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    DOVE C’È UN FESTINO, C’È UN GUAIO - CINQUE RAMPOLLI DELLA BOLOGNA-BENE SONO ACCUSATI DI SPACCIO DI DROGA E INDUZIONE ALLA PROSTITUZIONE MINORILE DOPO CHE UNA PRESUNTA VITTIMA SI È SENTITA MALE ED È FINITA IN OSPEDALE – L’INCHIESTA ARRIVA DOPO QUELLA DI “VILLA INFERNO”, NEL QUALE SI TENEVANO PARTY A BASE DI DROGA E SESSO – IL PM AMATO: “NON CREDO CHE BOLOGNA RAPPRESENTI UN CASO PARTICOLARE. SEMMAI DIMOSTRA QUANTA ATTENZIONE RISERVINO GLI INQUIRENTI VERSO LA REPRESSIONE DI REATI SIMILI..”


     
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    Alessio Ribaudo per www.corriere.it

    festini festini

     

    Feste in grande stile, che sembrano uscite dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, dove, però, delle minorenni in una villetta avrebbero consumato droghe e sarebbero state indotte a prostituirsi. Sono alcune delle accuse ipotizzate nell’inchiesta che coinvolge anche rampolli della Bologna «bene». 

     

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    A oggi gli indagati dalla procura ordinaria e da quella minorile sono cinque e sono accusati, a vario titolo, di spaccio di droga e induzione alla prostituzione minorile. L’ipotesi attuale degli inquirenti è che, per lo più, la droga venisse ceduta in cambio di rapporti sessuali. Per questo, i carabinieri, sabato scorso si sono presentati in diversi appartamenti della città alla ricerca di prove e hanno sequestrato smartphone, computer e chiavette Usb.

     

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    Tutto è nato alcuni mesi fa quando una delle due presunte vittime si è sentita male ed è finita in ospedale. La madre, allarmata, non ci ha visto chiaro e ha segnalato le sue preoccupazioni ai carabinieri . I militari, trovandole fondate, hanno iniziato a indagare sul cerchio delle sue amicizie e relazioni, mettendo anche alcuni telefoni sotto controllo. 

     

    Con il passare del tempo si è disvelato un quadro preoccupante anche perché, spiegano gli inquirenti, la sensazione è che non tutti i ragazzi, sentiti anche come testimoni, abbiano realmente capito la gravità dei fatti. Tra l’altro l’inchiesta coinvolge sia la procura ordinaria sia quella minorile perché, all’epoca dei fatti contestati, anche alcuni indagati non erano maggiorenni. Gli avvocati sono a lavoro. 

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    «Io sono in studio anche di domenica perché i reati contestati al mio assistito sono gravi e coinvolgono minorenni — spiega Donata Malmusi, legale di un bolognese di 46 anni, conducente di auto Ncc — ma, prima di delineare una strategia difensiva precisa, attenderò l’esito delle indagini di cui, a oggi, so poco. Il mio assistito è trasecolato, specialmente per la contestazione di induzione alla prostituzione che nega con forza. Erano sue clienti abituali con le quali c’era un rapporto di fiducia».

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    Dai sequestri potrebbero emergere chat o email che potrebbero rivelare nuove vittime che, sino a oggi, non hanno trovato il coraggio di denunciare. I carabinieri della compagnia di Bologna Centro stanno anche tentando di ricostruire la catena dello spaccio per capire se, dietro, ci sia un più ampio giro di droga o altri reati. Intanto il capoluogo emiliano si interroga su cosa stia accadendo perché questa inchiesta arriva dopo quella ribattezzata «Villa Inferno».

     

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    Il nome con cui i 15 indagati indicavano una villa a Pianoro, nel quale si tenevano festini a base di droga e sesso. Il pm Stefano Dambruoso per loro ha chiesto il rinvio a giudizio con accuse, a vario titolo, di induzione alla prostituzione minorile, spaccio, tentata truffa aggravata, produzione e divulgazione di pornografia minorile. 

     

    L’udienza preliminare è fissata per venerdì prossimo davanti al gup Alberto Gamberini. A denunciare era stata una ragazza coinvolta nei party che, all’epoca, aveva 17 anni. Fra gli indagati ci sono anche avvocati, imprenditori, parrucchieri, il socio di un bar alla moda e un politico locale.

    ABUSI SU MINORE ABUSI SU MINORE

     

    «Questo tipo di indagini si conducono in tutte le città e non credo che Bologna rappresenti un caso particolare — spiega al Corriere il procuratore capo Giuseppe Amato —. Semmai il ripetersi di questi fascicoli dimostra quanta attenzione riservino gli inquirenti verso la repressione di reati simili».

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