Estratto dell'articolo di Karen Leonardi Alessia Marani per “il Messaggero”
CASTEL GANDOLFO SEQUESTRATO E TORTURATO
Arancia Meccanica con droga party in una villetta di Castel Gandolfo, a sud di Roma, vittima un muratore italiano di 38 anni colpevole di non avere pagato duemila euro di affitto al suo proprietario di casa, un incensurato di cinquant' anni.
L'uomo è stato prelevato dalla sua abitazione nella cittadina sul lago domenica pomeriggio, portato via in un altro covo in via di Santo Spirito e qui torturato, picchiato, colpito con il bastone di una tenda, ferito a una gamba con il machete, minacciato di violenze sessuali e finanche costretto a ripulire da terra il suo stesso sangue con lo straccio, per diciotto lunghissime ore.
La vittima è riuscita a sottrarsi ai suoi aguzzini solo lunedì mattina con una scusa: ha chiesto di potere andare in bagno, ha aperto il rubinetto dell'acqua e l'ha lasciata scorrere per celare i rumori e nel frattempo si è guadagnato la fuga scavalcando da una finestra. Gonfio e tumefatto ha chiesto aiuto al portiere di un vicino Golf Country Club che ha subito chiamato i carabinieri liberandolo dall'incubo. «Mi gridavano: ti diamo fuoco», ha raccontato sotto choc ai soccorritori e ai militari della Compagnia locale mentre veniva portato in ambulanza al policlinico di Tor Vergata.
CASTEL GANDOLFO SEQUESTRATO E TORTURATO 2
MODALITÀ EFFERATE Il raid, insomma, ricorda quello dell'Alex e i suoi fidati drughi descritto da Stanley Kubrick nella pellicola cult degli Anni 70: botte e violenza solo per il gusto di fare del male. Solo che questa volta la spedizione punitiva era reale e ordita da Gianluca Borri, 50 anni, il conduttore dell'appartamento che voleva indietro i suoi soldi, insieme con quattro amici, due di zona e altri due assoldati al Corviale. Tutti hanno precedenti per stupefacenti e violenze contro la persona. Dal pestaggio volevano ricavare denaro per la coca, l'affitto era solo un pretesto.
Il gip di Velletri Natalia Catena, disponendo per loro il carcere, non ha esitato a sottolineare come le modalità del fatto «incredibilmente efferate», oltretutto «per poche centinaia di euro», denotino «una violenza e una aggressività di notevolissimo livello, non avendo gli indagati avuto alcuno scrupolo nel malmenare, colpire e infliggere numerose ferite alla vittima inerme, giungendo addirittura a umiliarla imponendole di ripulire il suo stesso sangue (...)». Le loro sono «personalità prive di qualunque argine dettato dal rispetto dell'altro».
ARANCIA MECCANICA
L'unico momento di tregua la vittima lo aveva avuto dopo diverse ore, quando la furia dei carcerieri ha cominciato ad attenuarsi man mano che consumavano, nel corso delle torture, la cocaina comprata con i 460 euro rubati nel suo portafoglio, fino a che, stanchi, non hanno deciso di addormentarsi costringendo il 38enne a stendersi sopra una coperta sul pavimento, rimanendo però svegli a turno per sorvegliarlo. Uno di loro, Gianluca Panetta, 35enne di Cecchina, gli ha anche scattato una foto inviata per vanto al padre: «A questo l'ho pestato».
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ARANCIA MECCANICA
Dall'analisi delle celle telefoniche e dalle ultime chiamate sono risaliti ai quattro uomini sconosciuti dall'operaio. «Il proprietario di casa mi aveva già minacciato e staccato la luce», ha detto il 38enne, medicato per i traumi facciali multipli, una lesione della gamba sinistra, la perforazione di un timpano, la rottura del setto nasale e alcune lesioni interne polmonari, per fortuna non gravi. I cinque sono, in concorso tra loro, indiziati dei delitti di sequestro di persona, tentata estorsione, rapina aggravata, lesioni personali aggravate ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone.