1 - DOPPIO BINARIO SULLA VIA DELLA SETA: «TRASPARENZA» MA SENZA SPIEGAZIONI
Guido Santevecchi per il “Corriere della sera”
conte xi jinping
Accusato dagli Stati Uniti di usare la «diplomazia del debito» per legare al carro della Cina Paesi asiatici, africani e latinoamericani (e anche il Montenegro a noi vicino) strutturalmente incapaci di restituire i finanziamenti, Xi Jinping sembra giocare due partite. Da una parte promette investimenti trasparenti, con standard di sostenibilità internazionale. Dall' altra, a conclusione del Forum sulla Belt and Road tenuto a Pechino, il presidente ha annunciato con soddisfazione che nei tre giorni sono stati sottoscritti dalla Cina nuovi accordi per il valore di 64 miliardi di dollari.
mattarella xi jinping
«Il Forum invia al mondo un messaggio chiaro: sempre più amici e partner cooperano sui sei corridoi e i sei canali che serviranno a connettere i Paesi», ha detto Xi Jinping in un intervento davanti ai giornalisti internazionali, presentato come conferenza stampa ma che non prevedeva alcuna domanda. Così è stato impossibile chiedergli spiegazioni sugli accordi multimiliardari cui ha accennato.
Dove andranno i fondi? Con quali garanzie nuove di trasparenza, sostenibilità finanziaria, rispetto ambientale? Xi manterrà gli impegni fissati nel comunicato finale? Il premier Giuseppe Conte ancora ieri, visitando la Città proibita ha ribadito di «avere fiducia, con il memorandum abbiamo avuto l' intuizione giusta».
il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte
E d'altra parte: quanto c'è di vero nelle accuse americane di «diplomazia cinese del debito» per assoggettare Paesi in via di sviluppo? Viene citato il caso dello Sri Lanka, costretto a concedere in affitto per 99 anni il porto di Hambantota costruito da imprese di Pechino. Si tratta di un'eccezione, non della regola, sostengono gli analisti del think-tank Centre for Global Development di Washington, che hanno censito 3.000 progetti cinesi nel mondo e hanno rilevato che, tra il 2000 e il 2017, a 80 Paesi in difficoltà con il debito Pechino ha fatto sconti e rimodulato i termini di pagamento.
Secondo questi dati non ci sarebbe un «piano diabolico» da parte cinese, ma «incapacità di valutare la sostenibilità dei progetti». La Eximbank di Pechino, una delle cassaforti statali impegnate nel finanziamento delle Vie della seta lamenta di essersi esposta per 150 miliardi di dollari; il governatore della Banca centrale ammette che il totale sborsato dalla Cina ammonta a 440 miliardi, in maggior parte capitali statali.
GIUSEPPE CONTE IN CINA
2 - «L'ITALIA SI È MOSSA PER PRIMA, ORA ACCELERI PERCHÉ È TALLONATA: IL MEMORANDUM VA APPLICATO»
Guido Santevecchi per il “Corriere della sera”
Dopo averci criticati per l'accordo con la Cina, gli altri Paesi europei ci tallonano sulle Vie della seta. I ministri dell'Economia di Londra e Berlino sono stati spediti a Pechino a caccia di intese politiche (e contratti): «La Belt and Road Initiative è una visione di straordinaria, epica ambizione», ha detto l'inglese Hammond. Il tedesco Altmaier ha rivelato che «Germania, Francia, Spagna vogliono partecipare all' iniziativa cinese insieme, come europei».
La corsa cominciata da Roma si allarga. L'Italia, per ora, oltre alle polemiche e alle accuse americane ed europee per la fuga in avanti ha incassato 2,5 miliardi di euro in nuovi contratti bilaterali e più export agricolo (di arance). A margine del Forum di Pechino, Xi Jinping ha annunciato che la Cina ha concluso accordi per altri 64 miliardi di dollari per nuove opere. Nessuno con noi.
xi jinping giuseppe conte a villa madama
«Il governo italiano deve accelerare, ha la possibilità di diventare compagno di strada privilegiato della Cina nella Belt and Road e nelle sue grandi infrastrutture, ma deve tradurre rapidamente il memorandum d' intesa in azioni concrete». Lo spiega al Corriere Sameh El-Shahat, 50 anni, nato in Egitto, cittadino britannico, ex investment banker di Ubs e ora a capo di China-i, agenzia di risk management con uffici a Pechino, Londra, Cairo.
È sbarcato a Pechino nel 2007 e da allora è diventato un' eminenza grigia del risk management: decine di aziende statali e private cinesi ascoltano i suoi consigli, il governo lo invita a tenere seminari per i suoi quadri alle Scuole di Partito a Pechino e Shanghai. È un uomo che sussurra ai potenti.
XI JINPING SERGIO MATTARELLA BY OSHO
Questo è il suo ragionamento: «Un conto è vendere più prodotti, un altro è diventare partner della Cina sullo stesso livello, parlo di grandi opere, infrastrutture in Asia, Medio Oriente e Africa, l' Italia può lavorare con la Cina per garantire la sostenibilità dei progetti, imponendo la sua qualità».
Secondo l' esperto di gestione dei rischi e governance il sistema Italia «può usare la rete delle Vie della seta per far entrare le sue imprese in Paesi politicamente ed economicamente vicini alla Cina, ma dovete far riconoscere agli interlocutori cinesi il vostro patrimonio nascosto di know-how industriale, non basta parlarsi di Marco Polo e Ferrari».
Così El-Shahat vede, sentiti i suoi clienti cinesi, lo spazio strategico dell' Italia: «La Cina è così grande che può cambiare il mondo e Xi Jinping lo sa, ma ha capito anche che i miliardi da soli non bastano al suo piano, servono standard e regole basate sui valori.
xi jinping giuseppe conte
Le arance italiane sono buone perché il buon Dio vi ha dato il sole, ma gli standard industriali e finanziari di qualità sono un merito che vale molto, bisogna saperlo vendere bene, non potete accontentarvi solo di più export, dovete allargare l' orizzonte della vostra industria».
E soprattutto «tenete in mente che la Cina è pragmatica, voi avete firmato il memorandum a Roma, ma a Pechino si firmano centinaia di contratti ogni giorno, poi si giudica in base ai risultati. I cinesi hanno aspettative alte e l' Italia non deve perdere il momento».
Il premier Giuseppe Conte è stato ospite d' onore al Forum Belt and Road di Pechino, ma non c' erano grandi gruppi industriali al suo seguito. «Era solo una missione politica», ha osservato Conte.
BANDIERA CINESE AL QUIRINALE
Commenta El-Shahat: «So che ci sono industrie italiane spaventate dalle pressioni americane, ma bisogna valutare i propri interessi e diventare partner della Cina sullo stesso piano può essere una svolta, può far recuperare il tempo perduto».
Consiglio finale: «I cinesi sono bravi a leggere e gestire la macroeconomia, non sanno calcolare altrettanto bene i rischi anche sociali dei loro singoli progetti all' estero.
L' Italia è amata nel mondo, a Pechino questo lo hanno capito e per questo vi vogliono come compagni di strada per costruire sulle Vie della seta».
xi jinping