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    “A CASA SONO UN CESSO FOTONICO: STO CON I CALZINI SPORCHI DI TERRA E IL TOPPINO SUDATO” – AFRORI E BOLLORI DI ELETTRA LAMBORGHINI - "GLI HATER? SONO SENSIBILE, CI RESTO MALE. IL TWERKING? NON C’È NIENTE DI VOLGARE. DIPENDE SE UNO SHAKERA BENE LE CHIAPPE" – E POI SANREMO, IL MATRIMONIO CON AFROJACK (“NON SONO GELOSA”), I PIERCING E I TATUAGGI E LA STATUA AL MUSEO DELLE CERE DI AMSTERDAM: "LE HANNO CAMBIATO ABITO, PERCHÉ CERCANO TUTTI DI SPOGLIARLA E TOCCARLE LE TETTE. PARE CHE PORTI BENE…" - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera

     

    Bella com’è, sostiene che: «A casa sono un cesso fotonico».

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    «Verissimo, sorella. Vuole sapere come sto adesso mentre parliamo al telefono? Calzini bianchi sporchi di terra, perché sono uscita in giardino. Pantaloncini con seduta da ciclista che sembra porti il pannolone. Toppino sudato, prima mi sono allenata. In cucina, con una coperta addosso e il braccio a mollo nell’acqua ghiacciata perché ho la tendinite e mica guarisce, eh, fa così male che me lo staccherei, santa Maria!».

     

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    Già che ci siamo riassuma pure quanti piercing e tatuaggi si porta a spasso.

    «Mmm… oddio. Uno, due, tre… quindici piercing dermal, che non si tolgono, altri invece li ho sfilati, non ne ho più tanta voglia. E i tatuaggi saranno una decina, alcuni pure sbiaditi. Quello che non cancellerei mai è il leopardo sul sedere, è iconico, poi farebbe troppo male».

     

    Di secondo nome si chiama Miura, come la celebre Lamborghini coupé del 1966.

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    «Prima lo usavo, ora l’ho tolto, fa confusione. In famiglia abbiamo tutti il secondo nome di una macchina, sono nata così, non gli do peso, per me è come chiamarmi Francesca».

     

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    È apparsa nel 2016 in «Super Shore», poi il docu-reality «Riccanza» su Mtv, subito regina dei social, primo singolo «Pem Pem» (2018) doppio disco di platino, video da 160 milioni di visualizzazioni: partenza bruciante, come il leggendario motore V12 della Miura.

    «Purtroppo questo non mi ha aiutato, quando le cose vanno troppo velocemente finisce che non ti godi niente. Avrei avuto occasioni anche prima, però non avevo il pezzo giusto ed ho aspettato. Sono testarda, finché non ottengo quello che voglio ci sbatto la testa pure mille volte. E non sono mai contenta. Appena conquisto un obiettivo, me ne pongo subito un altro. Se mi guardo indietro, però, vedo che ho fatto una bella strada. Avrei dovuto fermarmi, qualche volta, e darmi più pacche sulle spalle».

    elettra lamborghini si incazza per il lancio di una bottiglietta d acqua. elettra lamborghini si incazza per il lancio di una bottiglietta d acqua.

     

    Adesso è uno dei quattro giudici a «Italia’s Got Talent» su Disney +. Il suo talento qual è?

    «Non voglio elogiarmi da sola, ma credo che la mia dote principale sia arrivare dritta alle persone. Il carattere è la fonte del mio successo».

    Finora è stata buonina con i concorrenti.

    «Perché nessuno ha fatto una performance così di m..., glielo avrei detto alla grande».

    Qualcuno ha mai stroncato lei?

    «Qualche no l’ho preso, sempre motivato. Mi ha ferito però mi ha pure rafforzato. “Ora ti faccio vedere io”. E ripartivo».

     

    L’ereditiera più amata dagli italiani.

    «Non penso che la gente mi veda più così, non sono qui solo per il mio cognome pesante, voglio avere una mia identità. Non mi sento né ricca né famosa, per me tutte le persone sono uguali su questa terra. Quando mi fermano per strada o mi guardano sbalorditi, non lo capisco. Vorrei dirgli: “Ehi, sono proprio come voi eh”. Mi metterei seduta a parlare con tutti».

     

    Sul web le tocca la sua dose di odiatori.

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    «Qualche giorno fa avrei voluto rispondergli per benino, ma il mio ufficio stampa non sarebbe stato contentissimo. Con la fama è compreso anche questo, ti ci devi abituare. Certo che il mondo sarebbe più bello se ognuno si facesse i cavoli suoi. Sono sensibile, ci resto male. Prima magari pubblico una storia “cazzuta”, poi la notte ci ripenso e mi sento giù. Fortuna che i miei hater non sono tanti».

     

    Perché le piace tanto il twerking?

    «Mah, ho vissuto in Messico e in America Latina, lì è un ballo normale, non c’è niente di volgare. Dipende se uno shakera bene le chiappe. Io porto una calza a rete, così il fondoschiena non si muove molto. I bambini — a cui piaccio tanto — non ci vedono niente di strano».

     

    (...)

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    Di sé dice: «Sono una bonacciona».

    «Sì, totale. Oh Gesù, credo di avere un buon carattere, tranne la poca pazienza, specie nel lavoro. Non vivo bene i tempi morti. E sono schietta, pure troppo. Dovrei rilassarmi di più».

    Sui social mette foto super-sexy.

    «Chi guarda solo quelle si fa una certa idea. Ma chi vede anche le mie storie conosce un’altra Elettra, che di sexy non ha niente. Cucino, taglio i cespugli in ciabatte».

     

    Si pente di qualcosa fatta o detta?

    «No. Ovvio, avrei voluto non fare certe cose, ma sono anche quelle che mi hanno portato ad essere la Elettra che sono oggi».

    Cosa la fa arrabbiare?

    «I social mi vanno sempre meno a genio. Siamo diventati una massa di pecoroni. Mi preoccupa la negatività, la cattiveria, non la capisco».

     

    Nel 2020 a Sanremo con «Musica (e il resto scompare)».

    «Santa Berenice, che stress! Mi hanno messo addosso troppa ansia: “Oddio, oddio, il Festival”. Di solito sono a mio agio, mi piace un sacco. E di palchi anche più grandi ne avevo già calpestati. Lì invece ero una pecorella spaurita, ho preso l’influenza, facevo l’aerosol. Insomma, potevo fare di più. Ho una canzone molto bella, se dovessi tornarci quest’anno, porterei quella».

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    Statua al Museo delle Cere di Amsterdam.

    «Le hanno cambiato abito, l’altro è in manutenzione, perché cercano tutti di spogliarla e toccarle le tette. Pare che porti bene, come pestare gli attributi del Toro in Galleria a Milano».

    Santa Maria, Santa Berenice.

    «C’è anche Sant’Alò “che prima morì e poi si ammalò”. Un intercalare molto bolognese. Sono credente, forse non dovrei usarlo».

     

    Il 26 settembre fa 3 anni di matrimonio con il dj Nick van de Wall, ovvero Afrojack.

    «Incredibile, il tempo passa veloce, sembra ieri. Festeggiamo in Svizzera, in un centro detox, sì fa ridere. Niente telefonini. Si mangia poco e niente. Le coppie che riescono a non litigare significa che sono davvero molto affiatate».

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    Come vi siete conosciuti?

    «A un Festival, suonavo prima di lui, ci hanno presentato. Ero concentrata sulla carriera, a sposarmi a 26 anni non ci pensavo proprio, magari a 36. Non avevo mai avuto storie serie. Il primo ragazzino al liceo, è durata un anno, poi basta, non mi sono più interessata all’amore».

     

    E invece?

    «Con Nick l’ho capito subito, è vero, succede così, ho deciso che volevo stare con lui».

    «Buoni come lui non ne fanno», ha detto.

    «Ed è vero. È buonissimo, paziente, ci siamo incastonati perfettamente. Tranquillo. Non mi piace uscire la sera, sono stanca, molto zen, non festaiola,vado a letto presto. Con lui posso essere me stessa, il nostro è un amore come tra padre e figlia, non platonico, ma incondizionato, gli voglio bene a prescindere».

     

    Un difetto lo avrà pure lui.

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    «Ma no, ognuno ha il suo carattere. Disordinato, ritardatario, ma lo sono tutti gli uomini, allora anche io faccio la doccia che dura tre anni, se guardi queste cose non vai da nessuna parte».

    Al suo compleanno gli ha promesso: «Farei di tutto per renderti felice».

    «Ed è così. Vedendo quanta gente si lascia ci resto male. I miei nonni sono stati insieme 50, 60 anni, vorrei arrivarci anch’io».

    Non è gelosa.

    «Non me ne dà modo e nemmeno io. Non mi approccerei a un altro uomo nemmeno se mi pagassero, non me ne frega niente, ma era così anche prima di Nick, sto bene con i miei amici, i miei cani, i cavalli, i miei fan».

    Tempo fa gli regalò un alpaca.

    «Cloud, è ancora qui in giardino, Nick è stato molto contento. Non è tanto affettuoso ma ogni animale ha un suo linguaggio».

    Ha realizzato i sogni o gliene restano ancora?

    «Una marea, sorella, però non le posso dire quali, sennò non si avverano. Senza sogni non ci sarebbe la motivazione per vivere. Come non potrei mai stare senza lavorare. Un giorno, quando avrò meno pensieri e sarò più vecchietta, vorrei aprire una scuola per i bambini. O aiutare cani e gatti randagi».

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