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    “MIO PADRE? NON GLI RISPONDEVANO PIU'. HO VISTO CON I MIEI OCCHI I TELEFONI MUTI” – A 40 ANNI DALLA MORTE DI CARLO ALBERTO DALLA CHIESA, IL FIGLIO NANDO SI TOGLIE QUALCHE MACIGNO DALLE SCARPE: “CIRIACO DE MITA QUELL'ESTATE DELL'82 NON SI FECE TROVARE ANCHE SE ERAVAMO IN IRPINIA A 30 CHILOMETRI DI DISTANZA. TORNANDO A MILANO PENSAI SERIAMENTE CHE POTESSERO AMMAZZARE MIO PADRE. MA MI DISSI: NON LO POSSONO FARE, SAREBBE UN DELITTO FIRMATO. HO SBAGLIATO: POSSONO ESISTERE DELITTI FIRMATI, BASTA CHE ESISTA UNA SOCIETÀ CHE NON VOGLIA LEGGERE LE FIRME…”


     
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    Estratto dell'articolo di Piero Colaprico per “la Repubblica”

     

    nando dalla chiesa nando dalla chiesa

    Professor Nando dalla Chiesa, siamo a 40 anni dalla morte di suo padre Carlo Alberto, il generale dei carabinieri ammazzato il 3 settembre 1982 con la moglie Emanuela Setti Carraro e l'autista Domenico Russo da un commando di Cosa nostra. Lei, scusi se lo dico, ma è ben visibile, è ancora sofferente.

    «Venerdì ho raccontato la storia di mio padre ai miei studenti universitari e mentre parlavo mi sono scoperto a commuovermi ancora.

    carlo alberto dalla chiesa carlo alberto dalla chiesa

     

    Nelle scuole cerco di non rispondere mai a domande personali. E se vedo qualche ragazzo che ride, perché a volte gli studenti non arrivano preparati, mi ferisce tantissimo. E mi pento di aver accettato l'invito. Se invece so cosa devo dire, mi controllo. Ma talvolta mi viene in mente qualcosa in più».

     

    Venerdì…

    CIRIACO DE MITA CIRIACO DE MITA

    «Venerdì c'era anche don Ciotti, mi è capitato un passaggio imprevisto.

    Raccontavo la storia della lotta al terrorismo, delle balle sul "popolo che insorge", e m' è venuto in mente che mia madre morì di paura e non poté nemmeno avere il funerale in chiesa. Mi ci sono voluti tre bicchieri d'acqua prima di poter ricominciare a parlare. Le ingiustizie patite sono state tante».

     

    Critiche inaccettabili o altro?

    «Un conto sono i giudizi critici, un conto le menzogne. C'è sempre qualcuno che può dire le cose più infami senza che magistratura senta il dovere di difenderne la memoria.

    Tutti telefonavano a mio padre all'epoca del terrorismo. Ma poi ho visto con i miei occhi i telefoni muti. Non gli rispondevano più».

     

    nando dalla chiesa con rita nando dalla chiesa con rita

    Chi, ad esempio?

    «Ciriaco De Mita, segretario della Dc, quell'estate dell'82 non si fa trovare anche se eravamo in Irpinia a 30 chilometri di distanza. Mio padre diceva: "Non possono pensare che io sia contro di loro, con quello che ho fatto". Eppure, non l'hanno aiutato e i killer mafiosi sono scesi dalle moto dopo le prime raffiche non per finirlo, ma per sparargli ancora e sfigurarlo.

     

    E sin da subito uno dice che era troppo guascone. E Giovanni Spadolini, che era presidente del Consiglio, non consegna la lettera inviata da mio padre, ma l'ho trovata nell'archivio di casa. E il procuratore di Palermo, Vincenzo Pajno, dice a mio zio "Non intendo giocarmi le ferie". Le ferie! Quando avrebbe dovuto parlare di coscienza. Dentro di me è tutto vivo».

    carlo alberto dalla chiesa Emanuela Setti Carraro carlo alberto dalla chiesa Emanuela Setti Carraro

     

    La famosa intervista a suo padre di Giorgio Bocca per Repubblica che effetto le fece?

    «Mi sembrò grandissima. Bocca non lo amava e mio padre aveva sempre interesse a discutere con chi era in contraddittorio. In quel momento delicato, il giornalista era uno a cui, in nome di interessi superiori, chiedeva aiuto. L'intervista uscì, ma l'aiuto non è arrivato, è stato lasciato solo».

    simona nando e rita dalla chiesa simona nando e rita dalla chiesa

     

    Lei che aveva pensato, ai tempi?

    «Avevo passato le vacanze dell'estate dell'82 con mio padre a Prata Principato Ultra, in Irpinia, nella casa del nonno materno. Tornando a Milano pensai seriamente che potessero ammazzarlo. Ma mi dissi: non lo possono fare. Si sono talmente esposti che sarebbe un delitto firmato. E ho sbagliato. Ho imparato che possono esistere delitti firmati, basta che esista una società che non voglia leggere le firme».

     

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