Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
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Fossi in lui saprei cosa fare. Parto da qui, dall’invito che Sarri ha indirettamente rivolto al “suo” Immobile. Chi ha ascoltato le parole dell’allenatore della Lazio ha tratto una sola conclusione: Maurizio gli suggerisce di lasciare la Nazionale, dal momento che l’hanno eletto a capro espiatorio: colpevole del reato di sottrazione di Mondiale.
Per la verità, se c’è un’occasione in cui Immobile è stato attaccato di meno o, alla peggio, come gli altri, questa è proprio lo spareggio con la Macedonia del Nord, una sconfi ta inaccettabile, ancora indigeribile, che ha molti padri, a cominciare da Mancini, passando per Insigne, Berardi, Barella e Donnarumma, fino a investire Jorginho per i mai dimenticati rigori sbagliati con la Svizzera.
È vero, però, che critica e pubblico non hanno mai risparmiato appunti al Ciro azzurro, neppure durante e dopo l’Europeo vinto, rimproverandogli l’incapacità di ripetere in campo internazionale quello che ogni anno gli riesce in campionato. Contro la Macedonia Ciro era visibilmente teso: ha provato in tutti modi, anche i più goffi, a risolverla da solo e il risultato è stato pessimo.
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Trovo trascurabile la spiegazione-giustificazione che la Nazionale di Mancini gioca un calcio che non lo favorisce, puntando su costruzione e palleggio e limitando le ripartenze, il territorio di caccia preferito da Ciro. Poiché c’era anche nel 2017 con Ventura. Ciro non deve lasciare la Nazionale, è ancora, e di gran lunga, il miglior centravanti italiano. Ha soltanto 32 anni, compiuti a fine febbraio, e nonostante le numerose difficoltà incontrate ha all’attivo 15 gol in 55 partite, sei più di Totti (in 58, ma altro ruolo).
Con 15 centri è il miglior marcatore in attività - come ha ricordato Massimo Perrone - ma “solo” diciottesimo nella all time, tuttavia 13 di quei 15 li ha segnati negli incontri ufficiali, qualificazioni europee e mondiali, più i 2 a Euro 2021. E se si escludono le amichevoli la classifica cambia notevolmente, perché il Nostro conta più gol di Toni, Vialli, Gilardino, Paolo Rossi, Graziani, Baloncieri e addirittura Piola, che di “ufficiali” ne realizzò 12 (su 30). In questa graduatoria, comandata sempre da Riva (a quota 27), Immobile sarebbe nono a quota 13, insieme a Meazza e Bettega.
milan lazio sarri
Torno a Sarri. Ha detto che dopo l’eliminazione dell’Italia ha sentito e letto una montagna di cazzate, sottolineando che il vero problema è la mancanza di strutture degne. Ha ragione: sono anni che leggiamo e ascoltiamo, e fors’anche scriviamo, montagne di cazzate sul calcio italiano e sulla sua (nostra) crisi. Alle quali, purtroppo, fatti, rimedi e soluzioni non seguono mai. Il guaio è che gli autori dei testi appartengono a tutte le categorie: presidenti, dirigenti, agenti, allenatori, calciatori, in e ex, e commentatori.
Con tutto l’affetto e la stima che nutro per Maurizio, gli ricordo che è da anni - dalla stagione napoletana in cui nacque il Sarrismo - uno dei fornitori di parole più richiesti, più ascoltati, più originali, più spiazzanti, più propalati, più accettati. Noi lo leggiamo perché dice cose divertenti, cazzate incluse. Per essere utile davvero suggerisca, anzi imponga l’aggiornamento delle strutture ai club nei quali presta servizio. Eviti, comunque, di cercare a sua volta un posto fra gli opinionisti che le sparano grosse.
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Viviamo nel paese dei balocchi, ognuno difendendo il proprio orticello: quand’era al Chelsea avrà sentito parlare di “nimby”, Not In My Back Yard, “non nel mio cortile”, purtroppo non cambiamo nemmeno quando il giocattolo più bello lo tolgono a tutti, per due volte di fila, e ognuno continua ad accusare il prossimo. Titolo del film: “Siamo tutti colpevoli".
IVAN ZAZZARONI
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