Ilario Lombardo per “la Stampa”
recep tayyip erdogan joe biden boris johnson
Il baricentro resta ad Est. Al confine di fuoco, dove la Russia ha fatto ripiombare l'Europa in guerra. L'America di Joe Biden è lì che continua a investire, in uomini mezzi e risorse, perché è laggiù che secondo Washington si gioca gran parte della sicurezza globale. A Madrid la Nato a guida Usa ridisegna gli equilibri geopolitici, ben sapendo però che i partner hanno i propri interessi territoriali e le proprie preoccupazioni. Soprattutto sul fronte Sud dell'Europa, la frontiera del Mediterraneo che unisce i timori di Italia e Spagna, e che oggi sarà al centro dei lavori dei leader dell'Alleanza atlantica.
il fronte est della nato
Non è un caso che nell'elenco di movimenti in Europa previsti dal Pentagono gli americani abbiano voluto precisare che il rafforzamento non riguarderà soltanto i Paesi dell'Est. In Italia è in arrivo una batteria per la difesa aerea a corto raggio con circa 70 militari, un'unità subordinata di un battaglione dislocato in Germania. «Mi viene descritto dal ministro della Difesa come un assestamento già in programma», ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Draghi, a margine del summit di Madrid, che ieri ha deciso di lasciare in anticipo, per un Consiglio dei ministri previsto oggi a Roma.
Da quanto risulta da fonti della Difesa, si tratterebbe di un'integrazione, probabilmente a difesa della base di Aviano. Un rafforzamento di non grande entità ma che mantiene la strategicità del centro di comando in Italia, come chiesto dal governo, anche per la proiezione sul Mediterraneo delle nuove sfide alla sicurezza, dal terrorismo all'immigrazione incontrollata, causata dalla crisi alimentare.
joe biden jens stoltenberg
Gran parte delle truppe degli Stati Uniti resteranno, comunque, nelle basi tedesche.
Detto questo, ieri Washington ha aggiornato le destinazioni dei comandi e dei corpi militari: F35 in Gran Bretagna, brigate in Polonia, Romania e Paesi Baltici, due incrociatori in più in Spagna. Il punto è capire se questi rafforzamenti sono il preludio di una escalation.
«A oggi non vediamo il rischio di un'escalation - risponde Draghi - ma bisogna essere pronti».
L'Italia lo sarà, assicura il capo del governo, garantendo la disponibilità di altri soldati pronti a partire verso Bulgaria, Polonia e Paesi baltici. Circa diecimila in totale, come raccontato ieri dalla Stampa. Così suddivisi, secondo la spiegazione offerta da Draghi: «Noi abbiamo assunto il comando Nato in Bulgaria e aiutiamo anche la Romania, c'è un pattugliamento aereo dei Baltici già da vari mesi. Le forze che verranno mandate in Romania e in Ungheria sono circa 2 mila soldati, 8mila sono invece di stanza in Italia, pronti, eventualmente fosse necessario».
VERTICE NATO MADRID - ERDOGAN TOGLIE LIL VETO A SVEZIA E FINLANDIA
Se fosse necessario: questo è l'inciso che il leader ripetono su ogni singolo tema affrontato durante il vertice. La Russia è un'incognita troppo grande. Ma l'Europa è pronta, secondo Draghi. Pronta a correre in aiuto di Finlandia e Svezia in caso di aggressione da parte di Mosca. Una garanzia che il premier ha dato all'inizio dei lavori del secondo giorno del vertice Nato di Madrid, ricordando una clausola precisa del Trattato istitutivo dell'Ue, l'articolo 42.7. Che prevede l'intervento dei Paesi europei a sostegno di un membro dell'Unione vittima di un attacco militare. Il processo di adesione alla Nato di Finlandia e Svezia terminerà solo con la ratifica degli accordi. I due Paesi scandinavi sono con un piede dentro l'Alleanza atlantica.
vladimir putin
«Si tratta - sostiene il presidente del Consiglio - di una decisione sovrana, assunta democraticamente, da due Paesi dell'Ue», che «con la loro capacità contribuiranno in modo significativo alla sicurezza e alla missione difensiva dell'area euro-atlantica». Per Draghi, l'integrità di Finlandia e Svezia «non deve essere messa a repentaglio in alcun modo», l'Italia, secondo l'ex banchiere, ha il dovere «di concorrere sin d'ora alle loro esigenze di sicurezza e difesa».
JENS STOLTENBERG - vertice nato madrid
Concluso l'accordo per l'ingresso di Finlandia e Svezia, dopo il superamento del veto del turco, partirà infatti una fase di transizione, in cui entrambi i Paesi si troveranno senza la copertura dell'articolo 5 del Trattato Nato che impone il soccorso comune degli altri membri. Finché non saranno dentro, Helsinki e Stoccolma restano teoricamente esposte alle mire di Mosca. Un rischio che si sono assunte dicendo addio a decenni di neutralità, dopo l'invasione indiscriminata dell'Ucraina, ma che è attenuato dalla previsione della clausola del Trattato europeo. E dalle rassicurazioni dei leader riuniti a Madrid.