A.Ros. per "la Stampa"
giochi invernali 2026
Venti giorni, al più tardi sessanta, per decidere. La certezza è che l' Italia è il primo Paese a ufficializzare una candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026. Il rebus riguarda invece la città su cui cadrà la scelta: il Consiglio nazionale del Coni ha preso tempo fino al primo agosto o al 10 settembre.
Due date indicative del clima di incertezza regnante ma anche di come potrebbe orientarsi la decisione: l' investitura tra tre settimane sarebbe indicativa di una scelta netta (quasi certamente Milano), un rinvio a dopo l' estate la prova che è in campo un tentativo di saldare le tre candidature o almeno due di queste.
APPENDINO DI MAIO
Certo è che alcuni dei tredici paletti votati all' unanimità dalla giunta del Coni sembrano tagliare fuori, o quanto meno indebolire pesantemente, due delle tre contendenti: la necessità di un voto «pieno e incondizionato del Consiglio comunale» mette in forte difficoltà Torino, dove la maggioranza che sostiene Chiara Appendino è tutt' altro che compatta; la richiesta del sostegno di regioni e province autonome è una zavorra per Cortina considerati i dubbi della Provincia autonoma di Bolzano.
giochi invernali
Al momento soltanto Milano garantisce attrattività internazionale e coesione territoriale. E scaccia il rischio di ripetere l' autogol di due anni fa: il Coni candida Roma ai Giochi estivi del 2024 ma il Comune ne affonda sul nascere la corsa.
Per il resto il Coni richiama i principi espressi la scorsa settimana dal governo Conte e ribaditi nelle scorse ore da una lettera ufficiale del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti in cui si garantisce il «sostegno» alla corsa olimpica: sostenibilità economica e ambientale, coinvolgimento del tessuto sociale, eredità dei Giochi, mobilità sostenibile.
beppe sala sindaco di milano
Soprattutto, invoca ancora una volta - e sempre sull' onda degli input del governo - la «possibilità di sinergie tra diverse località». Un concetto che il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò declina così: «Non è da escludere la possibilità di una candidatura al 100% fieramente italiana. Forse parlo del mondo dei sogni, ma sarebbe bello».
malagò
Bello ma non impossibile, almeno secondo Malagò. Del resto se Stoccolma, al momento la rivale più accreditata, per non dover costruire una pista da bob sta pianificando un' alleanza con Sigulda, città della Lettonia distante mille chilometri, immaginare l' asse Torino-Milano-Cortina non è pura utopia.
La scelta in ogni caso spetta ai tecnici, una commissione di dodici membri, coordinata dal segretario generale Carlo Mornati e al cui interno siedono i vice di Malagò, rappresentanti degli atleti e delle federazioni sportive e soprattutto alcuni membri del Cio e decani dello sport italiano come Mario Pescante, Franco Carraro, Manuela Di Centa, Ivo Ferriani e Ottavio Cinquanta.
malagò
Toccherà a loro analizzare i dossier, scegliere il migliore e tentare di costruire alleanze che finora non sono germogliate. «A oggi non sembra percorribile un progetto condiviso», ragiona Malagò, «ma la commissione forse riesce a fare qualcosa che in questo momento non è previsto ma che la presidenza del Consiglio ha richiesto».
La mossa del Coni, con l' appoggio del governo, segna un posizionamento: il 20 luglio a Losanna il Comitato olimpico internazionale potrà proporre una modifica alle regole che consentirebbe l' anno prossimo una candidatura italiana al momento non ammessa.
Tutto si deciderà il 10 settembre del 2019 a Milano. Un caso. O forse no.