Fabio Tonacci per “la Repubblica”
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La stagione delle epurazioni eccellenti è appena cominciata, ma già si intuisce dove Zelensky vuol andare a parare. Con l'allontanamento del capo dell'intelligence Ivan Bakanov e della procuratrice generale Iryna Venediktova, il potere dello Stato - amministrativo, militare, persino giudiziario - si ritrova ora concentrato nelle mani di tre uomini, amici di vecchia data, che condividono il posto di lavoro: il civico 11 di via Bankova, a Kiev, dove ha sede l'Ufficio del presidente dell'Ucraina. Per l'opposizione politica, Petro Poroshenko in testa, si tratta di una pessima notizia.
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La chiamano la "verticale del potere". Così l'hanno ribattezzata gli analisti più smaliziati, con un'immagine evocativa che rende bene il grado di forza acquisito dal trio ma anche la dose di manovre ciniche alla House of Cards che ci sono volute per raggiungerlo. Perché se Zelensky, della "verticale", è ovviamente sommità e primo beneficiario, meno scontata è l'autorità straripante assegnata al capo dell'Ufficio del presidente, Andriy Yermak soprannominato "il cardinale grigio", e al suo vice, il discusso avvocato Oleh Tatarov.
ivan bakanov
Tatarov, dunque, partiamo da lui. Nell'Ufficio del presidente (la struttura che supporta e assiste Zelensky nelle scelte) ha il ruolo di responsabile per la giustizia e le forze dell'ordine. La sua nomina, nel 2019, è accompagnata da polemiche ruvide perché Tatarov è al centro di una grossa e delicata indagine dell'Anticorruzione ucraina (Nabu) per una mazzetta da 2,8 milioni di dollari legata a un progetto immobiliare della Guardia Nazionale.
L'inchiesta può segnare la sua fine politica, ma di fatto è insabbiata perché, su ordine scritto di un giudice della procura generale, è trasferita allo Sbu, l'imponente apparato dei servizi segreti (27 mila dipendenti, nessuno in Europa ne conta tanti) che ha funzioni anche di polizia giudiziaria.
la procuratrice di kiev iryna venediktova 6
Lì si è persa, senza però mai chiudersi formalmente, motivo, questo, che ha suscitato le ire di Tatarov. «Perché il caso non è ancora archiviato? », lo sentono più volte sbraitare al telefono con Bakanov.
Ora torniamo a tre giorni fa e seguiamo il filo dei licenziamenti. Chi è stato messo al posto di Bakanov, allontanato ufficialmente per non aver ripulito lo Sbu dai sospetti sabotatori filorussi? Vasyl Malyuk, un protetto di Tatarov.
Al posto di Venediktova alla procura generale, che indaga sui crimini di guerra russi, adesso c'è Oleksiy Simonenko: il giudice che ha firmato il trasferimento allo Sbu dell'indagine su Tatarov, rendendola innocua. E che nel settembre scorso si è fatto pure beccare dai fotografi nel gruppo degli invitati alla festa di compleanno dell'assistente di Zelensky. Ma c'è di più e dell'altro.
La poltrona di direttore della Procura speciale anticorruzione è vacante dall'agosto 2020, pur essendo uno dei requisiti richiesti dall'Ue per accettare la domanda di ingresso dell'Ucraina. Un nome sul tavolo c'è, Oleksandr Klimenko, otto mesi fa votato a maggioranza dall'organo elettivo ma mai insediatosi. Perché?
Iryna Venediktova
È il detective dell'Anticorruzione che ha portato avanti l'indagine su Tatarov (e altre, altrettanto delicate, su alti funzionari di Stato), per cui qualcuno preferisce lo stallo piuttosto che vederlo a capo della Procura speciale.
In sintesi, dopo le ultime rimozioni decise da Zelensky, i suoi advisor Yermak e Taratov controllano la procura generale e i servizi segreti, nonché l'Ufficio di investigazione dello Stato, l'Ufficio per la sicurezza economica, il dipartimento della Polizia: l'intera filiera che potrebbe ficcare il naso in certe dinamiche poco chiare. È il ritorno della politica, nell'accezione meno nobile e più pragmatica, che sposta equilibri e riassetta poteri.
andriy yermak
Se ne aveva avuto un assaggio a maggio quando, col Donbass martoriato dai russi, lo Sbu di Bakanov ha pubblicato sul sito il video della testimonianza dell'oligarca filoputiniano Medvedchuck, arrestato mentre cercava di scappare all'estero e principale accusatore dell'ex presidente ucraino Poroshenko: è coinvolto in un'inchiesta esplosiva in cui si ipotizza il tradimento per una faccenda di vendita di tonnellate di carbone alle Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk.
La guerra fredda tra Zelensky e Poroshenko si era interrotta a febbraio, quando era cominciata la guerra vera. Era solo una sospensione temporanea, in attesa della verticale del potere. Che conduce a via Bankova.
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