Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità”
Il fundraising è stato fin dall' inizio il tema nevralgico dietro alla scalata politica di Matteo Renzi. Già nel 2012 alcuni parlamentari fedeli al fu Rottamatore avevano portato avanti una proposta di legge che doveva ridurre all' osso il finanziamento pubblico ai partiti. Un progetto che fu portato a termine al governo Letta, pungolato dalle dichiarazioni dell' allora sindaco di Firenze.
luigi zingales 4
Oggi Renzi, per una specie di contrappasso, è indagato proprio per finanziamento illecito. E nell' ufficio della sua fondazione gli investigatori della Guardia di finanza hanno trovato la proposta d' iniziativa in materia di finanziamenti dei partiti firmata da una decina di deputati, tra cui Roberto Giachetti, Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci, tutti considerati di stretta osservanza renziana.
L' allora sindaco di Firenze pensava di prosciugare le casseforti altrui, mentre sperimentava per sé strade nuove di approvvigionamento. Per questo rivolse a economisti come Antonio Merlo, Luigi Guiso e soprattutto a Luigi Zingales, docente all' University of Chicago Booth School of business e all' epoca inserito dalla rivista Foreign Policy tra i 100 pensatori più influenti del pianeta.
marco carrai
Dai brain storming con cotanti cervelli nacque l' idea di trasformare la corrente del primo cittadino toscano in un comitato elettorale permanente in perfetto stile americano. Il 15 novembre 2011 Zingales scrive a Carrai e ai fratelli Alberto e Francesco Bianchi: «Ho parlato con Grisolano (Larry, ndr), un political consultant che ha lavorato e lavora per Obama. È stato molto utile».
In una mail dell' 11 dicembre 2011 Bianchi racconta di aver discusso con Merlo di fundraising, argomento che diventerà la vera questione del renzismo: «Si converte da potenza in atto SUBITO. È la prima (cronologicamente) attività ad essere non solo pensata, ma attuata», assicura il legale. Seguono alcuni suggerimenti: «A) Cene. Anche cene tematiche (ad esempio sulla politica del lavoro, sulla cultura, sul welfare ecc.), con uno o più relatori al top level []. B) Eventi ristretti con Matteo, ai quali chi intende partecipare "compra" l' accesso (esempio running con Matteo, visite "guidate" di Matteo a Firenze, ecc.).
Con attenzione ad evitare che nel far ciò passi la sensazione che Matteo "approfitta" del suo ruolo istituzionale di sindaco. C) Spettacoli e concerti, tenuti da artisti, cantanti o altri personaggi dello spettacolo che si dichiarano esplicitamente per il loro supporto a Matteo e si rendono protagonisti di uno show il cui incasso, al netto dei costi, viene interamente versato alla fondazione. D) Eventi sportivi il cui incasso anche qui, al netto dei costi, viene devoluto alla fondazione. Antonio ricordava come esempio il match amichevole organizzato di recente dalla stars del basket Nba a favore di Obama».
alberto bianchi boschi
Per Bianchi c' è anche «l' eventualità di costituire una branch americana della fondazione, per rendere più appetibili eventuali donazioni di americani». Per l' ex presidente della fondazione il responsabile del fundraising andrebbe messo «sotto il diretto controllo e sorveglianza di un comitato (uno dei "tentacoli" della fondazione) nel quale inserire il presidente della fondazione, Antonio, un giornalista anti-casta (Antonio mi diceva che è in contatto con Stella (Gian Antonio, inviato del "Corriere della Sera", ndr), forse può essere coinvolto?) e un magistrato della Corte dei conti».
Non ci risulta che il comitato di controllo sia mai entrato in funzione. Ma non ci sono solo i soldi a preoccupare i consiglieri di Renzi.
Una delle menti del nuovo corso è l' imprenditore Marco Carrai, il quale consiglia di «educare il nostro beneamato leader e prepararlo a sostenere dibattiti specifici». Renzi va protetto e «bisogna essere molto chiari su ciò che è di pubblico dominio e cosa no.
Marco Carrai con Matteo Renzi
Matteo ha un disperato bisogno di credibilità sulle questioni economiche».
Per quanto riguarda i meccanismi decisionali, questi devono essere assegnati in base alle competenze: «Non vorrei che Baricco (Alessandro, scrittore, ndr) prendesse le decisioni economiche e Zingales quelle promozionali». C' è poi la questione del reclutamento: «Capisco l' esigenza di persone fidate, ma la scelta non può essere fatta su criteri di amicizia. Non ricreiamo il famigerato tortello di Bersani in salsa toscana. I criteri devono essere la competenza e la voglia di lavorare». Purtroppo questo suggerimento di Carrai non è stato assolutamente preso in considerazione e Renzi ha preferito circondarsi di amici degli amici e fedelissimi, il cosiddetto Giglio magico.
Nel regolamento di Carrai si legge pure che «il tempo di Matteo e di chi sta al vertice è prezioso e quindi l' acceso a lui o ai suoi delegati deve essere rigorosamente controllato».
Il 15 novembre 2011 Zingales si mostra già un po' sfiduciato riguardo al progetto: «Io mi sto impegnando seriamente, ma non sono sicuro che da parte di Matteo e Marco ci sia la consapevolezza di cosa significa impegnarsi seriamente in una campagna di questo tipo. O facciamo il salto di qualità nelle prossime settimane o amici come prima».
Il 6 maggio 2012 è ancora più tranchant: «Ho avuto chiarimento con MR [] Alberto mi ha detto chiaramente che non è motivato per una campagna di lungo periodo. Il coordinatore dovrà non solo spingere, ma anche lottare perché lui probabilmente metterà i bastoni tra le ruote, perché vuole il controllo assoluto. A questo punto mi domando cosa ci sto a fare. Antonio Merlo e Luigi Guiso sono già scoraggiati e io non mi sento di spingerli quando ho dubbi anche io».
OSCAR GIANNINO
In un ultimo messaggio Zingales conclude: «Sto perdendo la fiducia in Matteo». Nell' estate del 2012 fonda con Oscar Giannino il movimento Fermare il declino e quando Renzi andrà al governo dovrà accontentarsi di un posto nel Cda di Eni. Anche Carrai finirà ai margini.
Dopo il tramonto del suo progetto di un' agenzia nazionale di cyber security e dopo l' ennesimo attacco subito dai giornali, l' imprenditore perde la pazienza e il 21 dicembre 2017 si dimette dal comitato direttivo di Open: «Mi sono rotto il cazzo. Nessuno mi ha scritto: ci dispiace. Ti abbiamo causato un monte di guai.
Quindi ora devo pensare al mio nome e solo a quello. Io non campo di politica». L' addio di «Marchino» è il segnale che l' effimera stagione del renzismo sta per chiudersi.
Le inchieste giudiziarie lo certificheranno da lì a poco.