Valentina Errante per "il Messaggero"
ZINGARETTI
Ancora un' operazione immobiliare a perdere per le casse pubbliche, ancora il nome di Luca Parnasi. E così dopo l' affaire del palazzo Atac, che ha pesato sul crack della municipalizzata per 15 milioni, la procura di Roma chiude le indagini sul palazzone della Provincia: 32 piani acquistati quando era già certa l' abolizione dell' ente.
E, al tempo del contratto capestro, anche inagibile. Una truffa andata avanti per anni, fino al 2019, costata all' ente pubblico 263 milioni di euro. Ma a rischiare sono solo due dirigenti e i manager delle banche. Non figurano i politici che misero in piedi quell' operazione e chi (Parnasi, appunto) ne ha beneficiato.
ZINGARETTI GRATTACIELO
Il costruttore, già a processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per la vicenda dello stadio della Roma, il cui patrimonio è stato salvato da questa operazione immobiliare, è il convitato di pietra nell' indagine della procura di Roma, che adesso potrebbe mandare a processo 13 persone. Ma tra gli indagati non figurano neppure gli amministratori pubblici che l' operazione l' hanno voluta, contro ogni logica di buona amministrazione, a cominciare dall' allora presidente della Provincia Nicola Zingaretti.
LUCA PARNASI
Del resto se l' atto finale avesse coinvolto Parnasi, avrebbe dovuto finire nei guai anche Zingaretti. Che aveva la responsabilità politica di gestione dell' ente e che è stato tirato in ballo, sulla questione, anche durante il processo Mondo di Mezzo dal re delle coop, Salvatore Buzzi. L' esito delle indagini della magistratura ordinaria è anche in contrasto con le conclusioni dei pm contabili. Per portare a termine la compravendita, la Provincia ha venduto gli immobili più pregiati del suo patrimonio: dalla caserma a piazza San Lorenzo in Lucina a quella a piazza del Popolo e la Corte dei Conti ha contestato a 37 politici, tra i quali figura proprio Zingaretti, (ma anche Virginia Raggi, che però è arrivata a cose fatte) un danno erariale di 37 milioni di euro.
GLI INDAGATI A rischiare di rispondere di truffa davanti al Tribunale sono invece solo il funzionario dell' allora Provincia (oggi dirigente del dipartimento Risorse strumentali della Città Metropolitana) Stefano Carta, accusato di avere chiesto al Comune di Roma «Il certificato di agibilità dell' immobile producendo una perizia giurata falsa nella quale si sosteneva che i lavori erano completati a dicembre 2011» e il capo dell' Avvocatura della Città metropolitana, Massimiliano Sieni, presidente del comitato consultivo del Fondo costituto ad hoc per realizzare l' affare.
TORRE PARNASI - PALAZZO DELLA PROVINCIA DI ROMA
Quindi i manager Bnp, la banca che contemporaneamente gestiva Sgr Fondo immobiliare della Provincia e il fondo Upside, dove Parsitalia di Parnasi aveva fatto confluire l' immobile. Ma anche di Imi e Unicredit che finanziavano l' operazione.
LA VICENDA La vicenda, ricostruita dai militari del nucleo di polizia economica e finanziaria, comincia nel 2007, quando la Provincia con un bando avvia la ricerca di una sede per gli uffici. Nel 2009, presidente Zingaretti, viene individuata una delle due torri di Parnasi all' Eur. Una perizia dei Vigili del Fuoco dichiara l' immobile inagibile, ma viene ugualmente costituito il fondo nel quale confluiscono 20 immobili dell' ente. Il prezzo è 239 milioni di euro.
Al quale si aggiungeranno altri oneri, fino a raggiungere 263 milioni di euro. Nel 2012, sempre Zingaretti presidente, si arriva «alla stipula di un contratto di finanziamento contenente clausole onerose per il fondo finanziato e conseguentemente vantaggiose per la banca finanziatrice». In pratica l' amministrazione si trova con un debito enorme, finanziato dalle banche, mentre la consegna dell' immobile viene differita. Tutto, per i pm, avviene all' oscuro dei vertici dell' ente pubblico, che è parte lesa.
nicola zingaretti al quirinale