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    A CHI CIARRAPICO? A NOI! IL M5S SALVA IL “CIARRA” DAI GIUDICI DI CAMPOBASSO CHE LO VOLEVANO INCRIMINARE PER “OFFESA ALL’ONORE DEL CAPO DELLO STATO” (SGAMBETTO ALL’ODIATO NAPOLITANO) - UNITA’ SEMPRE PIU’ IN ROSSO - VERDINIANI PER RENZI - IL GIUDICE DIMENTICA LA LEGGE


     
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    Franco Bechis per “Libero Quotidiano

     

    Il verdiniano trova solo un difettuccio al premier Renzi

    VINCENZO D'ANNA VINCENZO D'ANNA

    Vincenzo D' Anna, uno dei senatori di punta del gruppo di Denis Verdini a Palazzo Madama, trova un solo piccolo difetto a Matteo Renzi: il Pd. O meglio, il nome di quel partito e quel che rappresenta con la storia degli ex Ds che ancora sono dentro: «Si liberasse un po' di questi rompi, sarebbe fatta», spiega. Fatta? Sì, Matteo, secondo D' Anna, sarebbe il leader ideale del centrodestra: «Che gli puoi imputare a quel ragazzo sveglio? Un po' di spavalderia, certo. Come quelle mani in tasca quando venne a parlare la prima volta in Senato. Per il resto però sarebbe ideale...».

     

    Meno ideale la sua riforma costituzionale, però: «Ah, certo qualche difetto c' è. Sono convinto che fosse molto meglio quella fatta da Silvio Berlusconi nel 2005. Però lì è naufragata per difetto di comunicazione. Pensi che mia sorella mi ha rivelato a cose fatte di averla bocciata al referendum. E sa perché? Non l' aveva capita.

    VINCENZO D'ANNA VINCENZO D'ANNA

     

    Eppure mia sorella è un' insegnante di buona cultura. Solo che aveva equivocato le competenze sulla Sanità delle Regioni. E aveva pensato che se le fosse accaduto qualcosa di serio avrebbe dovuto andare a curarsi a sue spese in Lombardia...». Difetti di comunicazione, sì. Nella famiglia D' Anna...

     

    Il M5S con il Ciarra pur di sgambettare l' odiato Re Giorgio

    grillo e crimi grillo e crimi

    La mattina di mercoledì 20 luglio le cronache politiche erano troppo occupate a cercare di capire chi aveva salvato nell' aula di Palazzo Madama Silvio Berlusconi dalla procura di Milano, che ora non potrà utilizzare 11 intercettazioni telefoniche con le Olgettine. Così ai più è sfuggito cosa era accaduto nella stessa aula pochi minuti prima, eppure era una notizia con i fiocchi: il Movimento 5 Stelle ha salvato Giuseppe Ciarrapico dai giudici di Campobasso che lo volevano incriminare.

     

    Certo, ti saresti aspettato da chiunque ma non dai grillini l' idea di concedere l' immunità parlamentare al Ciarra, imprenditore simbolo della Prima Repubblica quando muoveva ogni passo a fianco di Giulio Andreotti, protagonista del «lodo Mondadori» fra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, che poi ha causato una serie infinita di cause giudiziarie, e poi sbarcato in politica ed eletto in Senato nella Seconda Repubblica grazie all' amicizia con Gianfranco Fini e lo stesso Berlusconi.

    VITO CRIMI CON IL MEGAFONO VITO CRIMI CON IL MEGAFONO

     

    Eppure nel graziare il Ciarra è stato fondamentale proprio il M5s, perché a proporre la concessione dell' immunità è stato il relatore grillino Vito Crimi e a invitare l' aula a quella grazia è stato apertamente il senatore dello stesso partito Maurizio Buccarella. Ciarrapico era accusato di un reato di opinione, ed è stato protetto dallo scudo dell' articolo 68 della Costituzione.

     

    A procedere contro di lui era stata la procura di ufficio, con l' accusa di «offesa all' onore e al prestigio del Presidente della Repubblica» per un articolo vergato dall' allora senatore su un giornale - Oggi Nuovo Molise - di sua proprietà, in cui scriveva che «Giorgio Napolitano è l' espressione di quel perfetto comunismo compiuto che non ha mai amato i valori della Patria, di dovere militare, di adempimento al proprio dovere», per commentare il rinvio chiesto dall' allora Presidente della Repubblica del rientro delle salme dei parà italiani uccisi a Kabul perché lo stesso Napolitano era impegnato in una visita istituzionale in Giappone.

    Giuseppe Ciarrapico Giuseppe Ciarrapico

     

    Quelle parole del Ciarra, a dire il vero, sembrano banale e legittima critica, ma i magistrati le hanno ritenute «gravemente denigratorie e offensive». Per concedere lo scudo dell' immunità però ci sono regole precise, e bisogna che quello scritto sia preceduto da atti parlamentari di eguale contenuto (così diventa solo divulgazione della attività istituzionale).

     

    Giuseppe Ciarrapico Giuseppe Ciarrapico

    Per assolvere il Ciarra, Crimi ha scoperto una sua interrogazione parlamentare presentata il 22 settembre 2009, stesso giorno della pubblicazione dell' articolo, ritenendo il legame temporale fra le due cose «quanto mai intenso ed eclatante». Naturalmente l' articolo di giornale deve essere scritto il giorno prima della sua pubblicazione, e quindi non poteva essere la divulgazione di un atto parlamentare che quel giorno non esisteva ancora.

     

    Probabilmente il Ciarra lo ha presentato apposta, essendosi reso conto di rischiare qualcosina con quell' articolo. I grillini sono cascati nella trappola, e non avrebbero dovuto concedere l' immunità. Ma è stata più forte l' idea di fare un dispetto a Napolitano...

     

    Il giudice Chiassai non s' è accorto della legge del '93

    stefano dambruoso e michele cucuzza stefano dambruoso e michele cucuzza

    C' è un giudice di pace a Roma - si chiama Cristina Chiassai - che non si è accorto che l' articolo 68 della Costituzione che regolava le immunità parlamentari è stato cambiato nel 1993, la bellezza di 23 anni fa. Così la Chiassai ha inviato all' Ufficio di presidenza della Camera una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del questore di Scelta civica, Stefano Dambruoso (anche lui magistrato), che non è più necessaria appunto dal 1993.

     

    stefano dambruoso nancy dell olio stefano dambruoso nancy dell olio

    Oggi l' articolo 68 della Costituzione, oltre a coprire in alcuni casi sempre più circoscritti i reati di opinione dei parlamentari, richiede l' autorizzazione del Parlamento solo per procedere a intercettazioni o perquisizioni dei parlamentari. Per processarli non c' è bisogno di nulla, e l' Ufficio di presidenza della Camera non ha potuto fare altro che respingere - perché irricevibile - la richiesta del giudice di pace romano.

     

    Per altro il caso era destinato a infiammare la politica, perché Dambruoso era stato citato in giudizio da una deputata grillina, Loredana Lupo, che era stata spintonata dallo stesso durante i famosi scontri in aula su un decreto salva-banche di Enrico Letta.

    dambruoso greco matone e dell olio brindano dambruoso greco matone e dell olio brindano

     

    La causa è entrata nel vivo più di un anno fa e l' Ufficio di presidenza guidato da Laura Boldrini solo oggi si è diviso e scontrato sulla richiesta del M5s di fare costituire parte civile contro Dambruoso la Camera (che lo aveva già punito con le sue regole interne sospendendolo da alcune sedute). Anche qui beata ignoranza: lo scontro è stato inutile, perché per costituirsi parte civile bisognava farlo all' inizio del procedimento: un anno fa. Dopo non è più possibile...

     

    Ricordi e vanterie di un ministro versione Superman

    A Mario Mauro, l' ex ministro della Difesa all' epoca di Scelta civica, deve mancare non poco l' epoca della mimetica. Non solo per l' evidente pancetta nel frattempo messa su, ma per la nostalgia di quei pochi mesi vissuti spericolatamente. Oggi, seduto su una poltroncina in Senato, Mauro si abbandona ai ricordi: «I militari ti sfidavano sempre per capire di che pasta eri fatto. E io non mi tiravo mai indietro».

    Mario Mauro e Maurizio Lupi Mario Mauro e Maurizio Lupi

     

    A sentire lui le stellette restavano a bocca aperta davanti a un ministro Superman: «Ti chiedevano sfidandoti: ministro, vuole calarsi con la cordicella dall' elicottero? E io subito lo facevo. Ho superato ogni prova». Di più: «Non sapevano che io corro e bene, in qualsiasi terreno e condizione. Ricordo un giorno alle porte di Lima, su una montagna.

    Mi sono messo ad accellerare e poi a correre, e ho seminato perfino la mia scorta che è arrivata in cima con la lingua a penzoloni. Poi la sera in albergo mi hanno avvicinato e chiesto come avevo fatto...».

     

    La nuova «Unità» sempre in rosso: -2,5 mln in 6 mesi

    ERASMO D'ANGELIS ERASMO D'ANGELIS

    Erasmo De Angelis è diventato direttore della nuova Unità riportata in edicola da Matteo Renzi il 30 giugno 2015. Nonostante tutti i suoi evidenti sforzi, non è riuscito a togliere dal quotidiano di riferimento del Pd il colore più antico: il rosso. Non tanto nel notiziario delle pagine principali, da cui è sostanzialmente scomparso. L' antica tradizione è restata viva nei bilanci, perché secondo le prime stime (i conti non sono ancora stati ufficializzati) in sei mesi il quotidiano è riuscito a perdere, pur a ranghi ridotti, circa 2,5 milioni di euro.

     

    L' indiscrezione si coglie nel bilancio 2015 del Pd, che ha una partecipazione indiretta del 20% nel quotidiano attraverso una società controllata al 100%, la Eyu srl. Il partito ha dovuto incrementare per questo motivo il fondo rischi e oneri di 519.078 euro. E spiega che la somma è «stata stanziata a fronte delle perdite registrate dalla controllata Eyu srl al 31 dicembre 2015» e che quelle perdite «derivano in via principale dal risultato negativo dell' esercizio del quotidiano L' Unità, nel cui capitale sociale Eyu srl possiede una partecipazione pari al 20%». Basta moltiplicare per 5 quella perdita e dunque si ha quella in sei mesi del quotidiano di partito.

     

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