Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica”
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Sarà la Crimea la moneta di scambio che apre un negoziato di pace tra Russia e Ucraina? A sollevare pubblicamente l'interrogativo sono un articolo di Boris Johnson sul Wall Street Journal e uno di Henry Kissinger sullo Spectator , settimanale filo-conservatore inglese.
L'ex-premier britannico scrive che se le truppe russe si ritirassero fino al territorio ucraino che occupavano prima del 24 febbraio scorso, questa potrebbe essere una base per riaprire le trattative fra Kiev e Mosca. Johnson lascia intendere che l'Ucraina non porrebbe la liberazione della Crimea e di una parte del Donbass, occupati dalla Russia fin dalla precedente invasione del 2014, come precondizione per l'inizio di colloqui di pace.
vladimir putin sul ponte di crimea 5 dicembre 2022.
L'ex-segretario di Stato americano avanza una proposta simile, affermando che la Russia dovrebbe ritirarsi soltanto dai territori ucraini conquistati dal febbraio di quest' anno. Le terre occupate quasi un decennio fa, inclusa la Crimea, «potrebbero essere oggetto di un negoziato dopo il cessate il fuoco», afferma il veterano della diplomazia Usa, aggiungendo che, se il negoziato non riuscisse a risolvere la questione, si potrebbero indire «referendum con supervisione internazionale » sull'autodeterminazione dei popoli di quei territori.
HENRY KISSINGER
L'intervento di Johnson è particolarmente degno di nota, perché l'ex-primo ministro britannico era il leader occidentale più vicino a Volodymyr Zelensky. Ciò non vuol dire che il suo articolo sia concordato con il presidente ucraino, ma insieme alle parole di Kissinger è un segnale che qualcosa potrebbe muoversi dietro le quinte.
[…] In questo scenario l'Ucraina perderebbe la Crimea e parte del Donbass, ma resterebbe indipendente, democratica, candidata a entrare nella Ue, assistita dalla Nato; la Russia perderebbe molto di più, vanificando tutti gli obiettivi dell'invasione lanciata nel febbraio scorso. Il problema è che convincere Putin a ritirarsi ai confini del 2014 sarebbe più difficile che convincere Zelensky a rinunciare a Crimea e Donbass. Il negoziato potrà iniziare solo quando il capo del Cremlino capirà che con la guerra non ottiene niente e che proseguendola rischia di perdere il potere.
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