1.RENZO ARBORE ALL'UNIVERSITÀ 30 ANNI DA QUELLI DELLA NOTTE (VIDEO DI LEONARDO METALLI)
''Una battuta anche mediocre ma improvvisata vale di più di una battuta buona ma scritta e recitata. Questo lo avevo imparato alla radio. Dicevamo battute anche così così, ma funzionavano benissimo, perché la voce ha una vibrazione speciale, il divertimento di quando dici una stupidaggine appena inventata non ha paragoni. Come nelle riunioni tra amici, nelle serate divertenti dopo una pizza.
Quindi noi un quarto d'ora prima della trasmissione, proprio per non recitare, ma improvvisare, dicevamo il tema a tutti, che in quel momento si eccitavano per il gran nervoso. Poi con Pazzaglia ci inventavamo un attimo prima un grande tema, tipo Proust, la Recherche, cosa che spaventava i nostri interlocutori. E invece ce ne uscivamo con una stronzata tipo ''Parigi è sempre Parigi''…
2.VIDEO INTEGRALE: LA PRIMA PUNTATA DI ''QUELLI DELLA NOTTE''
3.ARBORE, CHE STRESS DI GIORNO. MA LA NOTTE NO
Piero Degli Antoni per www.quotidiano.net
quelli della notte
Ci sono trasmissioni che hanno cambiato il corso della tv italiana. Una fu Portobello dalla quale, possiamo dirlo, è nata gran parte della tv di oggi. Un’altra, altrettanto clamorosa, fu Quelli della notte che esplose la sera del 29 aprile 1985 i cui frammenti incandescenti sono arrivati fino a noi. Quelli della notte sovvertì il consolidato panorama televisivo delineato fino ad allora perché si trattava del primo programma in gran parte improvvisato.
Trasmissioni lusinghiere come Studio Uno o Un due tre avevano un piglio comico anche sfrontato ed elegante, ma tutto veniva puntigliosamente scritto prima di andare in onda. Quelli della notte no, Quelli della notte fu una jam session umoristica che stravolse ed entusiasmò il pubblico italiano. Renzo Arbore era miracolosamente riuscito a trasporre in tv il clima goliardico e spensierato già sperimentato con successo alla radio con Alto gradimento.
NINO FRASSICA QUELLI DELLA NOTTE
La trasposizione non era per nulla scontata, ma Arbore ce la fece grazie alla sua maestria di talent scout. Riuscì a mettere insieme un gruppo di irresistibili sconosciuti la cui memoria vive ancora tra coloro che ebbero la fortuna di vederli all’opera. Il primo da citare è ovviamente Nino Frassica, che debuttò sotto i panni di fra’ Antonino da Scasazza, inarrivabile narratore di “nanetti” tanto bislacchi quanto spassosi, sapientemente costruiti tra calembour grotteschi («il conte penso di Cavour») e nonsense di sapore inglese.
dago quelli della notte
C’era Maurizio Ferrini, comunista romagnolo tutto d’un pezzo, rappresentante di pedalò e rivelatore di fantomatici silos, che discettava di onirici complotti, i cui interventi immancabilmente terminavano con una dimessa considerazione: "Non capisco ma mi adeguo" (anche questa entrata nel fraseggio popolare). Riccardo Pazzaglia avrebbe dovuto essere il centro ponderato e colto del salotto di casa Arbore, ma veniva coinvolto suo malgrado in discussioni futili e sventate. Del personaggio restano memorabili due locuzioni: «il brodo primordiale» dal quale sarebbe nata ogni cosa, e "separati in casa", inventata in quel contesto e diventata di uso comune.
QUELLI DELLA NOTTE
C’era Andy Luotto prima nei panni dell’arabo Harmand, panni poi dismessi a causa delle proteste (e delle minacce) mediorientali, poi di un improbabile italo-americano. C’era un Roberto D’Agostino agli esordi, nelle vesti di lookologo, che lanciò il il tormentone dell’Insostenibile leggerezza dell’essere e dell’edonismo reaganiano. Né si può dimenticare Massimo Catalano, vivace reincarnazione di Monsieur de Lapalisse, le cui definitive sentenze erano del tipo: "Meglio essere ricchi e in salute che poveri e malati".
RENZO ARBORE QUELLI DELLA NOTTE
Questa era la banda di Arbore, il brodo primordiale da cui, poco dopo le undici di sera, nasceva ogni volta un miracoloso concerto di battute, lazzi, cazzeggi, parodie, che prendevano di mira tic e pregiudizi, trasmissioni sciocche e atteggiamenti banali. Trentacinque anni fa Quelli della notte spinse in là il confine dello spettacolo televisivo: la gente resisteva nelle ore tarde o, se era fuori, si precipitava a casa per assistere a uno show come non ce n’erano mai stati (e come, in seguito, si sarebbero rivisti con Indietro tutta!). Arbore costruiva ogni sera un piccolo gioiello di meccanica umoristica la cui follia congenita miracolosamente si traduceva in una perfetta orchestrazione, la sigla di apertura era Ma la notte no, quella di chiusura Il materasso. Durò solo trentatré puntate ma è come se non fosse mai terminata.
RENZO ARBORE QUELLI DELLA NOTTE DAGO A QUELLI DELLA NOTTE