Estratto da https://corrieredelveneto.corriere.it/
luca orlandi
Luca Orlandi ha consegnato le armi, dopo tre giorni (più di 50 ore) trascorsi asserragliato nella casa di Cordovado, Pordenone. L'ingegnere di 55 anni, originario di San Dona di Piave, Venezia, si è consegnato ai carabinieri nella tarda mattinata di oggi, venerdì 1 settembre, al termine di un lungo negoziato. Il tira e molla, che aveva lasciato senza fiato due paesi - Cordovado barricata a propria volta e, appunto, San Donà - è terminato a una manciata di minuti dalle 11.30, quando il negoziatore dei carabinieri ha convinto Orlandi a consegnare le armi e le munizioni.
I militari sono entrati in casa, l'assediato si è arreso senza e sarebbe tranquillo. «C'è grande soddisfazione per questo epilogo - ha detto all'Ansa il comandante provinciale dei carabinieri, Roberto Spinola -. Voglio ringraziare il personale che ha permesso questo epilogo che tutti speravamo e che ha lavorato, incessantemente, per oltre 50 ore».
Lo spiraglio e l'epilogo atteso
luca orlandi
Il primo spiraglio nella resistenza di Orlandi era stato intravisto già nella serata di ieri, giovedì. L'ingegnere si era barricato in casa rifiutando la notifica con cui, due giorni fa, i carabinieri gli avevo intimato di consegnare le armi e le munizioni regolarmente detenute, avendo mancato la consegna del certificato pscicofisico che, per legge, correda il porto d'armi. Dopo molte ore, Orlandi aveva accettato la telefonata dei carabinieri che circandavano l'abitazione, aprendo al dialogo. È stato così evitato il ricorso alla forza: l'estrema ratio dell'irruzione in casa da parte delle teste di cuoio».
Il ritratto di un'amica
(...) Luca? A 20 anni lo chiamavamo “Luca Pane”, dal detto “buono come il pane”. Non è pazzo, non è squilibrato. Non può essere descritto così». Sono parole di un’amica di gioventù di Orlandi. «È sempre stato un uomo con capacità sopra la media — riprende la donna —: come studente, come lavoratore, come tutto. L’immagine di lui che sta uscendo pubblicamente in queste ore non gli rende giustizia. Può capitare a tutti di avere un momento di difficoltà. Credo che in questa situazione di tensione abbia bisogno di vedersi riconosciuto come essere umano».
luca orlandi
L'amica lo ricorda come «un primo della classe». Era bravissimo al liceo scientifico di San Donà, è stato bravissimo anche alla facoltà di ingegneria, gli anni dopo. «Per tutta la mia giovinezza e’ stato un esempio da seguire — ripete l'amica — anche nello sport. È stato un giocatore professionista di basket di tutto rispetto. Ha fatto il manager di società importanti. Insomma era una persona a cui guardare, a cui ispirarsi, poi a tutti può capitare di spezzarsi, di andare in burnout».
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