Yevgeniy Prigozhin e Vladimir Putin
1. PRIGOZHIN, ABBIAMO INTERFERITO IN VOTO USA E CONTINUEREMO
(ANSA-AFP) - L'uomo d'affari russo vicino al Cremlino, Yevgeny Prigozhin, detto 'il cuoco di Putin', ha ammesso lunedì di essersi "intromesso" nelle elezioni americane, alla vigilia di un importante voto di metà mandato negli Stati Uniti, dove Mosca è da anni accusata di interferenze.
"Abbiamo interferito, stiamo interferendo e continueremo a farlo. In modo accurato, preciso, chirurgico, in un modo che è unico per noi", ha dichiarato Prigozhin in un post sui social media della sua azienda Concord. Prigozhin è sottoposto a sanzioni statunitensi per il suo presunto ruolo nell'ingerenza nelle elezioni presidenziali del 2016.
Rispondendo in un post sui social media del suo gruppo Concord ad una domanda su un articolo di Bloomeberg che parlava del suo possibile ruolo in queste ingerenze, Prigozhin, che nel 2014 ha fondato il gruppo paramilitare Wagner per combattere in Ucraina, ha affermato: "Vi risponderò in modo molto sottile, delicato e mi scuso, se mostrerò una certa ambiguità. Signori, ci siamo intromessi ci intromettiamo e ci intrometteremo. Ordinatamente, accuratamente, chirurgicamente e a modo nostro, come sappiamo fare. Durante le nostre operazioni di precisione, rimuoveremo entrambi i reni e il fegato contemporaneamente".
joe e jill biden
2. NYT, RUSSIA HA RIPRESO A INTERFERIRE ONLINE PER MIDTERM
(ANSA) - Tornano le interferenze russe online sulle elezioni americane. Nei mesi precedenti il voto di Midterm, sono stati riattivati account falsi per prendere di mira Joe Biden e i dem, nonchè suscitare la rabbia degli elettori conservatori e minare la fiducia nel sistema elettorale Usa. Quest'anno c'è però un obiettivo nuovo: contestare gli aiuti militari a Kiev usando i soldi dei contribuenti. Lo rivela il New York Times, citando tra i responsabili principali la Internet Research Agency dell'oligarca Ievgheni Prigozhin, 'lo chef di Putin'.
3. TRAPPOLA MIDTERM
Alberto Simoni per “La Stampa”
Trump e Putin
Il presidente Joe Biden nella contea di Westchester, Stato di New York. Donald Trump a Miami in Florida. Comizi e ultimi al voto.
L'ultima domenica prima delle elezioni di Midterm di domani ha una scenografia che ondeggia fra il deja-vu del 2020 e la rivincita del 2024. Trump sta preparando l'annuncio della discesa in campo e mena fendenti anche ai compagni di partito pronti a sfidarlo, come Ron DeSanctis, governatore della Florida, ribattezzato "DeSanctimonious" (il bigotto).
wes moore joe biden
Alla Casa Bianca ci sono un po' di malumori per come i democratici hanno gestito l'agenda elettorale del presidente, concentrata perlopiù sulle corse sicure, fa notare il quotidiano The Hill.
La popolarità di Biden è al 42% (dati Cnn) e al Comitato democratico sono giunte poche richieste di fotografie con candidati sorridenti accanto a Biden. Washigton Post e Abc ieri mattina hanno complicato le previsioni divulgando un sondaggio - fatto fra il 31 ottobre e il 2 novembre - che conferma le chance di vittoria dei repubblicani ma dà ai democratici qualche speranza di restare incollati ai rivali ed evitare l'onda rossa.
L ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUL PIANO MARIUPOL
Il peso della Storia Il sondaggio, centrato essenzialmente sulla Camera, rivela che il 49% degli elettori registrati voterà repubblicano e il 48% democratico. Un anno fa il divario a favore dei repubblicani era di dieci punti, sottolinea Bill Kristol, neoconservatore anti Trump. Se è sufficiente per smontare l'ipotesi di uno tsunami rosso, non aiuta comunque i democratici a sperare nel ribaltone.
La spiegazione la offrono i precedenti: nel 2018 i democratici a 48 ore dal voto avevano sette punti di vantaggio, inoltre oggi dei 35 seggi alla Camera in bilico, 25 sono democratici. Ai repubblicani basta guadagnarne 5 per ottenere il controllo della House e scalzare Nancy Pelosi. E Biden, quindi, non può permettersi il lusso di Jimmy Carter che nel 1978 perse 15 deputati alla Camera ma mantenne la maggioranza.
vladimir putin donald trump
I temi chiave
Rick Scott è senatore della Florida e capo del comitato elettorale repubblicano. Ieri ha detto che il Gop prenderà 52 senatori conquistando così il controllo.
Non ha dettagliato dove verranno le vittorie, ma uno degli strateghi repubblicani Charlie Gerow ha sintetizzato che «inflazione e prezzo della benzina spingeranno i repubblicani a Washington».
Hilary Rose, stratega democratica, conferma la lettura dell'avversario e dice ai suoi di «prepararsi a una pessima notte martedì» perché la campagna elettorale della sinistra è stata impostata su temi che agli americani sono apparsi distanti o quantomeno poco centrati dinanzi alle preoccupazioni del momento. «Basta parlare di democrazia in pericolo», ha detto mentre gli altri - i repubblicani - spingono l'acceleratore su inflazione, crimine ed economia. Temi "bread and butter", pane e burro, li definiscono gli esperti per sottolineare che toccano tutti, minoranze, classe media, lavoratori bianchi, gente con una laurea e donne delle zone suburbane.
Inflazione, crimine, economia surclassano nell'elenco dei temi chiave questioni come aborto e democrazia. Il clima - altro tema su cui Biden aveva costruito l'avventura del 2020 - sparito. Lo stesso sondaggio del Washington Post è lapidario: per gestire l'economia gli americani preferiscono un Congresso a trazione repubblicana.
Minoranze e swing voters
evgenij prigozhin e vladimir putin 2
Nel 2018 il voto degli indipendenti andò al 54% ai democratici e per il 42% ai repubblicani. I rapporti di forza sarebbero mutati, 53-45 per il Gop nel 2022. A spingere verso i repubblicani sono soprattutto le donne delle zone urbane, più preoccupate dall'inflazione che dai diritti.
E in palio ci sono i voti degli ispanici. Maria Teresa Kumar, presidente dell'associazione Voto Latino, e fra le donne più influenti nella comunità ispanica commenta a La Stampa quanto i latinos non siano un blocco monolitico ma che oggi molti di loro «non vedono le differenze fra repubblicani e democratici». «È un voto - ha detto - sempre meno ideologico e in questo scenario per i repubblicani si aprono soprattutto in Arizona e Nevada, due Stati chiave per il Senato, opportunità concrete di prevalere».
EVGHENY PRIGOZHIN
Le interferenze
La Russia avrebbe riattivato alcuni troll dormienti, emanazione della fabbrica delle fake news di San Pietroburgo.
Uno di questi si identifica come Nora Berka, scrive il New York Times sottolineando che era già stato protagonista nel 2016 e che da un anno era sparito. Sul Web stanno circolando due tipi di messaggi ad hoc: il primo evidenzia le storture del sistema elettorale Usa con lo scopo di alimentare la rabbia dei conservatori; il secondo evidenzia l'uso dei soldi dei contribuenti Usa per il sostegno all'Ucraina. Un tema sul quale i repubblicani hanno promesso di sfidare Biden.