Da corriere.it
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Un diciassettenne che avevano conosciuto attraverso amici comuni avrebbe chiesto loro protezione da quei bulli che lo perseguitavano a scuola e altrove. E i tre ventenni bassanesi lo avrebbero aiutato. Anche accompagnandolo in auto a lezione. In cambio però di soldi. E non pochi. Si sarebbero fatti consegnare in più occasioni dal minorenne, con le sue palesi fragilità ma anche - a quanto pare - con evidenti disponibilità economiche, cifre incredibili, per di più nel lasso di appena un mese. «Da 20 mila a 100 mila euro circa» - soldi questi «sottratti dal minore ai genitori» - è la stima fatta dalla procura di Vicenza e riportata nel capo di imputazione.
La denuncia dei genitori
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Dopo gli importanti ammanchi mamma e papà si sono rivolti ai carabinieri per formalizzare la denuncia e venerdì i tre ragazzi, tutti residenti a Marostica e all’epoca dei fatti di 19, 21 e 25 anni, sono stati rinviati a giudizio dal gup Matteo Mantovani. Il processo inizierà a luglio. Si dovranno difendere dall’ipotesi di circonvenzione di incapace in concorso, ciascuno anche per specifici episodi.
Contestazioni che loro hanno negato con forza da subito. «Accuse assolutamente infondate» fanno sapere gli avvocati. Ora i tre giovani sono convinti di riuscire a provare la loro innocenza, di chiarire che non hanno raggirato l’adolescente approfittando della sua fragilità e vulnerabilità, tanto che sono pronti a dimostrare che non è cambiato nulla nel loro stato patrimoniale. Che, insomma, non si sono arricchiti.
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E se - è la difesa - qualche piccola cifra l’hanno accettata, è solo perché era stato lo stesso 17enne ad offrirla, per ripagare il piacere. Come, per esempio, del passaggio dato da e per la scuola.
La difesa: «Smonteremo le accuse»
Per spiegare la vicenda oggetto del procedimento penale occorre riavvolgere il nastro a maggio 2019. Siamo a Molvena, nel Bassanese. Il terzetto avrebbe fatto conoscenza con lo studente attraverso un amico comune e avrebbe avuto modo di incontrarlo in un locale di Marostica che frequentavano.
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Così gli imputati avrebbero raccolto lo sfogo dell’under 18, vittima di bullismo e per la procura pure «affetto da sofferenza reattiva da accadimenti». I tre marosticensi - che oggi hanno 22, 24 e 28 anni, almeno due dei quali lavorano - sono accusati di aver «abusato dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore» inducendolo appunto «con il pretesto di dargli protezione» a versare loro i soldi. Quella montagna di soldi.
Una ricostruzione, questa, che sarebbe l’esito degli accertamenti svolti dai carabinieri su delega della procura, dopo la denuncia formalizzata dalla famiglia del minorenne, nel momento in cui si era resa conto che erano sparite grosse cifre e ne aveva chiesto spiegazioni al ragazzo. Che allora aveva vuotato il sacco.
bulli
Al vaglio degli inquirenti ci sono state anche le conversazioni estrapolate dallo smartphone della presunta vittima, con le chat appunto intrattenute con gli imputati che hanno scoperto di essere indagati quando sono stati convocati in caserma. I loro difensori, gli avvocati Gabriele Alessio, Chiara Sella e Franco Capuzzo, nel corso del dibattimento cercheranno di sgretolare quelle accuse che pesano come un macigno. Dall’altra parte l’ormai 20enne e i suoi genitori potranno costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento danni.