Fabio Scuto per “il Fatto Quotidiano”
La società tecnologica israeliana Nso Group è stata denunciata da WhatsApp, con l' accusa di utilizzare il servizio di messaggistica di proprietà di Facebook per spiare giornalisti, attivisti per i diritti umani ed esponenti della società civile. La causa intentata in un tribunale federale della California sostiene che il gruppo Nso - che è di base nella cittadina costiera di Herzilya Pituah - ha cercato di infettare circa 1.400 cellulari con un malware per rubare informazioni preziose a coloro che utilizzano l' app di messaggistica. In un articolo pubblicato lunedì dal Washington Post il direttore di WhatsApp Will Cathcart aveva raccontato per sommi capi l' indagine e scrive che "con tutti i dettagli del caso, non vi è dubbio che c' è la Nso dietro l' hackeraggio di WhatsApp".
nso group
"Il gruppo Nso afferma di servire responsabilmente soltanto i governi, ma abbiamo trovato oltre 100 difensori dei diritti umani e giornalisti presi di mira in un attacco dello scorso maggio - ha scritto ancora il direttore di WhatsApp sul Post - questo abuso deve essere fermato".
IL SOFTWARE PEGASUS
La denuncia presentata ieri al tribunale federale sostiene che il software sviluppato da Nso noto come Pegasus - "il kit di spy mobile più invasivo del mondo" secondo Forbes, con un monitoraggio quasi illimitato - è stato progettato per essere installato in remoto su dispositivi hackerati utilizzando i sistemi operativi Android, iOS e BlackBerry.
IL SOFTWARE PEGASUS
Lo spyware è attivabile con un messaggio oppure con un semplice squillo del telefono, non è necessario rispondere. "Mentre il loro attacco è stato altamente sofisticato, i loro tentativi di coprire le tracce lasciate non hanno avuto successo", ha scritto Cathcart sul Post, rilevando che l' indagine ha trovato servizi di hosting Internet e account associati a Nso. La denuncia chiede al tribunale di ordinare all' azienda israeliana di bloccare tali attacchi e chiede il rimborso di gravi danni ancora da valutare.
una chiamata spia da nso
WhatsApp lo scorso maggio ha invitato gli utenti ad aggiornare l' applicazione per colmare un buco nella sicurezza che ha consentito l' installazione di malware sofisticati utilizzati per spiare l' app di messaggistica, utilizzata da più di 1,5 miliardi di persone in tutto il mondo.
Quest' anno codici dannosi sono stati veicolati attraverso i server di WhatsApp dal 29 aprile al 10 maggio, prendendo di mira dispositivi di avvocati, giornalisti, attivisti per i diritti umani secondo la denuncia al tribunale californiano.
nso group 1
Il gruppo Nso - fondato nel 2010 e attualmente con 600 dipendenti in Israele e nel mondo - vende la sua tecnologia specie negli Stati arabi del Golfo Persico, a patto che siano Paesi fieri oppositori dell' Iran. Il suo prodotto più noto è Pegasus, uno strumento in grado di accendere la videocamera e il microfono di un target e di accedere a tutti i dati sul dispositivo anche quando è spento.
jamal khashoggi
La società, fondata da ex militari delle unità di cyberwar, sostiene di aver concesso in licenza il proprio software solo a governi e soltanto per "combattere il crimine e il terrorismo" - grazie a Pegasus fu catturato il superboss dei narcotrafficanti messicani El Chapo - e di indagare sempre su accuse credibili di abuso, ma secondo la denuncia dei legali di WhatsApp la tecnologia è invece utilizzata per violazioni dei diritti umani. È di settembre la denuncia che gli attivisti di Amnesty in Marocco erano spiati. Pegasus è stato lo strumento principale per spiare il giornalista dissidente Jamal Khashoggi e Omar Abdulaziz, che collaborava con lui; Khashoggi fu attirato nel consolato saudita di Istanbul, un anno fa, per essere ucciso e smembrato. Per Danna Ingleton di Amnesty International i risultati dell' indagine condotta da WhatsApp "sottolineano che Nso Group continua a trarre profitto dai suoi prodotti utilizzati per intimidire, rintracciare e punire decine di difensori dei diritti umani in tutto il mondo, tra cui il Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti e il Messico".
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