Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Giada Colagrande e Willem Dafoe
Lo spazio tra i denti incisivi si scopre solo quando sorride. Cosa che non gli accade di rado sullo schermo. Willem Dafoe è al Festival di Berlino per ritirare l'Orso d' oro alla carriera.
Tempo di bilanci, dunque?
«Non sono il tipo che si guarda indietro. Non mi aggrappo al passato, preferisco pensare a quello che sto facendo. Dio sa che non sono finito. Ma apprezzo il riconoscimento del mio lavoro: arriva da un festival di prestigio, ci sarà una retrospettiva di dieci miei film. Sono stato alla Berlinale in giuria e più volte vi ho presentato film a cui ho partecipato».
willem dafoe
Lei ha doppio passaporto, Usa e italiano, avendo sposato la regista Giada Colagrande: in che cosa si sente italiano?
«Ho preso la cittadinanza con orgoglio. Ho famiglia, amici e la mia vita sentimentale in Italia. Mi sento come un immigrato, lentamente sto diventando italiano anche in cose superficiali, gesticolo come voi, parlo con i gesti, cosa che non avevo mai fatto prima. Nella mia vita da nomade, Roma è sentirsi a casa».
Com'è la sua vita quotidiana a Roma?
«Amo il vicinato. La città può essere bizzarra, potrebbe essere più pulita. Ho vissuto nella New York degli anni 70 e nel paragone Roma è un paradiso, meno stressante e pericolosa. Posso vivere nell' imperfezione e un po' di caos, altrimenti mi trasferirei in Scandinavia».
willem dafoe a scicli
È vero che fu licenziato da Cimino durante le riprese di «I cancelli del cielo»?
«Eravamo in abito di scena e trucco, alla luce del giorno per otto ore di seguito senza un break. Cimino era stressato, c'erano problemi con la produzione. L'agenda e il budget stavano per essere quadruplicati. Fuori dalla noia, un'attrice mi sussurrò una barzelletta sporca e io scoppiai a ridere. Troppo forte per le orecchie del regista, che girando su se stesso mi fece fuori all' istante. Fui l'agnello sacrificale, umiliato. Anni dopo mi chiese di recitare nel film Ore disperate».
Willem Dafoe Mister L
Parlando di Scorsese, al Lucca Film Festival lei confessò di sentire troppe pressioni interpretando Gesù.
«Non sentivo pressione perché fu subito chiaro che io non interpretavo Gesù ma il "nostro" Gesù, umano e imperfetto. La sfida fu di ripulire le aspettative e lasciare che la storia lavorasse dentro di me. Tutto fu magnifico: regista e sceneggiatura, una delle mie più belle esperienze».
WILLEM DAFOE
Cosa ricorda di un film iconico come «Platoon»?
«Non ho mai fatto il soldato, ma nella cultura americana quella figura è potente nell'immaginario giovanile. Oliver Stone ci chiese di raccontare la sua storia. Ci fu un allenamento duro, telefoni staccati, black out con i parenti. Abbiamo vissuto nella giungla filippina, dormito nei buchi che scavavamo. Quell'allenamento guidò la nostra recitazione. Non è mai dura se sei veramente motivato e se impari qualcosa».
Il suo volto così peculiare ha influenzato la scelta dei ruoli.
MICHAEL CIMINO A VENEZIA
«Credo che sia espressivo, la gente spesso non riesce a collocare le mie origini. So che è fotogenico. Posso essere brutto o bello. Non ho il controllo della mia faccia, che ha una sua purezza e funziona per essere esibita».
Lei è candidato agli Oscar come attore non protagonista per il film «The Florida Project»: come sarà condizionata la cerimonia dal caso Weinstein e qual è la sua idea?
FRANCO BATTIATO
«Sono stato ben educato, ho lavorato in una compagnia teatrale con a capo una donna per decenni, sono sposato a una regista con cui tornerò a lavorare. Sono consapevole degli ostacoli, delle sfide e delle aggressioni nei confronti delle artiste donne».
Sua moglie ha avuto nel film «Padre» Franco Battiato...
«È cresciuta con la sua musica, le sue canzoni sono state la colonna sonora dell' inizio della nostra storia d' amore, ho cominciato a imparare l'italiano attraverso i suoi testi, il che spiega come mai sono così lento ad apprendere la vostra lingua in maniera fluida. Abbiamo incontrato Franco a un suo concerto in Puglia più di dieci anni fa, è diventato il mentore di Giada e un nostro caro amico. Mi ispira col suo lavoro e la sua vita».