franco zeffirelli silvio berlusconi
LA ZEFFIRELLA
Il regista Franco Zeffirelli, che nel 1989 alla tivù francese confessò a dentiera stretta di essere stato l'amante di Luchino Visconti, con Piero Chiambretti rincarò la dose: "Io sono una gran troia, andrei a letto con tutti, anche con Silvio Berlusconi, ma lui non ci sta purtroppo. E' tutto d'un pezzo".
L’AUTISTA SENZA BERRETTO
Anni Ottanta. Il giornalista Cesare Lanza raggiunge Arcore a bordo di una berlina con autista messa a disposizione da Silvio Berlusconi. Al termine del colloquio, il Cavaliere accompagna il giornalista verso il parcheggio. Avvicinandosi all’automobile, Lanza nota che il volto di Berlusconi si rabbuia, poi diventa nero, quindi si trasforma in un oggetto contundente infilandosi nella macchina dove afferra il cappello dell’autista e sempre più furibondo glielo sbatte sul capoccione: “Te l’ho detto mille volte che devi portare il berretto…”.
massimo fini
COME MAI MASSIMO FINI NON ANDO’ A LAVORARE PER BERLUSCONI
C’era una volta Vittorio Feltri che decide di lasciare l’Indipendente per andare a sostituire il dimissionato Indro Montanelli al Giornale. Il grande giornalista smania per portarsi il suo editorialista preferito, Massimo Fini, sulla prima pagina del quotidiano di Paolo Berlusconi. Fini prima dice no, poi ci ripensa e quindi sale le scale per formalizzare il contratto con l’amministratore Crespi. Questi propina all’attonito Fini una pappina di strategie aziendali. Tanto per cambiare discorso, Fini fa: “Lei per quale squadra tiene?”. E Crespi: “Io tifavo Juve, siccome mi piace il bel gioco tengo al Milan”. Fini si rigira nel cervello quel “mi piace il bel gioco”, quindi gira i tacchi e getta nel cestino la bozza di contratto con Il Giornale.
CAROSELLO
L’Espresso del 18 luglio 1996 incornicia sotto l’occhiello, “Errori di gioventù”. Di “Stock and spot” non è certa l’autenticità: è Berlusconi o non è Berlusconi il biondino che sorridente e in mutande da calciatore reclamizza in un manifesto la Coppa dei Campioni, un gelato della Motta? Ed è Silvio o non è Silvio quel bel tenebroso che in uno spot protagonista Orson Welles del 1966 ordina: «A me uno Stock 84»?
LA REPUBBLICA DELLE BARZELLETTE
Berlusconi
“L’Espresso” dedica una copertina a “La Repubblica delle barzellette” (28 febbraio 2001). Cento sono quelle sul Cavaliere, ormai in lizza con i carabinieri per l’Oscar del Pirla, raccolte da volonterosi redattori. Divertente questa: «Sapete perché gli afgani hanno scelto Bin Laden e noi Berlusconi? Perché loro hanno scelto per primi». Facile quest’altra: «Come si chiamerebbe Berlusconi se lo facessero papa? Pio tutto». Non male pure questa: «Nell’auto di Berlusconi c’è una piccola foto di Gesù con scritto: “Papà non correre”».
TG5, ARRIVA BERLUSCONI E SON DOLORI…
Berlusconi Mentana Occhetto
Il giorno che precedette il battesimo del Tg5 - 12 gennaio 1992 - Silvio di tutti i Berlusconi, allora solo editore della Fininvest, scese dalla Brianza a dare il bocca al lupo alla sparuta pattuglia di giornalisti che si raccoglievano attorno al conducator Enrico Mentana, attorniato da uno stuolo di funzionari e dirigenti Fininvest, capitanati da Paolo Vasile e Dede Cavalleri, che dimostravano con orgoglio le meraviglie tecnologiche della regia (“Guarda che Betamax!”), quindi entrarono a passo di carica nello studio del Tg5.
Mentana
Il manipolo dei nostri eroi cercava di capire anche dal più minuscolo gesto o espressione di Sua Emittenza quanto apprezzasse la scenografia. Ma Berlusca sembrava un gatto di marmo. Cortese come sempre, salutava giornalisti e tecnici e truccatrici e accennava a sorrisi di circostanza, ma il suo volto non tradiva quell’espressione detta di approvazione.
Se ne ebbe prova qualche mese dopo quando, d’improvviso, le squadre di tecnici e giornalisti alle prese con un edizione del tg delle ore 13 pensarono di essere finiti nella morsa di Scherzi a parte.
mimun berlusconi letta mentana
Entrarono e si trovarono immersi in un ambiente che non avevano mai visto: la postazione del conduttore collocata al lato apposto rispetto alla sera precedente e l’intera scenografia modificata. Probabilmente per meri motivi di budget furono risparmiate le scrivanie. Nessuno – nemmeno Mentana – era stato messo al corrente della trasformazione decisa del leader maxino.