Mario Monti
Ferdinando Giugliano per “la Repubblica”
L'ampolloso Forum Ambrosetti di Cernobbio non è certo il luogo più scontato per una penitenza. Ma a quasi tre mesi dalla decisione del Regno Unito di uscire dall' Ue, tra le pareti dell' Hotel Villa d' Este si sono susseguiti i "mea culpa" di ex primi ministri italiani e tecnocrati europei per il progressivo distacco fra elites ed elettori. Compreso un ex premier ed ex Commissario europeo come Mario Monti che chiede non più flessibilità - come predica oggi il governo italiano - ma meno flessibilità, per evitare il rischio di un' Unione che si sfaldi sotto il peso di regole non più rispettate.
FRANS TIMMERMANS
E' improbabile che questo pentimento verrà ascoltato al di là dei monti che dominano il lago di Como. Di certo, non è chiaro quale strada prendere per superare questa crisi di fiducia. Gli imprenditori e finanzieri presenti in sala hanno infatti potuto ascoltare le riflessioni di Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea, a proposito dello slogan "take back control", quella volontà di "riprendere il controllo" che ha permesso al campo del "Leave" di vincere il voto sul "Brexit".
Mario Monti
Esprimendosi in un italiano quasi impeccabile, il Commissario ha detto di aver compreso la prevalenza di questo sentimento fra gli elettori europei, ma ha aggiunto che è di fatto impossibile riprendere il controllo senza l'Europa. Tra le soluzioni elencate ci sono l'unione della sicurezza e un attento controllo sulle frontiere comuni, a partire da quella Sicilia dove Timmermans è stato prima di arrivare in Lombardia.
Per Monti, invece, il nodo è quello delle regole comuni. La nuova comunicazione sulla flessibilità dei conti pubblici, accolta con entusiasmo dal nostro governo di oggi, è vista come un fattore di disintegrazione. Il rischio è che ogni Paese usi i margini concessi dalle regole per aumentare la spesa corrente, mettendo fine alla loro credibilità. Meglio sarebbe, ha ascoltato la platea in sala, riscrivere le regole e ridurre la flessibilità.
dijsselbloem
Le elites di Cernobbio non hanno perso fiducia nell' euro. Oltre l' 80% dei partecipanti ha detto in un sondaggio che l' euro è stato un successo. Per Yves Mersch, del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, questa convinzione è diffusa anche tra gli elettori, che vedono la moneta unica come a un bene pubblico che è forse la garanzia più forte che staremo insieme anche in un periodo di crisi».
Ma è necessario rafforzare le istituzioni economiche per spingere la crescita e rafforzare la stabilità finanziaria. Le ricette sono quelle più volte ripetute dai piani alti della Bce: una garanzia comune sui depositi e la creazione di un mercato unico dei capitali. Ma per Mersch bisogna anche avere ambizione: "non ci si può estraniare da una maggiore integrazione fiscale", per esempio attraverso la creazione di un ministro delle finanze europee.
renzi a cernobbio 03
Di improvvisi grandi balzi in avanti, però, non vuole sentire parlare Jeroen Dijsselbloem, il ministro delle finanze olandese e presidente dell' eurogruppo. La creazione dell' unione bancaria è la prova che l' eurozona può creare in tempi rapidi un' istituzione strategicamente significativa.
Ma per Dijsselbloem bisogna riflettere bene prima di fare di fare delle mosse importanti. Ad ogni modo, forse in Europa si parla troppo di crisi, mentre la crescita sta pian piano ritornando, soprattutto in quei Paesi come Irlanda e Spagna che hanno fatto le riforme.
Il pubblico di Cernobbio non è convinto. La Commissione viene accusata di errori di comunicazione, mentre c' è chi parla di un' eccessiva autoreferenzialità dei direttori generali nei palazzi di Bruxelles. Ma nonostante questo scetticismo è improbabile nascano soluzioni durature. L' anno prossimo, tra il tintinnio dei calici di Villa d' Este si sentirà di nuovo lo schioccare dei flagelli e il brusio di un altro atto di dolore.