Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
OLAF SCHOLZ XI JINPING
Il presidente cinese Xi Jinping e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno condannato le minacce di usare armi nucleari in Ucraina, definendole «irresponsabili e pericolosissime». E anche se il solo Scholz ha esplicitamente menzionato la Russia, avvertendo Mosca che con l'impiego di ordigni atomici «oltrepasserebbe una linea fissata dalla comunità internazionale», è stata forse la prima volta che Xi si sia espresso in modo così netto sui pericoli legati al conflitto.
Un segnale confermato poche ore più tardi dal premier Li Keqiang, che al termine del suo incontro con Scholz ha auspicato una rapida fine delle ostilità: «Non possiamo permetterci alcuna ulteriore escalation, non vogliamo che la stabilità regionale venga minata e le catene di produzione e valore internazionali distrutte».
Nella prima visita di un leader del G7 in Cina dall'inizio pandemia, è questo il vero e tangibile risultato all'attivo del cancelliere. Scholz può rivendicare l'importanza di parlare con Pechino nel momento in cui «l'aggressione russa contro Ucraina ha riportato la guerra in Europa»: «Al presidente Xi ho chiesto che la Cina eserciti la sua influenza su Mosca», ha detto il cancelliere invocando anche «la responsabilità speciale» che incombe su Pechino in quanto membro del Consiglio di sicurezza. Il capo della superpotenza asiatica gli è venuto incontro, dicendosi pronto a lavorare con la Germania per la pace e invitando le parti coinvolte a creare le condizioni per la ripresa di negoziati.
OLAF SCHOLZ XI JINPING
Ma il buon esito sul dossier Ucraina non è bastato a dissipare il clima di sospetto e allarme che in casa e all'estero ha dominato il viaggio lampo di Scholz a Pechino, dov' è rimasto appena undici ore. Sul cancelliere, accompagnato da una delegazione dei maggiori capi d'impresa tedeschi, erano piovute le critiche dei suoi stessi alleati di governo verdi e liberali sulla tempistica e i contenuti della visita, che tradisce la determinazione a mantenere intensi rapporti economici con Pechino, ormai da sei anni primo partner commerciale della Germania con un interscambio da 245 miliardi di euro. «La Germania - aveva detto la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, la più loquace dei critici - non può più dipendere da un Paese che non condivide i nostri valori, rischiando di rendersi vulnerabile ai suoi ricatti».
vladimir putin xi jinping a samarcanda
Dietro le quinte, uno scontro è in corso dentro il governo tedesco sull'elaborazione di un nuovo documento strategico sulla politica verso la Cina previsto per gennaio. Nei colloqui pechinesi, Scholz ha cercato un difficile equilibrio: «Noi non siamo partigiani di una separazione» dell'economia tedesca da quella della Cina, come invece ormai teorizzato dagli Stati Uniti per la loro. Ma allo stesso tempo «occorrono rapporti equi e reciprocità», ha detto il cancelliere, lamentandosi con Xi che negli ultimi tempi «gli scambi economici con Pechino sono diventati più difficili per le nostre imprese».
xi jinping vladimir putin a samarcanda
Questo vale per l'accesso ai mercati, che «è molto aperto da parte europea, mentre la Cina chiude molti settori». E qui Scholz avrebbe potuto ricordare la vendita ai cinesi di Cosco del 25% di un terminal del porto di Amburgo, da lui di recente autorizzata, mentre nessuna quota di alcun porto cinese è stata mai accessibile agli europei.
Cortese nei toni, la risposta di Xi Jinping è stata più vaga che mai. Il leader cinese si è espresso per una più vasta cooperazione nel campo dell'Intelligenza Artificiale, le rinnovabili, l'aeronautica, la digitalizzazione. «Dobbiamo cercare insieme soluzioni ai problemi globali», ha detto, prima di concludere con una stoccata: «Spero che i rapporti tra Europa e Cina non siano presi di mira o controllati da terzi».
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