Estratti da "Memorie di un Socialista Riformista" di Gianni De Michelis, ed. PIEMME - Alvise De Michelis 2024
Memorie di un Socialista Riformista - Gianni De Michelis
Queste memorie sono state scritte da Gianni De Michelis tra l’inizio del 2012 e la metà del 2015, quando cominciò ad appalesarsi il Parkinson. Tutto il materiale è stato raccolto e custodito dal figlio Alvise.
Gianni De Michelis scrive la sua autobiografia politica, dedicandola al suo omonimo nipote, dagli inizi negli anni sessanta, fino ai giorni della malattia. Un libro prezioso che aiuta a ricostruire la vita di uno dei protagonisti della Prima Repubblica e della sinistra italiana per oltre mezzo secolo.
“In quel fiume pieno, fecondo, velocissimo che è stata la mia esistenza, ho trovato, solo ora che il tempo delle mie giornate scorre più lento, la lucidità e la calma necessarie per decifrare avvenimenti e circostanze cruciali della mia vicenda personale, che per lunghi anni si è intrecciata con gli accadimenti politici del Paese”.
Arriva un momento nella vita in cui si avverte forte l’esigenza, su sollecitazione di un congiunto che vi chiede di mettere nero su bianco tutte le proprie esperienze e ripercorrere il proprio cammino, nel tentativo di restituire a se stessi il senso complessivo di ciò che è stato, dei fatti e delle vicende di cui, nel bene o nel male, si è rimasti convolti, ed agli altri il quadro globale del proprio operato.
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Mosso da questa esigenza ho cercato di ricostruire le tappe principali della mia esperienza; ho viaggiato attraverso un’infinità di ricordi. Ripercorrendo le esperienze vissute assieme a personalità care ed importanti, donne e uomini che hanno fatto la storia, in Italia e nel mondo”.
Il PSI dei quarantenni
Quel salto generazionale mise i socialisti in condizione di poter meglio assecondare gli sconvolgimenti internazionali che sarebbero avvenuti negli anni a seguire, con la fine della Guerra Fredda e della logica bipolare. In un certo senso noi interpretammo, anche fisicamente, il desiderio di cambiamento e modernizzazione che veniva dalla società italiana.[...]
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Avevamo capito che nella logica bipolare di Yalta, basata su due perni, il mondo Occidentale e quello Orientale dell’URSS, rappresentati in Italia da DC e PCI, il PSI non aveva spazio.
E che senza un’azione decisa, moderna, avanzata, sarebbe rimasto schiacciato tra i due partiti: il frontismo comunista da una parte e la DC dall’altra. [...]
Mani Pulite
La politica in Italia era di fatto finanziata in maniera non regolamentata e, quindi, in violazione delle leggi penali.
claudio martelli bettino craxi gianni de michelis
Questo rendeva in pratica l’intero sistema politico penalmente perseguibile. Va ricordato a questo proposito, per correttezza, che per la durata di circa un ventennio, dal 1974 al 1992, ciò aveva dato luogo a una situazione ipocrita per cui, pur esistendo una norma, essa di fatto non veniva applicata.
Tant’è che tra il 1974 e il 1989, momento in cui – prendendo atto di questa ipocrisia – l’intero sistema politico italiano decise di archiviare tutto con un’amnistia, non ci sono stati praticamente processi in materia di finanziamento illecito della politica.
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Il paradosso è che l’intera vicenda giudiziaria di Mani pulite è stata costruita su fatti accaduti in un lasso di tempo molto limitato, dall’ottobre del 1989, quando scattò l’amnistia per le violazioni precedenti, fino al marzo 1992. Quindi, nell’arco di circa trenta mesi.
Per completare il quadro, va anche spiegato il nesso che esisteva tra il sistema di finanziamento dei partiti e il funzionamento dell’assegnazione delle risorse pubbliche per la realizzazione di interventi infrastrutturali.
Relativamente a questo campo, quella che io definisco la «logica di Yalta», l’equilibrio bipolare della Guerra Fredda, aveva portato a un mercato caratterizzato dall’assenza della libera competizione. Un mercato gestito e organizzato secondo regole non scritte.
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La capacità di pressione, il diritto di blocco o di veto che i comunisti erano in grado di esercitare a vari livelli, da quello parlamentare alle istituzioni locali, e il forte appoggio che il Pci dava al sistema delle cooperative in questo settore, già dalla fine degli anni Settanta aveva di fatto portato a una sorta di situazione consociativa per cui il complesso degli investimenti nel settore delle opere pubbliche veniva diviso «pro quota» tra i tre soggetti che intervenivano in quel mercato: le imprese a partecipazione statale, le grandi e medie imprese private e le grandi o medie cooperative.
gianni de michelis romano prodi
peter secchia per gianni de michelis
È ovvio che questo contesto di «non-mercato», basato sostanzialmente su una ripartizione a tavolino, non era competitivo, né trasparente, ed era più soggetto a fenomeni di corruzione.
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