Lo Stato è laico. Punto.
Peró che un intervento rispettoso del presidente CEI prima, una nota diplomatica riservata poi, e un intervento fondato e ragionevole del card. Parolin infine, non trovino interlocuzione seria da parte politica è assai discutibile. Anzi, è un errore.
— PL Castagnetti (@PLCastagnetti) June 25, 2021
Alessandro Arachi per il Corriere della Sera
pietro parolin bergoglio
È stato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin a parlare ieri per conto delle autorità di Oltretevere sul ddl Zan, dopo la nota verbale della scorsa settimana. Che possano sorgere problemi di natura giudiziaria per gli organismi cattolici «è la nostra preoccupazione, abbiamo invitato a tenere conto anche di quelle esigenze di libertà di religione, insegnamento ed espressione».
Il cardinale Parolin, intervistato da «News Mediaset», ha quindi risposto alla domanda se il Vaticano stesse cercando un confronto su un tavolo con il governo italiano: «Tavolo?
Nessun tavolo, non è una materia che dobbiamo trattare insieme - ha detto -. Però ci sembrava necessario d' altra parte far presente il nostro punto di vista».
pietro parolin sergio mattarella
Era dai tempi del referendum sul divorzio, una cinquantina di anni fa, che la Chiesa non interveniva direttamente su una legge dello Stato italiano, così come ha ricordato ieri Stefano Andreotti, terzogenito del sette volte premier Giulio. E questa volta il nostro premier Mario Draghi ha voluto sottolineare la laicità dello Stato precisando che non è compito del governo di occuparsi delle leggi, bensì del Parlamento, il Senato, in questo caso, lì dove da novembre, ormai, il ddl Zan giace sepolto nella commissione Giustizia, bloccato dall' ostruzionismo leghista.
È stato subito dopo la «nota verbale» del Vaticano che i partiti favorevoli al ddl Zan (Pd, M5S, Iv, Leu e Autonomie) hanno forzato l' ostruzionismo ottenendo il voto in aula sulla calendarizzazione.
letta salvini
Adesso la prossima «puntata» dell' iter del ddl sarà il tavolo tecnico che il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, ha convocato per mercoledì 30 giugno. Attorno a quel tavolo tutti i capi dei gruppi parlamentari, ognuno assieme a un senatore scelto da loro.
L' idea del presidente Ostellari - che si è autonominato relatore del provvedimento - sarebbe quella di una possibile mediazione per modificare il testo di legge e trovare quindi un punto di caduta tra gli opposti schieramenti. Ma non solo sembra impossibile trovarla quella mediazione, il tavolo piuttosto rischia di radicalizzare le posizioni dell' ex maggioranza giallorossa opposta a quelle della Lega e di Fratelli d' Italia.
ENRICO LETTA MATTEO SALVINI
E se in Forza Italia si poteva cogliere qualche fremito liberale in favore della legge sull' omotransfobia, ieri ci ha pensato il presidente Silvio Berlusconi a ribadire con fermezza la linea degli azzurri: il disegno di legge è sbagliato, aveva già detto qualche giorno fa. E ieri ha aggiunto: «Servono riforme, non il ddl Zan».
Anche il segretario del Pd Enrico Letta non ha lasciato spazio per i suoi: i dem devono votare compatti il ddl Zan, senza mutarlo nemmeno di una virgola. In caso di una modifica, anche minima, infatti, sarebbe necessario un ulteriore ritorno del ddl alla Camera, con il rischio che non ci sia più tempo di approvare il provvedimento entro la fine della legislatura.
Sono diversi giorni che Salvini sta inseguendo Letta per provare una mediazione. E il leader democratico ha replicato: «Io non rifiuterò mai un confronto, ma la Lega non ha nessuna voglia di modificare il testo, vuole soltanto affossarlo».
PIERLUIGI CASTAGNETTI silvio berlusconi