Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
piero ausilio lukaku
Taluni hanno sventure, altri ossessioni. Quali sono maggiormente da compiangere? La domanda, posta filosoficamente da Emil Cioran, potrebbe essere rielaborata in chiave calcistica, cosi: la Roma ha avuto la sventura di perdere malissimo a San Siro, l’Inter convive da mesi con l’ossessione Lukaku.
Chi è maggiormente da compiangere? Per settimane ci hanno sfondato con la storia del traditore Romelu e, nonostante la vittoria e il gol di Thuram, suo sostituto naturale, al coro degli ossessionati si è aggiunto ieri - per dovere o obbligo aziendale - il direttore sportivo Piero Ausilio, uno che non ama apparire e che non è mai divisivo, l’uomo che ha fatto la fortuna dell’Inter di Zhang e per certi versi anche quella di Marotta, il manager dell’ultimo passaggio. Intervenuto alla radio della Lega di Serie A (sentivamo il bisogno di un’altra voce governativa) Ausilio che nel cuor mi sta ha spiegato che «con Lukaku sono mancati educazione e rispetto».
lukaku
(…) Quale errore ha commesso Lukaku? Uno solo: non ha più risposto alle telefonate di compagni con i quali aveva condiviso più gioie che dolori, oltre che dello stesso Ausilio, che aveva fatto di tutto per portarlo e riportarlo a Milano. Ma può essere considerato un peccato mortale e morale per il quale alimentare discorsi, polemiche, orticarie e offese varie?
(…)
Ricordo che l’Inter, così come la Juve, ha sviluppato a lungo, e bene, il tema dei parametri zero cercando di strappare questo o quel giocatore, questo o quell’idolo, alla concorrenza (Calhanoglu, Mkhitaryan, Thuram, De Vrij). Educatamente e rispettosamente, intendiamoci. Cioran oggi domanderebbe: «Am terminat?»
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