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A poco più di un mese dall’inaugurazione della mostra curata da Davide Dotti, sono stati 16.117 i visitatori che hanno ammirato gli 80 capolavori che documentano come la rappresentazione degli animali abbia trovato ampia diffusione nell’arte italiana tra XVI e XVIII secolo. L’esposizione ha registrato un incremento del 20% dei visitatori rispetto alle mostre ospitate in passato a Palazzo Martinengo, il 35% dei quali provenienti fuori dalla provincia di Brescia. Ottima, in particolare, la risposta delle scuole: 4357 gli studenti (quasi il 30% del totale) che hanno affollato le sale della storica residenza nel cuore della città. Sono inoltre 93 i gruppi organizzati di visitatori, di cui metà da fuori provincia.
Tra i capolavori esposti, figurano anche due dipinti della Fondazione Sorgente Group di Roma, presieduta da Valter e Paola Mainetti, che hanno concesso in prestito volentieri i due capolavori della scuola emiliana del Seicento, verso la quale nutrono particolare attenzione. “Consentire agli amanti dell’arte di tutto il mondo di poter apprezzare le nostre collezioni è parte dell’opera di valorizzazione che conduciamo con la Fondazione Sorgente Group – dichiara Valter Mainetti – in questo caso esponiamo l’opera del Guercino, artista del quale siamo fra i principali collezionisti a livello privato”.
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La Diana Cacciatrice di Giovanni Francesco Barbieri (noto come “il Guercino”) è un dipinto di rara delicatezza e dinamismo che associa la divinità latina della caccia a Selene, grazie al simbolo della luna. Il ritratto del cane, che la dea tiene al guinzaglio, conferisce grande realismo all’opera, che grazie alla Fondazione Sorgente Group ha attratto l’attenzione del mondo accademico, tanto da essere richiesta per mostre di livello internazionale. È stata esposta per la prima volta nel 2011 a Cento, città natale del Guercino, poi nel 2012 a Palazzo Barberini a Roma per la personale sull’autore e infine nel 2015 a Tokio presso il National Museum of Western Art.
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Il Ritratto del Guercino e della madre assieme a un cane Lagotto è invece un inedito che raffigura un curioso episodio della vita del Barbieri, attribuito al fratello Paolo Antonio, anch’egli pittore. Il vero protagonista dell’opera è l’animale al centro della scena, la cui figura è impreziosita da un collare decorato con i gigli dello stemma dei Farnese di Parma. Si tratta di una razza molto antica di cane d’acqua da riporto originaria proprio della Romagna.
2. IL BESTIARIO DELL’ARTE
Silvia Morosi per www.corriere.it
Reali, mitologici, immaginari: dopo donne, angeli e uomini, sono gli animali i soggetti più rappresentati nell’arte. Dalla preistoria a oggi hanno sempre affascinato i pittori e incarnato più significati: il cane la fedeltà, il leone la potenza, l’agnello — simbolo cristologico per eccellenza — la Salvezza. Con la scoperta dell’America il punto di vista naturalistico si è evoluto e sono state riprodotte specie sino ad allora ignote.
Nel 500 Leonardo e Dürer diedero il via all’illustrazione zoologica moderna, mentre nel 900 Frida Kahlo, studiando la relazione uomo-animale, arrivò a riflettere sulla società moderna. Alla loro rappresentazione, dal Rinascimento a Ceruti, è dedicata la mostra «Gli Animali nell’Arte» a Brescia (Palazzo Martinengo, 19 gennaio-9 giugno).
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Uno zoo artistico con oltre 80 opere che raccontano le storie — sacre e mitologiche — di Diana cacciatrice con il suo cane, Leda e il cigno, ma anche i «battibecchi» tra animali da cortile e le leggende sui magici unicorni. Tra i lavori di Guercino, Bachiacca e Grechetto, anche 4 capolavori del Pitocchetto, mai esposti prima, come la coppia di tele raffiguranti il Vecchio con carlino e il Vecchio con gatto.
valter mainetti bachiacca leda e il cigno valter mainetti