Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
università di genova
C'è il figlio dell'armatore Messina che si è fatto scrivere una tesi di laurea di Economia dal titolo lungimirante: «Il problema della successione nelle imprese familiari»; c'è la nipote dell'ex sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Balestrero, che durante alcuni esami scritti aspettava le risposte via WhatsApp, naturalmente per riportarle sui fogli dei test; ci sono parenti di imprenditori, manager, immobiliaristi, professionisti e di un politico.
In tutto 29 studenti, per lo più rampolli della Genova bene che per superare esami e stringere sui tempi hanno pensato di ricorrere all'aiutino offerto da un professore compiacente e conosciuto nel capoluogo ligure: Luca Goggi, 47 anni, dal 2020 dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Prà. Non un docente universitario ma un insegnante comunque molto preparato e affidabile. La Procura di Genova ci ha visto un sistema truffaldino e ha deciso di indagare lui e 29 studenti per «falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree».
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Che mette nei guai il professore e rischia far saltare il titolo ai novelli dottori, oltre che prevedere una pena detentiva. L'indagine, condotta sul campo dalla Guardia di Finanza, si è chiusa in questi giorni con il deposito degli atti in vista della richiesta di rinvio a giudizio. «Goggi procurava le risposte a quesiti scritti di esami universitari e preparava tesi per gli studenti, con le aggravanti del raggiungimento dell'obiettivo, del fine del lucro e dell'abitualità», scrive il pm Francesco Ardona Albini nel documento di chiusura.
Il lucro? 35 euro all'ora per le tesi, dai 70 in su sempre all'ora per le ripetizioni in vista dell'esame che duravano un mesetto. Lo studente pagava cioè oltre mille euro di lezioni, più il «servizio laurea». C'è inoltre un'indagine fiscale perché il corrispettivo veniva versato in nero: 40 mila euro.
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Funzionava così: prima dell'esame il candidato si rivolgeva al prof per le ripetizioni. Il giorno della prova scritta fotografava le tracce, gliele inviava e lui rispondeva con lo svolgimento che veniva letto in bagno. Diversi gli esami interessati, tutti di corsi di laurea di Economia dell'Università di Genova. L'indagine è partita tre anni fa da un esposto che segnalava alcune stranezze negli scritti, corroborate da voci di fuga di tracce.
Goggi non usava infatti molte cautele e fra gli studenti il suo contributo era diventato un must per chi sceglieva la scorciatoia. Scattato l'allarme, gli investigatori hanno così preso a controllare le sessioni d'esame. E sono intervenuti nel corso di una di queste. Quel giorno hanno bussato a casa Goggi. Il prof stava chattando con l'esaminando. «È pronto prof?». «Sì». «Ecco la traccia».
STUDENTI UNIVERSITARI
Nel frattempo il docente ha continuato a insegnare. Due anni fa ha fatto il salto di qualità: da prof a dirigente. «Possibile?», si chiedono a scuola. E quei telefonini in un'aula d'esame che fotografavano e inviavano, possibile anche questo? Gli avvocati difensori preferiscono non commentare.
Emerge un dato comune, quasi un vezzo: questi studenti «bene» sembravano interessati più al pezzo di carta che al voto finale. Alessandro è uscito con 86/110, Giulia 82, Stefania 85, Giacomo 80, Andrea 79... Insomma, laurea al più presto e ciao. Costi quel che costi.
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