente l' Italia («sono tutti pazzi, è un Paese fenomenale») - da Facebook inteso come piazza cittadina a un social inteso come intimo salotto di casa. In realtà io direi più che Zuckerberg è appena entrato in camera da letto senza bussare».
mark zuckerberg e la capra 2
Una nuova posizione dominante che secondo il sociologo rischia di «creare una camera dell' eco iperconcentrata». «Quello che dobbiamo capire - spiega De Kerckhove - è che bisogna rassegnarsi. Il futuro non è la privacy, quella è un' illusione. Semplicemente non avremo più accesso esclusivo al nostro pensiero: crederemo di leggere un libro su un ebook reader, ma è l' ebook reader che sta leggendo le nostre reazioni creando una banca dati con cui prevederle, controllarle e provocarle».
LA VISIONE
zuckerberg san francisco
Una visione inquietante in cui il villaggio globale teorizzato dal suo maestro McLuhan è dominato dagli strumenti del social credit, e cioè un sistema nazionale - già attivo in Cina - che classifica la reputazione dei propri cittadini, premiandoli o punendoli in base al loro atteggiamento.
Sebbene per ora ci sia ancora la percezione che esista una differenza tra pubblico e privato, il cambiamento non solo è già in atto, ma è anche in una fase avanzata. «Non c' è altro da fare che abbracciarlo e trovare un modo di viverlo - continua - Cioè creare un campo di ricerca specifico che io chiamo Algoritmetica, l' etica dell' algoritmo».
insulti su facebook
Una scienza affidata a un' autorità «sovranazionale» che possa evitare che, proprio come è già avvenuto con la privacy, ci sfugga di mano anche il controllo degli algoritmi. «Non solo costringendo chi li programma a evitare discriminazioni o situazioni spiacevoli - spiega il professore belga - ma soprattutto obbligando l' algoritmo a dirci cos' ha fatto». Il lato più oscuro della faccenda infatti, è che anche chi lo ha programmato è in grado di controllare l' algoritmo solo fino a un certo punto.
Nel momento in cui questo si incrocia - e capita infinite volte - con un altro procedimento di calcolo sistematico «non c' è modo né di prevedere le sue azioni, né le loro reazioni». Che Zuckerberg sia d' accordo o meno, a quel punto, importerà poco.