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«Aspettative deluse». Così il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un discorso alla sede di Amburgo della banca centrale tedesca, ha descritto «le attese di chi aveva scommesso che gli sforzi di risanamento intrapresi dall’Italia prima dell'ingresso nell'Unione monetaria, sarebbero continuati anche nello spazio valutario comune e che la solidità delle finanze pubbliche sarebbe stata garantita in modo duraturo».
Non è stato così - ha continuato Weidmann - con la crisi economica dell'inizio degli anni 2000, «i deficit di bilancio italiani hanno ricominciato a salire e sono rimasti per lungo tempo al di sopra della soglia del 3%».
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Inoltre, «da allora non viene più registrato un avanzo primario tale da permettere una discesa continuativa dell'indebitamento. Anzi, a causa della crisi finanziaria, economica e del debito sovrano, il rapporto debito/Pil nel Paese ha addirittura superato nettamente la soglia del 130%, dove si trova ormai da anni».
Salutando un responsabile della Bundesbank, Arno Baecker, che per quattro anni è stato rappresentante della Bundesbank e consigliere finanziario dell'Ambasciata tedesca a Roma, Weidmann ha aggiunto: «Guardando alla situazione economica dell'Italia e allo scemare degli sforzi di riforma, lei si chiedeva in un rapporto dell'Ambasciata del 2000 se il ritmo delle riforme nel Paese sarebbe stato sufficiente per riguadagnare il terreno perduto nella competitività internazionale e per affrontare le sfide economiche del futuro. Il fatto che ancora oggi discutiamo della bassa dinamica di crescita dell'Italia - conclude Weidmann - è la risposta alla sua domanda».
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