Mauro Bazzucchi per “La Verità”
Gli animali non hanno la parola ma, come spiegano da anni gli etologi, hanno il passaparola. E nei trending topics del regno animale ci deve essere per forza un hashtag del tipo #venitearoma o #aromasimangia, perché la situazione di estremo degrado e di sporcizia in cui versa ormai da tempo, ha reso la Capitale un banchetto a cielo aperto per ogni specie che privilegia scarti alimentari e carogne come alimentazione.
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E così dopo i ratti, ai quali non può essere negata la palma dei più antichi e referenziati beneficiari della latitanza della nettezza urbana, i gabbiani, i cinghiali (che di questo passo potranno anche accedere ai bandi per l'edilizia popolare data la numerosa presenza sul suolo capitolino di famiglie numerose) l'«aggiungi un posto a tavola» questa volta suona per un commensale decisamente esotico.
Esotico ma non simpatico, perché si tratta della vespa orientalis, una versione più grande e pericolosa della vespa nostrana e che normalmente ama svolazzare nel continente africano. O meglio, amava librarsi al di sotto del Mediterraneo, fin quando da Roma è arrivato il ronzio, o semplicemente l'olezzo dell'immondizia, che rappresenta il contesto più congeniale alle sue abitudini alimentari.
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Tutti i «bestiari» in circolazione spiegano infatti che questo tipo di insetto si ciba prevalentemente di carne in putrefazione, così abbondante ai piedi dei cassonetti o negli angoli delle strade del centro storico nei mucchi di rifiuti che l'Ama lascia frollare per giorni interi all'aria aperta.
Tra i quartieri più colpiti, in questa fase, dalla calata della vespa orientalis ci sono il centro, Prati e Monteverde, dove finora l'unica vespa degna di nota era quella su cui ama scarrozzare Nanni Moretti.
Ma la questione è tutt' altro che risibile, perché la orientalis risulta - come detto - molto più aggressiva di quella normale, e questo può costituire motivo di preoccupazione per anziani e bambini, con la possibilità di indurre shock anafilattici. Il fronte più delicato è quello delle scuole, prossime alla riapertura, dove la vespa potrebbe aver nidificato in questi mesi di pausa e dove finora non vi è stato alcun intervento da parte del Comune, molto più lento nell'agire rispetto a un condominio privato.
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Così, mentre le segnalazioni aumentano, i genitori devono fare i conti con quest' ulteriore minaccia, che si associa alle incertezze ormai croniche della gestione del coronavirus negli istituti. Come sempre accade a Roma, sarà lo scenario peggiore quello che si verificherà, con gli studenti costretti a fuggire come in un B-movie americano degli anni Cinquanta, rincorsi da vespe giganti cresciute indisturbate per tutta l'estate nelle intercapedini.
A quel punto, l'intervento dei disinfestatori sarà molto più complicato e difficoltoso della prevenzione, sempre che non salti fuori qualche associazione tipo «nessuno tocchi la vespa orientale» che tuoni contro la soppressione della stessa, come già accaduto per i cinghiali.
Che la situazione romana sia fuori controllo e lontana dall'essere «pittoresca» se ne è accorto anche il New York Times, bibbia liberal spesso indulgente con la sinistra italiana, che in un suo articolo ha operato un cinico riassunto delle vicende capitoline degli ultimi mesi, tra roghi, monnezza e chiacchiericcio politico sull'inceneritore: «Un serraglio di cinghiali, gabbiani violenti e ratti - si legge nel pezzo - si riunisce per banchettare con i detriti della capitale. Una serie di incendi sospetti ha soffocato l'aria e sollevato lo spettro dell'incendio doloso e della criminalità».
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"IL NEW YORK TIMES STRONCA LA CAPITALE"
Valentina Dardari per ilgiornale.it
Anche gli americani si sono accorti che la Capitale italiana è davvero sporca. A stroncare la Città Eterna è niente di meno che il New York Times che ha dedicato a Roma un lungo articolo non proprio piacevole per noi italiani, che abbiamo come biglietto da visita la città de “La dolce vita”. Ma quelli erano altri tempi, erano gli anni ’60 e anche la Capitale era diversa. Il celebre quotidiano statunitense ha fatto un quadro purtroppo veritiero della crisi romana, anche se rivolge qualche speranza al termovalorizzatore tanto desiderato dal sindaco Roberto Gualtieri.
Come il NYT vede Roma
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Il titolo del pezzo spiega già quale sarà il contenuto dell'intero articolo: “Mentre Roma brucia (o almeno la sua immondizia), un sindaco osa sognare”. La prima immagine che apre il reportage è quella di un operaio che cerca il suo cane in una discarica di Roma, scomparso da quando l’area aveva preso fuoco nel mese di luglio, periodo in cui la Capitale era stata piegata da vari roghi.
Ecco come il giornalista racconta la situazione della città: “Da anni ormai niente simboleggia la caduta di Roma più della sua crisi dei rifiuti. Un serraglio spazzatura di cinghiali, gabbiani violenti e topi si riunisce per banchettare con i detriti traboccanti della capitale. All'inizio di quest'estate, un'ondata di incendi sospetti negli impianti di immondizia e nei depositi di rottami - letteralmente incendi nei cassonetti - ha oscurato i cieli, soffocato l'aria e sollevato lo spettro di incendi dolosi e criminalità organizzata”.
Uno sguardo al piano del sindaco
GUALTIERI THE NEW YORK TIMES
Nell'articolo si legge poco dopo come Gualtieri stia cercando di portare avanti la sua idea di dare a Roma il termovalorizzatore da 600mila tonnellate. Sul tavolo del sindaco capitolino c’è anche la revisione della municipalizzata Ama che è contenuta nel piano, suddiviso in tre fasi, pensato da Gualtieri per far fronte all'emergenza rifiuti.
Come riporta il quotidiano statunitense, "entro la fine dell'anno la città assumerà circa 650 persone per pulire le strade e per reprimere l'esercito dei perdigiorno. Nella seconda fase, entro due anni, il Comune dovrebbe mettere nuovi cassonetti nelle strade di Roma, mentre la terza fase inizierebbe nel 2025, verso la fine del suo mandato quinquennale, quando dovrebbe entrare in funzione il termovalorizzatore”.
Il New York Times lancia poi un stoccata anche ai romani, non proprio perfetti nei loro comportamenti quotidiani. Viene per esempio riportato come alcuni ristoranti utilizzino i cassonetti riservati ai cittadini, o come questi ultimi lascino i sacchi di immondizia ai lati dei contenitori strapieni, con il rischio che gli animali vadano a cercarvi cibo.
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Si parla poi delle buche in giro per la Capitale o degli autobus che spesso hanno preso fuoco da un momento all’altro. Tutte immagini che certo non fanno una bella pubblicità a Roma, la "Città eterna" che tutto il mondo ci invidia. Nelle foto a corredo dell'articolo purtroppo fanno bella mostra delle foto con la città sommersa dai rifiuti. Un biglietto da visita di cui, francamente, avremmo volentieri fatto a meno.
roberto gualtieri foto di bacco (3) vespa orientale 4